Primo marzo, Don Farinella: Uno sciopero per difendere la dignità degli immigrati

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di don Paolo Farinella

Mi rivolgo a voi, Donne e Uomini che provenite da ogni paese del mondo, dando forma alla visione del profeta che alla fine del sec. I contemplava «una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua» (Ap 7,9). Voi siete Arabi e Asiatici, Indiani e Pakistani, Latinoamericani e Romeni, Orientali e Occidentali. Non possiamo più considerarvi «ospiti», perché i vostri figli nascono e crescono in terra d’Italia e voi a buon diritto siete cittadine e cittadini, parte integrante del popolo italiano. La grande maggioranza della città di Genova e dell’Italia lo sa e ne è consapevole. Sappiamo che voi saldate in positivo il rapporto tra nascite e morti, impedendo che la Liguria diventi sempre più una regione vecchia senza speranza. I vostri bambini salvano molte nostre scuole che la precaria intelligenza della ministra Gelmini vorrebbe chiudere. Accompagnate i nostri anziani nella fatica dell’ultimo miglio, accudite i nostri bambini nelle case, curate i malati e vi umiliate a fare i lavori che gli Italiani e le Italiane non voglio più fare: lavori manuali pesanti come muratori, raccoglitori di frutta, contadini, operatori nelle stalle e nelle fattorie, ecc. Senza di voi, noi saremmo già morti, sì, perché una parte del vostro lavoro garantisce la pensione alle donne e agli uomini italiani nel rapporto di uno a tre. Vi dovremmo essere riconoscenti concedendovi, trascorsi cinque anni di permanenza, il diritto alla cittadinanza come diritto basilare perché collaborate e contribuite alla crescita e allo sviluppo del nostro/vostro popolo.

Eppure, voi sapete che così non è perché una parte, una minoranza che per nostra disgrazia e maledizione governa la nostra nazione, ha paura di voi, della vostra pelle, della vostra religione, se ne avete una, e si oppone con veemenza al diritto dei Musulmani e delle Musulmane di avere una moschea. Farebbero lo stesso per una pagoda giapponese o un tempio buddista. Dicono di credere in Dio, invece sono pagani perché se credessero, saprebbero che la libertà religiosa e il diritto alla preghiera in un tempio/chiesa/moschea/pagoda, ecc. è il fondamento della religione e della civiltà. Il giorno 17 gennaio 2010, il papa cattolico è andato nel tempio ebraico di Roma e ha detto parole importanti: «Mai più l’antisemitismo» che è la madre e il padre di tutte le forme di razzismo, di cui i nostri cuori sono ancora intrisi e macchiati. Quel grido significa molto anche per noi e per voi: mai più discriminazione in nome del colore, della religione, del sesso, del paese di provenienza. Sta scritto nell’articolo 3 della nostra Legge fondamentale, la Costituzione, che è il nostro orgoglio e la nostra civiltà: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». I nostri Padri scrissero quel comma per voi, per darvi il benvenuto, per dirvi che nel III Millennio non esistono più confini nazionali, ma solo cittadine e cittadini del mondo. Credenti e non credenti. Tutti uguali nei diritti e nella dignità. Non considerate la Lega che è la vera extracomunitaria della storia.

Poiché però alcuni fanno fatica a capire tutto ciò, è necessario che voi ci aiutiate a comprendere l’importanza della vostra presenza nella nostra città. Per questo io vi invito a partecipare in massa allo sciopero del 1 marzo 2010 per «dimostrare» al popolo di Genova e all’Italia intera quanto siete importanti. Cessate per un giorno ogni attività, ogni servizio. Lasciate gli anziani da soli, i bambini a casa, le case da pulire, i lavori deserti. Vi supplico in nome della vostra e nostra dignità di incrociare le braccia e di riposarvi un giorno. Lo pagherete economicamente, ma dimostrerete a tutti che senza di voi, l’Italia cola a picco. Un abbraccio affettuoso e riconoscente.

(23 febbraio 2010)

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