Don Farinella: Tre chiavi di lettura dello scorcio finale dell’anno 2008

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di don Paolo Farinella

La morte di Babou

Sono appena rientrato dalla veglia di preghiera per Babou, il barbone di origine ghanese morto la notte del 29 dicembre 2008 nell’atrio del teatro Carlo Felice di Genova. La veglia, animata dalla Comunità di Sant’Egidio, si è svolta nella chiesa dei Gesuiti di Piazza Matteotti, in pieno centro storico alle ore 15,30. Alle ore 18,00 vi andrà anche il cardinale Bagnasco per il tradizionale Te Deum. Alla veglia ha partecipato anche il sindaco, Marta Vincenzi che non ha parlato e forse l’assessore all’assistenza, Papi, ma da lontano non ho potuto distinguere. La chiesa era piena. Il sindaco ha fatto in modo che le stazioni della metropolitana restino aperte la notte, ma non credo che creda sia questo una soluzione. Da una amministrazione di sinistra ci aspettiamo veramente un sussulto con un gesto di sinistra che sappia di sinistra, fatta con orgoglio e volontà. Come ogni anno, ormai dal millennio scorso la sera del 31 dicembre è l’unico giorno dell’anno in cui m’impongo per scelta etica di andare a letto entro le ore 22,00 e impormi di dormire per essere separato e assente da un mondo che non sento mio e che rifiuto. Questa sera la notte di Genova al porto antico sarà animata da Jovanotti che rallegrerà i cadaveri ambulanti che fanno finta di ballare stando fermi, che si muovono pur essendo immobili, che si beccheranno una caterva di freddo per la soddisfazione di poter dire che «loro c’erano!», ma senza sapere dove stessero. Restateci!

La «questione» Palestina

In questi giorni In Palestina sta avvenendo un macello coordinato e preventivato. Alcuni amici si sono meravigliati che io non abbia detto nulla. A parte che io rappresento solo me stesso e mi rifiuto di fare la funzione del «Tuttologo», mi pare una richiesta strana perché chiunque può prendere posizione e intervenire senza spettare che sia sempre l’altro a prendere l’iniziativa. Io sono solo e non posso occuparmi del mondo intero, perché nel mio piccolo porto il peso del mondo in tutte le cose che vivo e faccio, spesso in silenzio e senza metterle in rete, specialmente quando si tratta di aiutare gli altri. Il vangelo impone la segretezza del riserbo, salvo quando non si tratti di suscitare indignazione o di smuovere una coscienza addormentata. Sono stanco perché vivo in un mondo che non mi appartiene e nel quale sto stretto e anche male, un mondo che ciascuno di noi ha contribuito a degradare, anche impercettibilmente, anche senza volerlo.

Dal mio punto di vista, in questo caso, la situazione è molto semplice: a febbraio in Israele vi sono le elezioni. Hamas, forse pagato da chi ne ha l’interesse, sta facendo di tutto per dare una mano alla vittoria della Destra che se va al governo, renderà impossibile ogni tentativo di accordo, almeno per i prossimi due anni. Con una Destra israeliana al governo Hamas è legittimato, in un processo di Pace, Hamas ha tutto da perdere perché dovrà cedere il suo potere e farsi da parte. La guerra civile intra-palestinese ne è una prova e Abu Mazen, del tutto esautorato. Hamas nella giornata di oggi ha dichiarato di essere pronto ad una tregua, ma sapeva che un paio di razzi, per altro fuori modi avrebbero solo dato il pretesto a Israele di attaccare da macellaio come è solito fare. Hamas sa quello che fa e lo fa con cognizione di causa. Israele è fuori da ogni logica, da ogni diritto, da ogni proporzione e al popolo d’Israele come la suo governo non gliene fotte del popolo palestinese. Gli amici dei Palestinesi devono avere il coraggio e la forza di dire ad Hamas che sta assassinando il suo popolo perché anche a lui del suo popolo non gli fotte nulla. Altrimenti avrebbe cercato un via d’uscita o quanto meno avrebbe lasciato che si tentasse. So che Hamas è stato eletto democraticamente, sotto sorveglianza internazionale e quindi è legittimato a governare e so che Israele e il mondo occidentale e orientale devono trattare con lui, in base ai principi democratici e di diritto internazionale. E’ immorale che governi come l’Italia dicano peste e corna di Hamas in quanto terrorista, auspicando un suo fuori gioco e ricattando gli aiuti con la defenestrazione di Hamas legittimato dal voto. Perché il voto popolare può legittimare l’Alieno «democratico» che corrisponde a Berlusconi, figlio legittimo della P2 e non può legittimare Hamas eletto dal suo popolo?

