Divorzio alla brianzola
Vernissage di un campanile.
Giunge il falso baciapile
in quel di Porto Rotondo
dove trova tutto un mondo
di agghindate madamazze
che si credono ragazze,
pur con tette assai cadenti
e le bocche dove i denti
sono men delle dentiere.
Fra i “Continui, Cavaliere!”
e i “Mantenga le promesse,
e ci salvi dai Ds!”,
ci son pur Franco Carraro,
aspirante campanaro?
e la giovanil Marzotto,
stil cattolico-bigotto.
Della torre avvenirista
Mario Ceroli è l’artista.
C’è, a officiar coi chierichetti,
monsignore Sanguinetti
che vien da Tempio Pausania.
Il premier Silvio, che smania
per sembrar persona pia,
nel clou dell’eucarestia
al prelato s’avvicina
e con voce da beghina
fa sentir la sua opinione:
“Noi vogliam la comunione
pur se siamo divorziati,
i precetti van cambiati!”
La risposta è celestiale:
“Parli col mio principale,
io son poco più d’un prete…
fra potenti vi intendete!”
Un miracolo perfetto,
passa un giorno e Benedetto
spiega al nostro divorziato:
“Sol chi è senza peccato
può accostar l’eucarestia,
ma già il fatto che tu sia
senza l’ostia un po’ infelice
ha efficacia salvatrice!”
E il Berlusca fece festa,
con un bel panama in testa.
Se poi vuol la comunione,
un consiglio qui si impone:
“Si ricordi Don Verzé
che, pensando ai suoi dané,
un dì la comunicò,
quando Craxi sotterrò.
Faccia al Papa un bel ricatto
e gli dica, senza tatto:
“Se la comunion mi vieti,
per le scuole dei tuoi preti
non darò finanziamenti…”
Benedetto dirà: “Senti,
ho pensato che hai ragione.
Potrai far la comunione,
lo dirò al tuo confessore…
Che lodato sia il Signore!”
(26 giugno 2008)
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