don Vitaliano Della Sala: Rigurgiti fascisti
di don Vitaliano Della Sala, da www.lavocedellevoci.it
Bisogna che cominciamo a chiederci con assoluta serietà, se l’aumentare del numero di aggressioni di chiaro stampo
fascista ai danni di militanti di sinistra e di immigrati, non siano frutto di un lento ma inesorabile rigurgito di cultura fascista che avanza nella società, ovvero di una risposta della base alla continua istigazione a delinquere da parte delle destre. E se a questo sommiamo le scellerate scelte del governo Berlusconi dietro il comodo paravento della sicurezza, allora forse è giunto il momento di cominciare seriamente a preoccuparsi: l’esercito per le strade delle città e a presidiare, armato, le discariche campane; i continui attacchi, senza alcuna diplomazia, né correttezza politica, da parte di Berlusconi contro chiunque la pensi in maniera diversa da lui; le affermazioni antisemite e di giustificazione del fascismo del sindaco di Roma e di altri esponenti dell’ex Movimento Sociale Italiano; il discredito gettato dal governo sul sindacato; la criminalizzazione di ogni forma di dissenso e la repressione violenta di qualsiasi forma di protesta; le impronte prese ai rom; le spedizioni punitive contro gli accampamenti degli zingari; la criminalizzazione delle prostitute; la proclamazione dello “stato d’emergenza” in tutte le Regioni a proposito di immigrazione; lo sdoganamento dei gruppi di estrema destra, eversivi e anticostituzionali … tutto questo, e altro ancora, senza che ci sia una sollevazione popolare di massa, sono sintomo di una cultura che cambia e coinvolge sempre più persone. Saranno i corsi e i ricorsi storici, ma sembra proprio di essere ripiombati negli anni immediatamente precedenti il ventennio fascista.
E non è una preoccupazione solo mia, né di gruppi di estrema sinistra, se anche il moderato settimanale cattolico “Famiglia Cristiana” lancia l’allarme. E non bastano le pilatesche smentite vaticane e Cei, che sanno troppo di politichese e sembrano pronunciate da chi si preoccupa più del rapporto di buon vicinato tra Stati – quello Vaticano e quello Italiano – che di raccogliere gli umori della base cattolica. La Santa Sede sembra più preoccupata di riaffermare le radici cristiane dell’Europa e di accrescere i privilegi per le istituzioni cattoliche, che di rappresentare la propria base e i poveri. Se il Vaticano si è affrettato a dichiarare che Famiglia Cristiana non parla per conto della Santa Sede, vuol dire che questa, probabilmente, non rispecchia più ciò che pensa la base cattolica, che invece sembra essere d’accordo con le preoccupazioni del periodico dei paolini – e di tantissime altre testate cattoliche diocesane – visto che è il settimanale più diffuso, e non sembra aver avuto un calo di lettori negli ultimi tempi.
Restano gli articoli di Famiglia Cristiana, con parole che pesano come macigni sulla coscienza di quei cattolici che hanno incrementato i consensi alle destre, alla lega e al populismo berlusconiano: “Speriamo che non si riveli mai vero il sospetto, che stia rinascendo da noi, sotto altre forme, il fascismo”.
A sostegno di questa infausta tesi si potrebbero riportare diversi esempi di rigurgiti fascisti e razzisti avvenuti ultimamente al nord come al sud Italia e raccontati da tutti i mezzi di informazione. Tra questi, purtroppo, non ha trovato spazio la brutta avventura occorsa venerdì 5 settembre a tre famiglie rom che si erano fermate fuori da un paese vicino Verona, solo per mangiare, e invece sono stati picchiati, sequestrati e torturati dai carabinieri per ore. Quella mattina, tre famiglie hanno parcheggiato le roulotte nel piazzale delle giostre di Bussolengo in provincia di Verona. Le famiglie sono formate da Angelo e Sonia Campos con i loro cinque figli, quattro dei quali minorenni, dal figlio maggiorenne della coppia con la moglie e altri due minori, infine dal cognato Cristian Udorich con la sua compagna e i loro tre bambini. È già parcheggiata le roulotte di Denis Rossetto, un loro amico. Tutti sono cittadini italiani di origine rom.
Lascio la parola a Cristian, trentottenne di San Giovanni Valdarno (Arezzo), predicatore evangelista tra le comunità rom e sinti della Lombardia: «Stavamo preparando il pranzo, ed è arrivata una pattuglia di vigili urbani per dirci di sgomberare entro un paio di ore. Abbiamo risposto che avremmo mangiato e che saremmo subito ripartiti. Dopo alcuni minuti arrivano due carabinieri. Ci dicono di sgomberare subito. Mio cognato chiede se quella era una minaccia. Poi cominciano a picchiarci, minorenni compresi».
