Don Sciortino: Sono solo i Rom a minacciare la nostra sicurezza?

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Il direttore di Famiglia Cristiana don Sciortino risponde a una letttrice sull’ultimo numero della rivista.

È più facile additare come minaccia gli stranieri che quei comportamenti diffusi, con migliaia di morti: dallo sfruttamento degli operai all’insicurezza su strada.

Le scrivo con l’angoscia per la notizia dell’ultimo incidente che, questa notte, ha tolto la vita a un altro giovane del mio paese. Si parla tanto di sicurezza (spesso in modo "indecente", come voi avete giustamente scritto), si focalizza tutta l’attenzione sugli immigrati e i rom, con proposte di schedare anche i bimbi. Ma vorrei chiedere alle famiglie: cosa vuol dire per noi sicurezza? Sono un’insegnante, madre di quattro ragazzi, abito in un paesino e ho una bella casa. Non mi manca proprio nulla, posso considerarmi fortunata. Cos’è per me vivere in tranquillità e sicurezza?
È vero: ho già subìto più di un furto a casa (con pochi danni, per la verità), e di malavoglia ho messo le inferriate a porte e finestre; quando sento di ragazze stuprate di giorno alla stazione, mi viene sempre un po’ di paura pensando a mia figlia che, invece, di paura, purtroppo, non ne ha mai (neanche quella che io giudicherei necessaria). Ma il rischio viene solo dagli extracomunitari? E che dire dei nostri "bravi ragazzi fatti di alcol e coca", che manco si ricordano cos’è successo dopo indecenti festini? Sento anch’io il bisogno di sicurezza, ma guardando oggettivamente il rischio reale, ho più paura e incertezza su molte altre cose, che ora provo a elencarle.
La strada e gli incidenti stradali (innanzitutto): perché in Olanda il numero dei morti s’è dimezzato e da noi no? Davvero questa non è una priorità per la sicurezza? Quanti altri giovani dobbiamo perdere, prima di intervenire, applicando le normative europee? Perché in Germania è normale (anche tra i giovani) che chi guida non beve, mentre da noi se un ragazzo è beccato positivo all’etilometro la famiglia protesta?
La certezza del diritto: chiedo alle famiglie economicamente distrutte dai crack finanziari, fan più danno gli zingarelli o la depenalizzazione del falso in bilancio?
I morti sul lavoro: una strage che si potrebbe evitare, come ci dicono i dati di Paesi civili (vedi la Svezia). Per tante famiglie non è un problema di sicurezza sapere che tuo marito dovrà lavorare su un tetto che nel 99,9 per cento dei casi non ha i sistemi di ancoraggio?
E la lista potrebbe continuare. Chiedo ai lettori: davvero è lo straniero la causa di tutta la nostra insicurezza e dell’illegalità diffusa? Davvero la nostra percezione di paura e insicurezza corrisponde alla realtà?
Per ultimo, vorrei fare un appello: non tocchiamo i piccoli! Se davvero i bimbi rom rubano, sono vittime non criminali. Purtroppo, nel Paese e anche tra i miei colleghi di scuola, sta avanzando una "mentalità indecente" di esclusione e razzismo, e non di accoglienza. Sentire alunni di terza media che si divertono con videogiochi che dicono di "uccidere le prostitute", o che ripetono che sono morti in mare "clandestini" e non "bambini"… è veramente doloroso.
Come cattolici che facciamo? Mi rivolgo a lei e al suo giornale che, almeno, cercate di combattere questa mentalità, di promuovere una raccolta di firme da consegnare al Governo: non possiamo più tacere!
Francesca

Quando ci sentiamo demoralizzati per il degrado del nostro Paese, un’efficace terapia potrebbe essere leggere e rileggere lettere come la tua, cara Francesca. Traspira saggezza, capacità di analizzare fenomeni complessi, competenza nello stabilire le priorità. Finché esistono cittadini e mamme come te, con questa fibra, la battaglia non è perduta.
È sacrosanto diritto dei cittadini, come ci ricordi, vivere sicuri (sempre e dappertutto), e un dovere dello Stato garantire la sicurezza. Su questo siamo tutti d’accordo, così come sul fatto che tutti devono rispettare la legalità. Ma la strada che abbiamo imboccato, con le misure tanto reclamizzate dal Governo, mi pare illusoria. E, alla fine, inconcludente. Stiamo dibattendo se sia giusta o no la schedatura dei rom, se è compatibile con le regole del diritto e con le norme in vigore nell’Unione europea, di cui facciamo parte. L’emotività che accompagna questi dibattiti è nutrita dalle parole che utilizziamo. Basta evocare, infatti, il razzismo e siamo già su un terreno franoso, con rimandi storici e confronti con ideologie funeste.
In tutto ciò, scompaiono le domande concrete che tu poni, cara Francesca. Da che cosa siamo maggiormente minacciati? Quali sono le situazioni che mettono più in pericolo la vita delle persone? Le nostre proprietà sono minacciate più dai furti degli zingari o dalle speculazioni di Borsa che, da un giorno all’altro, fanno evaporare i risparmi di una vita di migliaia di cittadini?
È più facile additare come minaccia per la sicurezza una manciata di persone – peraltro, facilmente riconoscibili, perché non sono integrate con il nostro modello di vita – che andare a toccare i comportamenti più diffusi, dai quali c’è chi trae grandi vantaggi: lo sfruttamento degli operai, fatti lavorare senza la protezione delle norme di sicurezza; la mancanza di disciplina degli automobilisti e l’assenza di veri controlli e repressione seria delle infrazioni; la crescita di comportamenti predatori dei nostri maschi sulle donne, spesso già dai banchi di scuola…
Semplificando molto, possiamo dire che la nostra sicurezza dipende, più che dall’esercito per le strade e dalle misure di polizia, dal livello di senso civico che abbiamo nella comune convivenza. A cominciare da una regola fondamentale: fare poche leggi, ma chiare. E sanzionare chi non le rispetta. Su questo fronte si possono incontrare sia coloro che si riferiscono a una concezione cristiana dell’uomo, sia coloro che, in termini generici, vengono chiamati "uomini di buona volontà".
Mentre su alcuni temi di frontiera, come quelli relativi all’inizio e alla fine della vita, le posizioni cattoliche possono essere differenziate e divergenti da quelle che si ispirano a un’etica solo razionale, nell’ambito della "corretta convivenza" c’è un’ampia base di consenso. Dobbiamo dargli voce e renderlo operativo. È un obiettivo nel quale il nostro giornale è fiero di riconoscersi.
D.A.

(23 settembre 2008)



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