Emergenza clima, la “Greta” italiana: “Finché la politica non ci ascolterà non ci fermeremo”
Giacomo Russo Spena
Intanto Federica rimane impegnata, h24, nei prossimi appuntamenti del movimento #FFF: “Il 27 settembre ci sarà lo sciopero globale per il clima e ci saranno ovunque marce, iniziative e mobilitazioni, mentre ad ottobre a Napoli ci sarà la prima assemblea nazionale per consolidare l’organizzazione, finché non saremo ascoltati non ci fermeremo!”.
L’Onu ha selezionato soltanto 100 giovani per il summit del 21 settembre, tu sei tra questi e proporrai lì un progetto per depurare l’anidride carbonica. Ma qual è l’importanza di questo meeting?
L’importanza risiede nella sua stessa natura, sarà infatti un summit intergenerazionale ed orientato all’azione: adulti e giovani collaboreranno, fianco a fianco, per elaborare un piano contro i cambiamenti climatici.
Quali decisioni speri vengano deliberate?
Vedremo, intanto so dirti che ci saranno diverse aree di lavoro come finanza, transizione energetica, transizione dell’industria, soluzioni basate sulla natura e sulle città, con un focus per i Paesi più vulnerabili.
Intanto quest’estate abbiamo assistito agli incendi in Alaska e in Siberia, per non parlare dell’Amazzonia e degli studi che certificano, nei prossimi anni, un’apocalisse con il surriscaldamento del pianeta e le conseguenze annesse: stravolgimento della biodivesità, desertificazioni, migranti climatici etc… Quanto è realmente tragica la situazione e quanto si tratta di allarmismo?
Vorrei poter dire che è tutta una grande menzogna, purtroppo non è così: ci sono molti articoli scientifici ed esperimenti che lo dimostrano. La Terra ha sempre attraversato epoche e cambiamenti climatici, il problema ora è che tutto sta avvenendo troppo in fretta e la natura (quindi anche noi) non riesce a tenere il passo. Le conseguenze? Molte specie si estingueranno e con esse il delicato equilibrio della vita verrà meno. Non sarà la fine del mondo ma sicuramente la fine del nostro mondo, di quello che conosciamo oggi. Non siamo disposti adesso a cambiare il nostro stile di vita – che poi significherebbe cambiare solo qualche abitudine – ma tanto saremo costretti a farlo tra qualche anno dal nostro pianeta perché l’aria brucerà e molte città non vedranno più la luce.
Siamo già fuori tempo massimo per invertire la rotta?
Da quanto emerge dalla comunità scientifica abbiamo ancora una decina di anni di tempo prima che si innescheranno meccanismi irreversibili e tutte le catastrofi naturali che oggi sono sotto i nostri occhi si moltiplicheranno. È importante però l’azione del singolo, dal normale cittadino all’industriale, fino alle istituzioni che devono incentivare chi vuole convertire il proprio metodo di produzione.
Rispetto al passato, grazie al movimento globale nato con Greta, nelle società occidentali esiste una maggiore sensibilizzazione sul tema ambientale e la stessa politica è più propensa ad occuparsi dell’emergenza climatica. Ma alle parole siamo sicuri che seguano fatti?
Oltre a fare proclami, i governanti devono agire, siamo scesi in piazza e continueremo a farlo fino a quando non vedremo azioni concrete.
Voi di Fridays For Future cosa chiedete alla politica tradizionale?
Chiediamo di decarbonizzare l’economia cambiando il modo di produrre energia, le modalità di trasporto di persone e cose, limitando al minimo la deforestazione e innovando i sistemi di cattura e riuso di CO2. Questo al fine di limitare il riscaldamento globale a 1.5 gradi centigradi. Oltre tale soglia infatti l’IPCC ha calcolato che scatterebbero meccanismi pericolosi e irreversibili di innalzamento delle temperature.
Sei d’accordo che la questione ambientale è collegata al sistema di sviluppo economico? Nel senso, per lanciare un nuovo Green New Deal non bisogna abbandonare quel capitalismo predatorio che tanti danni ha recato all’ecosistema e ai cittadini?
Il mio background è prettamente scientifico studiando scienze biologiche, quindi dare una risposta molto precisa e tecnica in materia non fa parte del mio ambito di lavoro. Posso dire che a mio avviso è necessario voltare pagina, ripartire con il piede giusto e soprattutto investire in modo lungimirante e rispettoso dell’ambiente così come sfruttare le nuove tecnologie green, perché ce ne sono tantissime, per cambiare completamente le nostre città.
Quanto è fattibile, nel concreto, la “transizione ecologica” delle nostre economie?
Non si deve tornare al calesse ma semplicemente passare ad investire sulle rinnovabili e sulle nuove forme di produzione, chiaramente incentivati dalle istituzioni, disintossicandoci dal carbone. Chiaramente tutto valutato secondo un metro di equità, in molti Paesi lo stanno facendo pian piano.
A differenza di Greta, andrai a New York in aereo: in questo sei meno integralista, pur sapendo che l’aeroplano è produttore di inquinamento come farne a meno per tragitti lunghi di lavoro o anche solo di vacanza?
Mah, non si tratta di essere più o meno integralisti, semplicemente Greta ha fatto un’azione simbolica e ha avuto la possibilità di scegliere come andare grazie al Principe Casiraghi che si è gentilmente offerto di sostenere questa causa. Il punto è che tutti dovremmo avere la possibilità di poterci muovere rispettando l’ambiente e non deve essere un evento straordinario. Noi combattiamo proprio perché si trovino nel breve tempo soluzioni fruibili da tutti per poter essere poi liberi di scegliere.
Al di là dell’aereo, quali sono le buone pratiche quotidiane che un cittadino può fare sue per contribuire ad un sostanziale miglioramento dello status quo?
Ci sono tantissimi piccoli comportamenti da poter adottare: dalla raccolta differenziata all’evidenziatore a matita privo del packaging di plastica, passando per delle tovagliette per sostituire la velina quando si vuole conservare un alimento fino alla toilette dove troviamo anche spazzolini in Bamboo.
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