E prosegue il suo terribile racconto: «Hanno subito tentato di ammanettare Angelo; mia sorella, sconvolta, ha cominciato a chiedere aiuto urlando ‘non abbiamo fatto nulla’. Il carabiniere più basso ha cominciato allora a picchiare in testa mia sorella con pugni e calci fino a farla sanguinare. I bambini si sono messi a piangere. È intervenuto per difenderci anche Denis. ‘Stai zitta puttana’, ha urlato più volte uno dei carabinieri a mia figlia di nove anni. E mentre dicevano a me di farla stare zitta ‘altrimenti l’ammazziamo di botte’ mi hanno riempito di calci. A Marco, il figlio di nove anni di mia sorella, hanno spezzato tre denti… Subito dopo sono arrivate altre pattuglie: tra loro un uomo in borghese, alto circa un metro e settanta, calvo: lo chiamavano maresciallo. Sono riuscito a prendere il mio telefono, ricordo bene l’ora, le 14,05, e ho chiamato il 113 chiedendo disperato all’operatore di aiutarci perché alcuni carabinieri ci stavano picchiando. Con violenza mi hanno strappato il telefono e lo hanno spaccato. Angelo è riuscito a scappare. È stato fermato e arrestato, prima che riuscisse ad arrivare in questura. Io e la mia compagna, insieme a mia sorella, Angelo e due dei loro figli, di sedici e diciassette anni, siamo stati portati nella caserma di Bussolengo dei carabinieri».
«Appena siamo entrati, erano circa le due – prosegue Cristian – hanno chiuso le porte e le finestre. Ci hanno ammanettati e fatti sdraiare per terra. Oltre ai calci e i pugni, hanno cominciato a usare il manganello, anche sul volto… Mia sorella e i ragazzi perdevano molto sangue. Uno dei carabinieri ha urlato alla mia compagna: ‘Mettiti in ginocchio e pulisci quel sangue bastardo’. Ho implorato che si fermassero, dicevo che sono un predicatore evangelista, mi hanno colpito con il manganello incrinandomi una costola e hanno urlato alla mia compagna ‘Devi dire, io sono una puttana’, cosa che lei, piangendo, ha fatto più volte».
Giorgio, diciassettenne figlio di Angelo, dice: «Un carabiniere ha immobilizzato me e mio fratello Michele, sedici anni. Hanno portato una bacinella grande, con cinque-sei litri di acqua. Ogni dieci minuti, per almeno un’ora, ci hanno immerso completamente la testa nel secchio per quindici secondi. Uno dei carabiniere in borghese ha filmato la scena con il telefonino. Poi un altro si è denudato e ha detto ‘fammi un bocchino’».
Gianluca Carmosino, giornalista di Carta (www.carta.org), uno dei pochi ad aver scritto sull’episodio, completa il racconto: “alle 19 circa, dopo cinque ore, finisce l’incubo e tutti vengono rilasciati, tranne Angelo e Sonia Campos e Denis Rossetto, accusati di resistenza a pubblico ufficiale. Giorgio e Michele, prima di essere rilasciati, sono trasferiti alla caserma di Peschiera del Garda per rilasciare le impronte. Cristian con la compagna e i ragazzi vanno a farsi medicare all’ospedale di Desenzano (Brescia). Sabato mattina la prima udienza per direttissima contro i tre «accusati», che avevano evidenti difficoltà a camminar
e per le violenze.
«Con molti familiari e amici siamo andati al tribunale di Verona» dice ancora Cristian. «L’avvocato ci ha detto che potrebbero restare nel carcere di Verona per tre anni».
La notizia appare su alcuni siti, in particolare www.sucardrom.blogspot.com. Salvo l’Arena di Verona e Carta, la stampa nazionale e locale non scrive nulla.
Non dovrebbe essere difficile, per il comando dell’Arma dei carabinieri, individuare i militari che nella caserma di Bussolengo hanno sottoposto alcuni nostri connazionali, minorenni compresi, a maltrattamenti, botte, accenni di tortura e minacce di violenza sessuale.
Il processo ai carcerieri dei no-global, fermati durante il G8 di Genova nel 2001 e rinchiusi nella caserma di Bolzaneto, trasformata in lager per l’occasione, ci ha ricordato che in Italia non esiste il reato di tortura, perciò non ci aspettiamo tanto contro i carabinieri di Bussolengo; ma almeno che vangano indagati per maltrattamenti, per abuso di potere, robetta così, destinata ad andare presto in prescrizione.
Aleksandr Solgenitsin, il caparbio dissidente al regime sovietico, da poco scomparso, amaramente diceva: “L’uomo è divenuto un super-uomo, ma le nostre coscienze non possono non essere scosse dal costatare che più cresciamo, più diventiamo super-uomini, e più diventiamo disumani”.
(13 ottobre 2008)
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