Educazione sessuale, la crociata del Papa contro le libertà laiche

Paolo Flores d’Arcais

, il Fatto quotidiano, 12 gennaio 2011

Il discorso che Joseph Ratzinger ha tenuto di fronte “agli Eccellentissimi membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, per la presentazione degli auguri per il nuovo anno” è un vero e proprio manifesto di teocrazia cristiana, anzi “cattolica romana”. Una esplicita dichiarazione di guerra (in nome della Pace, ovviamente: Orwell docet) alla democrazia laica e alle sue storiche e liberali conquiste.

La frase di Benedetto XVI che ha fatto il giro del mondo è quella che stigmatizza come “minaccia alla libertà religiosa (…) la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile”. In sé, un’affermazione insensata, oltre ogni ridicolo. Sul Web è stato perciò anche un fiorire di commenti tipo “perché occuparsi di tali sciocchezze? Parlate di problemi seri, piuttosto”. In effetti, se una persona qualsiasi, estratta a sorte, proclamasse che l’educazione sessuale nelle scuole minaccia la libertà religiosa, verrebbe preso per demente, e nemmeno dei più innocui, visto che proprio mentre il Papa esponeva i suoi anatemi agli “Eccellentissimi membri”, i giornali erano pieni dell’ultima statistica sul dramma dell’“analfabetismo sessuale” degli adolescenti, moltissimi dei quali ritengono che una lavanda vaginale con la Coca Cola garantisca contro una gravidanza indesiderata, e la stessa cosa avvenga se l’amore lo si fa in piedi. Ma Ratzinger non è un individuo qualsiasi, visto il potere che esercita. Crescente presso troppi governi, anche se in caduta libera presso i credenti. Di quanto ha detto bisogna perciò occuparsi con assoluta serietà.

Prima osservazione: Benedetto XVI ha pronunciato la sua geremiade contro le libertà laiche in un discorso che si apriva ricordando le violenze e le stragi contro i cristiani in Egitto e in altri paesi a egemonia islamica, che hanno insanguinato questo inizio di anno. Queste ultime sì, minacce alla libertà religiosa, e anzi minacce realizzate. In una parola terrorismo religioso, più o meno coperto dai rispettivi governi.

Far seguire, “spostandosi da Oriente ad Occidente”, un elenco di “altre minacce” alla libertà religiosa, produce perciò un inquietante “effetto amalgama”, retoricamente calcolato, per cui sarebbe “terrorismo”, magari soft, anche quello dei governi democratici, delle cui laiche nefandezze il professor Ratzinger sciorina il catalogo.

Il Sommo Pontefice felicemente regnante non tollera che nelle scuole l’insegnamento sia “neutrale”, perché “in realtà” rifletterebbe “un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”. E quale altra “antropologia”, diversa dalla libertà/responsabilità di ciascuno, potrebbe mai trasmettere una democrazia, il cui fondamento è la sovranità – esercitata in comune – di ogni cittadino? Perciò, lasciamo pure da parte l’educazione sessuale (il Papa evidentemente preferisce adolescenti che credono che la masturbazione provochi cecità: qualsiasi fola, pur di reprimere la sirena del piacere, in una ossessione sessuofobica di cui non c’è traccia nelle parole di Gesù ma che trae origine da una fissazione nevrotica di san Paolo). Parliamo di educazione civica. Dovrebbe essere forse la principale materia d’insegnamento, perché i valori della Costituzione (se democratica come la nostra, ovviamente: per quelle alla Putin e alla Gheddafi il discorso si rovescia) sono l’unico ethos comune a cui tutti dovrebbero essere educati – quali che siano per il resto le diverse convinzioni religiose, politiche, morali di ciascuno – se si vuole una civile convivenza . È proprio l’educazione a interiorizzare la Costituzione l’unico insegnamento davvero neutrale, l’unico rispettoso di tutte le altre differenze. Senza quella educazione comune la convivenza all’insegna della “sovranità popolare”, fondata cioè sull’autonomia di tutti e di ciascuno, rischia di ricadere in una guerra civile potenziale permanente fra “appartenenze” conflittuali di fede, sangue, suolo, ideologie.

Ma Ratzinger, quale ethos comune, quale insieme minimo (ma esigente) di valori, non vuole la Costituzione democratica e la sua interiorizzazione educativa, per la quale sono egualmente sovrani l’ateo e il cattolico, l’ebreo e il valdese, il buddista e il maomettano. Vuole una “antropologia” informata “alla fede e alla retta ragione”. La sua, insomma. Pretende, perciò, che vengano abrogate le “leggi che limitano il diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari o di certi operatori del diritto”, intendendo con questi ultimi i magistrati che dovessero dare ragione a Englaro e Welby. Come se una democrazia-democrazia, cioè una democrazia di tutti, e non solo dei fan di una “retta ragione” di clericale “bacio della pantofola”, non conoscesse semmai il problema opposto: diritti degli individui (in primo luogo donne) calpestati dall’uso politicamente incentivato di tali obiezioni.

L’anatema si estende ovviamente all’Europa che ritiene discriminatorio (verso le altre religioni e verso gli atei) il simbolo cristiano negli edifici pubblici) e ai “pretesi nuovi diritti, attivamente promossi da certi settori della società”, che sono solo “l’espressione di desideri egoistici e non trovano il loro fondamento nell’autentica natura umana”.

Senza perifrasi: Ratzinger vuole che le leggi dello Stato obbediscano alla legge di Dio, l’unica che promuova l’autentica natura umana. E di entrambe il portavoce è, fai un pronostico, il Papa stesso. Si chiama teocrazia. È incompatibile con la democrazia. Radicalmente. Anche se nessuno degli infiniti finti liberali che infestano i media italiani lo dirà mai.

(12 gennaio 2011)

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