DIARIO DELLE PRIMARIE / 8 – La South Carolina dei neri: ultima spiaggia per Joe Biden

Elisabetta Grande

Dopo il debate di martedì scorso a Charleston, in South Carolina, le primarie democratiche entrano nel vivo della battaglia per la nomination. Che il momento sia cruciale lo dimostra anche la conflittualità esasperata dei 7 contendenti sul palco, che a stento i moderatori sono riusciti a contenere.
E’ stato un debate da cui, a giudizio della maggioranza degli osservatori, nessuno è uscito vinto o vincitore e in cui Bernie Sanders, il front-runner pronto a una fuga in avanti che renderebbe vano ogni tentativo di rimonta da parte dei suoi rivali, ha com’è ovvio subito gli attacchi più sferzanti.
La partita che si gioca in South Carolina, con le primarie aperte di sabato 29 febbraio, è determinante per capire se Joe Biden rimarrà o meno in gara. Domani verranno distribuiti 54 delegati, il numero più alto messo in palio finora in uno Stato, ma soprattutto sarà da testare l’attrattiva che l’ex vice presidente di Barack Obama, che per ora ha avuto un bassissimo consenso rispetto alle aspettative, mantiene presso gli elettori neri. In South Carolina essi rappresentano circa il 60 per cento dell’elettorato democratico e le attese sono che domani più della metà degli elettori alle primarie sia un rappresentante della comunità nera. E’ proprio sull’elettorato nero in generale, e su quello della South Carolina in particolare -cui in campagna elettorale egli ha dedicato la maggior parte delle energie – che Joe Biden punta per ritornare in partita e sconfiggere i suoi avversari.
Si tratta di un elettorato che nel 2016 in quello Stato ha consegnato una vittoria schiacciante a Hillary Clinton, che allora aveva distanziato Bernie Sanders di ben quasi 50 punti percentuali, con il 73.47 % dei consensi contro il 25.97 %.
La misura della debolezza di Joe Biden sta tutta nei sondaggi che ancora oggi nel migliore dei casi lo danno a 20 punti percentuali in più rispetto a Sanders, ma che nella maggior parte dei casi ritengono quella distanza assai inferiore, perfino di solo 4 punti percentuali (28 a 24). E’ quest’ultimo il caso del sondaggio del Post e Courier che -per avere un metro di paragone in ordine al declino che pare avere colpito Biden- nel maggio 2019 riteneva che quella distanza fosse invece di ben 31 punti percentuali.
In base ai sondaggi il peso dell’elettorato nero nella perdita di consenso per Joe Biden è poi notevolissimo: mentre Hillary nel 2016 aveva distanziato Sanders di addirittura 72 punti percentuali, in base al sondaggio di NBC e Marist College oggi Joe Biden otterrebbe solo il 35% del consenso dei neri contro un 20% attribuito a Bernie. Da un canto la presenza ingombrante di Tom Steyer, il miliardario che ha investito milionate di dollari per accaparrarsi i voti dei neri del South Carolina, dall’altra l’onda lunga dell’entusiasmo per gli ottimi risultati del Nevada di Sanders, riducono le attese di una grande vittoria per Biden, nonostante egli abbia recentemente trovato l’endorsement di Jim Clyburn, il deputato nero più influente del South Carolina, che gli ha offerto così un importantissimo assist.
Una sua deludente vittoria o addirittura un pareggio con Sanders segnerebbero una sconfitta definitiva per Biden, e i voti degli elettori neri potrebbero in caso di suo ritiro dalla partita confluire verso un Sanders a quel punto ormai inarrestabile.
Sono queste le ragioni che spingono Joe Biden a giocare fino all’ultimo il tutto per tutto nelle primarie di domani, al punto da mettere in evidenza l’amicizia fra i suoi nipoti e le figlie di Obama o far balenare un futuro possibile ticket con Michelle Obama. Da domani in poi il numero dei giocatori in campo non potrà che sfoltirsi e certamente il South Carolina chiarirà se fra gli uscenti ci sarà anche Joe Biden.

(28 febbraio 2020)





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