Dov’è l’Italia sognata da chi ha combattuto la Resistenza?
Chi legga oggi le Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana non può non provare sgomento se confronta le speranze in nome delle quali molti diedero la vita con la situazione presente dell’Italia.
«Muoio contento, per la mia Patria e per l’idea di una futura giustizia e libertà del paese». «Ho combattuto per preparare la via ad una Italia libera e nuova». «Sappi che tuo figlio muore per un alto ideale, per l’ideale della Patria più libera e più bella». «Ho vissuto per un ideale di libertà e di giustizia». «Il tuo papà è stato condannato a morte per le sue idee di Giustizia e di Eguaglianza». «Spero che il mio sacrificio come quello dei miei compagni serva a darvi un migliore domani, in un’Italia più bella quale io e voi abbiamo sempre agognato nel più profondo del nostro animo».
Che ne è oggi di quelle speranze? Viviamo in un paese in cui la democrazia stessa è in pericolo, minacciata da chi, volendo asservire l’Italia ai propri interessi e porsi al di sopra delle leggi come un sovrano assoluto, ha dichiarato guerra alle istituzioni e alla Carta costituzionale. Un paese in cui, come ha scritto Alberto Asor Rosa, «un gruppo affaristico-delinquenziale ha preso il potere» e sembra che con il denaro sia possibile comprare tutto e tutti. Un paese nel quale si calpestano i diritti e la dignità dei lavoratori, mentre crescono le disuguaglianze tra chi è sempre più ricco e chi è schiacciato dalla povertà, dalla disoccupazione, dalla precarietà. Un paese in cui, per calcolo politico, si sono alimentati contro rom e migranti i sentimenti peggiori e gli istinti più bassi, dall’egoismo e dalla chiusura verso gli altri fino al razzismo e all’odio per il diverso.
Sarebbe questa l’Italia «più bella» per la quale tanti uomini e tante donne hanno combattuto, sono stati torturati, sono morti? Che il loro esempio ci aiuti a trasformare lo sgomento in ribellione, per ricominciare a costruire un’Italia fedele ai valori della Resistenza.
Roberto Blanco
(26 aprile 2011)
Condividi | |
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.