Diritto all’aborto: la pastora Tomassone respinge l’attacco del papa alla 194
Per la vice presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia "collegare l’orribile violenza che mina la nostra società alla libertà di interrompere la gravidanza significa vedere nelle donne la porta d’accesso di ogni male"
La pastora Letizia Tomassone, vice presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), respinge l’attacco di Benedetto XVI alla 194.
"È esplicito questa volta, nelle parole del papa, il motivo per cui la gerarchia cattolica fa risalire alla legge sull’aborto ogni violenza e degradazione della società occidentale. Si tratta semplicemente del rifiuto che le decisioni etiche siano "affidate al giudizio del singolo". L’etica, per lui, deve stare invece nelle mani della gerarchia, la quale meglio conosce quale sia il bene di ognuno e di ognuna! A partire da questo disconoscimento della maggiore età delle cittadine e dei cittadini, ogni gesto etico della chiesa cattolica di sostegno e intervento sociale vengono quindi segnati dal paternalismo, quando non dall’imposizione. E’ così che questa chiesa non aiuta le persone a crescere e a decidere in piena libertà e responsabilità.
Eppure il pontefice, nel suo discorso al Movimento per la Vita, cita la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e parla del necessario riconoscimento della "dignità umana". Ma l’attacco a una legge che semplicemente sostiene la capacità delle donne e delle coppie di decidere sulla propria esistenza smentisce la volontà della chiesa cattolica di prendere sul serio quella dignità insieme alla libertà umana.
Collegare l’orribile violenza che mina la nostra società alla libertà di interrompere la gravidanza significa ancora una volta vedere nelle donne la porta d’accesso di ogni male ("la donna porta del diavolo"). E’ vero che assistiamo a una grande violenza sviluppata nella nostra società. Ma la sua genesi va piuttosto trovata nell’incapacità di gestire la libertà, e in un modello umano che spinge verso il consumo e la rapina pur di ottenere successo e soldi. Imparare ad affrontare i tornanti dolorosi dell’esistenza con responsabilità mi pare invece la via privilegiata per crescere e prendersi cura di sé e della convivenza sociale. La menzogna che possiamo delegare ad altri le scelte fondamentali della nostra vita ci rende incapaci di quella libertà che Dio stesso ci ha donato".
(21 maggio 2008)
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