Dio e gli spot
di don Raffaele Garofalo
Da sempre gli atei, in Italia soprattutto, sono guardati con diffidenza, considerati corpi estranei in una società in maggioranza cattolica per lunga tradizione. C’è un sentimento diffuso di appartenenza per cui essere cristiani parrebbe meno una scelta responsabile, conforme all’”invito” evangelico, quanto piuttosto un fatto culturale, anagrafico, come già rilevava Benedetto Croce. Nel suo libro "Credere di credere", il filosofo Vattimo mette in guardia da una Fede intesa come adesione formale ai principi, cui non seguirebbe un impegno diretto nella vita. Alcune Associazioni atee scendono ora in campo per rivendicare il diritto ad una esposizione mediatica con la trovata provocatoria e singolare della “pubblicità” sugli autobus, sedotti, forse, dagli spot accattivanti dell’otto per mille alla Chiesa cattolica. Un’idea, religiosa o di altro tipo, se valida, si afferma con la sola sua forza. La Fede è “dono” di Dio stesso, è “scandalo e follia” come dice S. Paolo, essa si può confessare, testimoniare ma non dimostrare come sapere umano, dice il teologo Daniele Garrone. E’ una forzatura mentale il tentativo di conciliare Fede e Ragione: non si ragiona su Dio, non si fa Scienza con la Fede. Il dubbio accompagna tutta la storia del pensiero umano, anche religioso, e alimenta la stessa consapevolezza del credere. Se contraddittorio e scandaloso è imporre ad altri la propria “felicità di credere”, altrettanto deplorevole è mortificare il sentimento della Fede in chi crede. Tentare di “rendere cristiana la società”, condizionando perfino le leggi dello Stato laico, è il progetto “politico” del card. Ruini, la proposta di un nuovo, pericoloso potere temporale della Chiesa. Cristo ha identificato Dio con la sua persona e col prossimo (“Chi vede me vede il Padre”), non ha svelato il Mistero: il Dio cristiano rimane un “Dio nascosto”. All’uomo che chiede di Dio si dovrebbe rispondere con le parole del Maestro: “Vieni e vedrai!”. Molti si onorano delle proprie “radici cristiane” ma tollerano che l’uomo continui ad essere perseguitato e messo a morte. Nel nostro cattolico Paese incorre nel “reato di clandestinità” chi non ha altra via di sopravvivenza: la “creatività padana” non risparmierebbe nemmeno la Sacra Famiglia costretta ad “emigrare” in Egitto! La Storia riferisce di atei illustri che sono vissuti da perfetti cristiani e di credenti che anche oggi vivono da atei. Hitler amava professarsi cattolico e riceveva cardinali nella sua residenza; Stalin aveva studiato in seminario: entrambi erano stati educati ad una visione “totalizzante” della realtà e del mondo ove non c’era spazio per la diversità. Gli atei vantano di non aver mai dichiarato guerre agli altri mentre, in nome di Dio, si sparge ancora sangue, si sono innalzati roghi, distrutte antiche civiltà. Per secoli si è dimenticato che l’evangelizzazione è una semina non una “conquista”. Gli Israeliani, “popolo eletto”, compiono stragi di innocenti in nome della loro giusta causa e del loro Jahwéh, significativamente denominato “Dio degli eserciti”. Vanno rispettati i credenti rassicurati dalla presenza di un Dio che compensa i limiti della mente umana e da una fede secondo la quale il sentimento e la fantasia non possono essere sacrificati sempre alla pura ragione. Lo stesso rispetto tuttavia merita il mondo della Scienza che rifiuta una rappresentazione di Dio preconfezionata, a basso profilo antropomorfico, offerta dall’Antico Testamento e da un Cristianesimo eccessivamente “catechistico”. La Scienza, come la religione, è a contatto col Mistero di una realtà alla quale si avvicina con rispetto, per studiarla e trarne beneficio per la vita umana. In quel mondo non c’è meno amore, onestà e minore ricchezza di valori. Il papa teologo non può pretendere che la Scienza sia asservita alla dottrina della Chiesa: l’“incidente” di Galilei è sempre dietro l’angolo. Le opinioni contrarie alla religione ufficiale hanno diritto a trovare spazio nei media: la “religiosità” non è riserva dei credenti e la Fede si rafforza nel confronto e nel contraddittorio. Nessuna “catechesi” potrà farsi manipolazione mentale e dare spazio a nuove guerre di religione e i non credenti non cadano nella trappola di dare inizio, ora, a guerre “antireligiose”. Né sugli autobus né altrove.
(19 gennaio 2009)
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