Dietro ai numeri, gli uomini

MicroMega

di Roberto Laghi

Si intitola “Immigrazione – Dossier statistico 2008”, ma c’è una cosa importante, da non dimenticare, un elemento fondamentale da considerare prima di passare all’analisi: dietro a tutti questi numeri, ai vari modi in cui vengono aggregati o interpretati, ci sono degli esseri umani. Visi, mani, anime, storie. Quando la politica interviene in ambiti come l’immigrazione, sembra sempre che si intervenga su numeri, non su persone. E spesso anche il giornalismo fa lo stesso: la conta degli arrivi sulle nostre coste non è altro che un elenco di cifre, che se ci possono dare un’idea riguardo all’esodo di questi anni, di certo non ci dicono nulla riguardo alle storie di queste persone, che vengono in qualche modo de-umanizzate. Lo ha ricordato bene Filomeno Lopes, giornalista di Radio Vaticana, migrante, durante la presentazione del Dossier.

E per quel che riguarda i numeri, alcuni sono più efficaci di altri per cercare di smontare con argomentazioni solide quell’attitudine razzista che nel nostro Paese trova sempre più spazio. Possiamo sottolineare come gli immigrati (si parla nel rapporto di quelli regolari, stimati in circa 4.000.000), che costituiscono il 6,7% della popolazione, concorrono per il 9% al Prodotto interno lordo (dati Unioncamere). Non solo: secondo i dati Istat, il gettito fiscale assicurato dagli immigrati nel 2007 è stato di 3 miliardi e 749 milioni di euro. Un apporto più che necessario, quindi. Il loro tasso di attività è del 73,2%, ovvero di 12 punti superiore a quello degli italiani. Ancora: pagano 5 miliardi di euro all’anno di contributi previdenziali, secondo una statistica dell’Inps, e sono beneficiari circa per l’1% delle pensioni.

I dati presentati dal dossier Caritas/Migrantes ci dicono che la presenza di immigrati, i cui flussi di arrivo nell’ultimo triennio sono in aumento (e che nell’ultimo decennio possono essere paragonabili all’esodo degli italiani nel secondo dopoguerra), è diventata strutturale anche per il nostro Paese e si possono riscontrare risultati positivi in termini di integrazione e simbiosi con gli italiani.

Il che però non deve distogliere l’attenzione dal problema della paura, forse uno degli ostacoli più forti alla facilità di inserimento dei nuovi arrivati: tra gli italiani, popolo che negli ultimi anni si è molto chiuso su se stesso, è ancora forte la paura, infondata, basata su emotività fuorvianti e su allarmismi sociali.
La tendenza è quella di accettare i migranti perché tengono in piedi il nostro sistema economico (e in futuro sarà sempre più così) ma di rifiutare il loro portato culturale, la loro ricchezza. E pensare che, per fare un esempio, sono state censite 146 testate attive ad aprile 2007 (Fonte: Cospe) in lingua di immigrati. Non portano solo manodopera, i migranti, portano anche cultura, pluralità.

“La parola d’ordine deve essere benvenuti”, ha detto Franco Pittau, coordinatore redazionale del Dossier, confermando un approccio critico nei confronti delle scelte legislative del Governo – più volte sottolineato anche nella pagine del volume -, rappresentato durante la conferenza dal ministro Sacconi, sonoramente contestato da una parte della platea in certi passaggi del suo intervento.

Tornando ai numeri, per quel che riguarda la criminalità, gli immigrati regolari incidono sulle denunce penali complessive circa quanto incidono sul totale della popolazione residente, ma per gli irregolari il problema è sicuramente più complesso e porta a una serie di considerazioni che riguardano la situazione stessa di irregolarità. Un problema che è anche linguistico: l’utilizzo e l’abuso del termine “clandestino”, comporta già di per sé una connotazione negativa, a prescindere dalle condizioni che la generano.

Il fatto che nel nostro Paese l’afflusso di irregolari rimanga elevato, poi, è dovuto alle dimensioni enormi dell’economia sommersa che continuano a generare richiesta di lavoratori in nero. Il pugno di ferro tanto declamato (e praticamente impossibile da realizzare) dal Governo non affronta per niente questo problema, lasciando carta bianca a quei datori di lavoro che si servono di irregolari per risultare più competitivi sul mercato. Lo spiega bene Maurizio Ambrosini (Università di Milano, direttore della rivista Mondi Migranti), nelle pagine del Dossier.

Per rimanere in tema di legalità e illegalità, se si vuole lavorare per un’integrazione che limiti i fenomeni di delinquenza, bisogna dotarsi di norme che favoriscano la legalità, semplificando procedure per l’inserimento, per l’ottenimento della cittadinanza, per i ricongiungimenti familiari, per l’accesso al lavoro, come ha sottolineato Franco Pittau. E portare sull’integrazione quegli investimenti che invece sono profusi per il contrasto e per la sicurezza. Qualche dato, citato sempre da Pittau durante il suo intervento: il fondo per l’integrazione che sarà di circa 5 milioni di euro per il 2009 (erano 100 per il 2008 e 50 per il 2007), quando, guardando all’Europa, la Spagna investe 300 milioni di euro, la Germania 750 milioni (prevedendo l’offerta di 300 ore di insegnamento di lingua per i nuovi arrivati). L’Italia però ha una previsione di spesa per i Centri di identificazione ed espulsione (gli ex Cpt) di 535 milioni di euro nel triennio 2008-2010.

Anche solo analizzando questi pochi dati estrapolati dal Dossier, è facile rendersi conto della vastità e della complessità della materia. Allargando lo sguardo e ricordando che non è una questione di numeri ma di esseri umani, in questo territorio ci sono le storie dei migranti rinchiusi nei Cpt raccontate da Marco Rovelli nel suo Lager italiani o i drammatici viaggi attraverso l’Africa e il Mediterraneo di cui hanno dato testimonianza Fabrizio Gatti e Stefano Liberti. Per questo non solo bisogna diffondere una conoscenza approfondita del fenomeno, ma è necessario, a livello politico, attuare strategie di integrazione che siano durature ed efficaci, vincendo la chiusura e la paura nei confronti di chi si presenta come diverso da noi.

Per approfondire

La scheda di sintesi del rapporto

ll testo degli interventi:
Saluto del Comitato di presidenza Caritas-Migrantes – Mons. Piergiorgio Saviola, Fondazione Migrantes
Introduzione redazionale (pdf) – Franco Pittau, Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes
Il punto di vista degli immigrati (pdf) – Filomeno Lopes, giornalista di Radio Vaticana
Il punto di vista della comunità ecclesiale (pdf) – S.E. Mons. Giuseppe Merisi, presidente della Commissione episcopale per il Servizio della carità e la salute

L’audio degli interventi

(31 ottobre 2008)



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