Dignità e emancipazione femminile? Riparliamone…

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Ogni tanto è utile fare un giro nelle librerie cattoliche. Così, per vedere un po’ che aria tira. Mi è di recente capitato di andare alla Libreria editrice vaticana, che si trova proprio dentro piazza San Pietro, ai piedi della Basilica, e, tra codici di diritto canonico, edizioni della Bibbia ed encicliche varie, mi colpisce la copertina di un libro: su fondo bianco, risalta il volto di una donna, coperto alla maniera che siamo abituati a chiamare "islamica", con un velo nero che lascia scoperti solo gli occhi. Io, da ingenua illuminista quale sono, tenacemente convinta che il genere umano sia sempre in progresso verso il meglio, penso subito a un qualche testo di un qualche cattolico "illuminato" contro questi musulmani oscurantisti e reazionari, e vado con gli occhi a cercare il titolo: "La donna cristiana". Ancora mi ostino a non capire e leggo il risvolto di copertina:
"La parità di diritti tra i due sessi, la libertà della donna di lavorare fuori casa e di vestirsi come vuole sono dati ormai del tutto scontati e indiscussi, talmente radicati da escludere qualsiasi voce di dissenso. A pensarla diversamente possono essere solo gli ambienti del fondamentalismo islamico “fanatico”; oppure possono essere i Padri della Chiesa che, come si ritiene oggi, non avevano ancora sviluppato la consapevolezza della vera dignità della donna. Ebbene, questo libro si presenta come una voce di dissenso, anzi come un totale ribaltamento di prospettiva: non più dare per scontato che l’emancipazione femminile sia una conquista della civiltà, bensì ripensare la questione, tornando ad ascoltare la voce proprio di coloro (i Padri della Chiesa) che furono i più tenaci sostenitori della concezione patriarcale: si propone cioè di capire le ragioni di chi non la pensa come noi. Si offre al lettore la possibilità di accostarsi alla presunta “misoginia” dei Padri non con i soliti schemi mentali di oggi, per i quali “sottomissione”, “clausura”, “velo”, “obbedienza al marito” sono cose necessariamente negative, ma con uno spirito di umiltà e di rispetto, per verificare se forse esista una libertà della donna che non sia solo quella di lavorare e guadagnare soldi, e se esista una dignità che possa esprimersi anche nell’essere pudica, portare il velo e dedicarsi alla famiglia. Utile strumento di studio per l’ampia e dettagliata documentazione che offre, basata rigorosamente sui testi biblici e patristici, questo libro offre al contempo un grande affresco di una società alternativa (dove, paradossalmente, il modello cristiano delle origini si rivela più vicino all’Islam fondamentalista odierno che all’Europa “cristiana”); diventa un itinerario spirituale per riscoprire i valori della pazienza, della libertà interiore, della povertà e dell’abbandono a Dio; diventa, infine, un’occasione per rimettere in discussione, secondo una prospettiva genuinamente cristiana, gli “assiomi” della società occidentale moderna (emancipazione femminile, benessere, diritti umani…) e volgere il nostro sguardo a vedere che esistono modi diversi di concepire la vita, modi diversi di intendere la dignità femminile”.
E non si può certo dire che nella Libreria editrice vaticana si trovi di tutto. I libri esposti (e questo era in bella posizione, nient’affatto nascosto) sono accuratamente selezionati. Non ho visto negli scaffali, per esempio, “Viaggio nel silenzio”, l’inchiesta sui preti pedofili di Vania Lucia Gaito (ed. Chiarelettere). Ed inutile sarebbe stato cercare autori “laicisti” come Viano, Giorello, Flores d’Arcais (neanche quando dialoga con Angelo Scola… ma magari mi è sfuggito), Pievani, Rusconi, Dawkins e via dicendo. Un posto invece per un tale Dag Tessore che riabilita la misoginia “presunta” dei Padri della Chiesa e rivendica “modi diversi di intendere la dignità femminile”, soprattutto se coperta da un velo, sottomessa e obbediente al marito, si trova sempre. Meno male che stavolta non c’è bisogno di noi laicisti a sottolineare l’affinità di certe posizioni cattoliche integraliste con l’islam più radicale: è lo stesso autore a riconoscerla, e anzi quasi con un pizzico di fastidio. Come a dire: ci stiamo facendo fregare dai musulmani.

(19 maggio 2008)



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