Ciò detto, è lecita una valutazione politica: Hamas sta facendo il suo tornaconto sulla pelle del suo popolo e se Israele è il macellaio, il mandante è Hamas. Il tempo scelto da Hamas per sparare quattro petardi e scatenare l’ira di Dio, consapevole che sarebbero morti tutti gli innocenti, è stato scelto oculatamente, cioè il tempo delle festività Natalizie. Duranti le quali feste, la Palestina è al centro dell’attenzione del mondo e il turismo dà un boccata di ossigeno ai più poveri dei più poveri. Il benessere e la tranquillità delle feste è controproducente per la politica di Hamas che vuole il suo popolo affamato per poterlo usare come carta di contrattazione internazionale. Credetemi: dei Palestinesi veri, quelli che muoiono e quelli che vivono da morti sepolti vivi nel lager di Gaza non importa niente a nessuno, ma tutti sono pronti a usarli come bandiera per le proprie personali crociate. Ho detto il mio pensiero e spero che sia chiaro, perché con sempre più fatica cerco di pensare con la mia testa e di leggere gli eventi oltre le apparenze, oltre le ovvietà.

Una moschea «cristiana» d’altri tempi a Genova

La mia cara amica Maria Pia Porta, donna di cultura e di arte, mi segnala che nell’oratorio dei santi Nazario e Celso di Multedo, sopra Pegli, una frazione di Genova, vi è un affresco del pittore genovese Lazzaro Tavarone (15 -1640), discepolo di Luca Cambiaso, che rappresenta «L’ultima cena», databile tra il 1627 e il 1634. Egli la dipinse in forza di un impegno che aveva assunto nel 1604. Fin qui nulla di strano, se non fosse … che nello sfondo del paesaggio urbano, è raffigurata una moschea. Un’ultima cena, cioè l’atto che rappresenta quanto di più cattolico possa esistere per un cattolico che è il sacramento dell’Eucaristia, contiene al suo interno una moschea che fa parte del paesaggio, come fosse una parte integrante di un evento normale. Questo accadde quattro secoli orsono. Le date sono importanti perché testimoniano che il dipinto fu eseguito nel pieno della controriforma del concilio di Trento (1545 al 1563) a cui spesso dalla loro infinita ignoranza i fascisti di risulta e i loro parenti stretti della Lega si appellano come garanzia di ortodossia cattolica. Ho pregato e sperato che il vescovo non cedesse alle esagitazioni di cristianucci tisicucci e in similpelle, ma fosse andato in via Vesuvio a cantare vespro e a prendersi il presepe con moschea incorporata e l’avesse portata in cattedrale. Non lo ha fatto. Non lo ha fatto nemmeno nel discorso di fine anno, quando poteva cogliere l’occasione per dare una direzione di marcia e ristabilire le proporzioni. In tanti c’era l’attesa che difendesse un suo prete e una sua comunità davanti ai latrati di cani famelici e ringhiosi di rabbia incivile e che in questo momento stanno brindando perché il vescovo ha sconfessato una comunità profetica insieme al suo prete di (stra-)ordinaria cattolicità, mentre ha dato ragione ai rigurgiti della storia che sanno solo esalare miasmi.

Il vescovo davanti a molti credenti della sua stessa chi
esa ha dato un segno di fragilità e di convenienza politicante che non fa parte del suo mandato. Molti, inviandomi, per conoscenza, le e-mail di solidarietà a don Prospero Bonzani, mi hanno chiesto anche l’e-mail del vescovo. Poiché è una figura pubblica, non esito a dare quella della sua segreteria personale, nel caso qualcuno volesse manifestargli plauso o dissenso: Card. Angelo Bagnasco: arcivescovado@diocesi.genova.it

A tutti non auguro un anno nuovo migliore perché tutti gli anni vanno come devono andare e come noi imprimiamo loro la marcia, mentre invio di cuore un abbraccio di amicizia e di stima.

(2 gennaio 2009)



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