Eugeniocrazia

Carlo Cornaglia



    Gli anni son novantatré,
    ma bisogna dire che
    Scalfari non cambia mai,
    è continuo il suo viavai.

    Fu fascista con il Duce,
    poi, smorzata la gran luce
    del mussoliniano impero,
    democratico sincero

    con più vesti: liberale,
    pannunziano, radicale,
    con Bettino socialista
    e poi filocomunista,

    pro De Mita ed occhettiano,
    pro D’Alema e ancor prodiano,
    di Veltroni appassionato
    e di Ciampi innamorato,

    mangiapreti, filo papa
    con Francesco che lo arrapa,
    anti Renzi con Enrico,
    dopo Letta grande amico

    del campion dei fanfaroni
    e poi filo Gentiloni.
    Dopo il giovanile errore
    si può dir senza timore

    come, pur se molto erratico,
    abbia fatto il democratico.
    Settant’anni a garanzia
    d’amar la democrazia.

    Ma ad un tratto il Direttore
    outing fa da colpo al cuore:
    “La democrazia fa schifo,
    per l’oligarchia fo il tifo!

    Rosatellum? Grande legge
    che dal popolo protegge
    la catena di comando,
    ché sarebbe abominando

    un governo a Cinque stelle.
    Ne vedremmo delle belle
    se vincessero i grillini
    populisti cittadini!

    Perciò è ben fare di tutto
    perché perdano di brutto
    e, se vincon le elezioni,
    non arrivino ai bottoni.

    Zagrebelski è un caro amico,
    ma, ahimè, non capisce un fico.
    Io gli dico, cuore in mano:
    “Credi al popolo sovrano

    che comanda e che decide
    per far vincere le sfide?
    No, Gustavo, è una follia!
    Chiamasi democrazia

    quella che tu ingenuo invochi.
    La sovranità è di pochi
    che decidon per i molti,
    non comprenderlo è da stolti.

    Se poi sono nominati
    dai partiti e non votati
    dalla gente, dammi retta,
    è un’oligarchia perfetta!”

    Passa qualche settimana
    e di nuovo si sputtana,
    questa volta alla Tivù.
    Dice a Floris suppergiù:

    “Fra Di Maio e Berlusconi
    alle prossime elezioni
    sceglierei l’ex Cavaliere…”
    Bravo il nostro gazzettiere!

    Che si scorda Mondadori,
    il bazar di senatori,
    testimoni, magistrati,
    finanzieri e deputati,

    il conflitto di interessi,
    la miriade di processi,
    prescrizion, frodi fiscali,
    i mafiosi suoi sodali,

    le special leggi per sé,
    i disastri da premier,
    Papi con le sue Olgettine,
    la culona oltre confine,

    Sua Emittenza e il piduista.
    Bravo il nostro giornalista
    che in un attimo, una sera
    si sputtana la carriera

    onorata in apparenza,
    ma in odor di connivenza!
    Cosa dire al birichino?
    Ciò che gli scrisse Calvino

    quando Eugenio per Benito
    l’intelletto avea smarrito,
    scrittor su un suo giornalaccio:
    “Caro Eugenio, sei un PAGLIACCIO!”
         
(4 dicembre 2017)



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