Eluana e i laici ultraclericali del centrodestra
Fra le tante emergenze in cui galleggia il pianeta, ce ne sono due tutte italiane: l’emergenza-laicità e l’emergenza-giustizia. Le due emergenze si sono incrociate nel caso di Eluana: questa tremenda chain novel italiana di cui la Corte costituzionale ha scritto, questa settimana, un’ennesima pagina, considerando inammissibile il conflitto d’attribuzione sollevato dal Parlamento contro precedenti decisioni della Corte di Cassazione e dei giudici d’appello. Per i non giuristi non è facile distinguere fra una decisione d’inammissibilità e una soluzione nel merito; e allora vorrei raccontarvi una piccola storia personale, per dare un’idea di quel che è successo.
Quando la Corte di Cassazione, su richiesta del padre, decise che Eluana aveva sofferto abbastanza, la maggioranza di centrodestra dell’attuale Parlamento opinò che i giudici avevano invaso le competenze del Parlamento, e sollevò conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale. In quei giorni di luglio ero in ferie al mare, in Toscana; stavo anzi ciabattando verso la spiaggia quando mi raggiunse una telefonata del Secolo xix, il giornale per cui scrivo, il quale mi chiedeva un commento a tamburo battente. Così com’ero, in costume da bagno, senza consultare né costituzione né codici, risposi che un conflitto d’attribuzione, in un caso del genere, era del tutto inconcepibile. Bene, scrivici un articolo, mi dissero; e io, mestamente, tornai sui miei passi e scrissi di getto un commento che uscì sul Secolo del giorno dopo.
In poche parole, dissi che non sono i giudici a invadere la competenza del Parlamento, quando rispondono alle richieste di giustizia di piccoli eroi italiani come Beppino Englaro, il padre di Eluana; è il Parlamento a invadere la competenza dei giudici, quando, come in questo caso, pretende di rovesciare una sentenza. E conclusi che la Corte costituzionale non avrebbe dovuto neanche entrare nel merito e decidere per l’inammissibilità del conflitto d’attribuzione: che è quanto la Corte ha fatto, pochi giorni fa. Ricordo questo episodio, intanto per farmi bello, ma poi, e soprattutto, per sottolineare che una maggioranza parlamentare gremita di avvocati del Premier non ha saputo o voluto vedere quanto era perfettamente chiaro anche a un filosofo del diritto in vacanza. E perché non ha saputo o voluto vederlo? Questa è una bella domanda, cui vale la pena cercare di rispondere.
Il mio articolo uscì appaiato a un altro, di Luca Volonté, i cui argomenti giuridici, se argomenti vogliamo chiamarli, si riducevano a questo: è in corso un tentacolare complotto di giudici, comunisti e omosessuali che stanno strumentalizzando la vicenda di Eluana per ottenere il riconoscimento dell’eutanasia. Ma nel caso di Volonté, deputato Udc, anche queste sgangheratezze si capiscono: non è facile doversi mostrare ogni giorno più clericali della Chiesa. Ma perché tutti i parlamentari laici del centrodestra, come un sol uomo, hanno cercato di impegnare il Parlamento su una posizione non solo ultraclericale, ma giuridicamente risibile, alla quale, individualmente, nessuno di loro crede? Io non riesco a immaginarmi altra risposta che questa. I nostri Soloni navigano a vista, un orecchio ai sondaggi, e tutto il resto del corpo prono alle indicazioni del Capo.
Mauro Barberis
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