L’Europa e il cappio al collo: come la mafia

Alessandro Somma



Alcuni giorni fa il noto quotidiano tedesco die Welt, noto per la sua linea editoriale conservatrice e a tratti reazionaria, ha sentito il bisogno di mettere in guardia la Cancelliera Angela Merkel dal mostrare eccessiva solidarietà verso i Paesi europei colpiti dall’emergenza Covid-19. Soprattutto con l’Italia bisognerebbe stare attenti: il Paese è impestato di mafia, e questa non aspetta altro che buttarsi sui finanziamenti a pioggia provenienti da Bruxells. È quindi meglio destinare pochi fondi, e soprattutto esercitare un controllo serrato per evitare sprechi e ruberie.

Agli amici tedeschi sfugge evidentemente che la mafia prospera proprio perché da Bruxelles non arrivano soldi. Già ora molte imprese costrette a interrompere la produzione sono strozzate dai debiti e sono dunque affamate di denaro. Se questo non arriva attraverso canali legali, la mafia è pronta a fornirlo: immediatamente e senza burocrazia. Per poi pretendere interessi usurari, quindi ridurre sul lastrico gli imprenditori e costringerli infine a svendere la loro impresa.

A ben vedere il comportamento della criminalità organizzata ci aiuta a comprendere come l’Europa si sta comportando con l’Italia. Il nostro Paese sta precipitando in una drammatica crisi economica, che porterà impoverimento e disoccupazione ai suoi cittadini e voragini nelle casse dello Stato. Il nostro deficit e il nostro debito esploderanno, e il nostro pil crollerà, proprio mentre dovremo ritornare sulla strada del pareggio di bilancio: il Patto di stabilità e crescita è stato sospeso ma verrà presto riattivato. Abbiamo pertanto un disperato bisogno di ingenti somme, non però date a prestito, perché in questo modo infileremmo la testa in un cappio pronto a stringersi nei prossimi mesi.

Certo, questa condizione accomuna molti Paesi europei, ma la Germania e i suoi satelliti pensano di poter fare da soli. Per questo rifiutano di condividere lo sforzo economico: con i famosi Eurobond, ovvero con titoli del debito emessi dall’Europa, o con la monetizzazione del debito, cioè con l’acquisto da parte della Banca centrale europea dei titoli del debito emessi dai Paesi membri. Acquisto diretto da questi ultimi e non dalle banche, come avviene con il Quantitative easing incapace però di raggiungere l’economia reale.

Questa è la posizione ribadita nell’ultima riunione dell’Eurogruppo dai Ministri finanziari dell’Eurozona, dove si sono proposte soluzioni poco utili o peggio dannose. È poco utile l’istituzione di fondi per le imprese e la disoccupazione, innanzi tutto perché mobilitano somme insufficienti e poi perché mettono in moto mere partite di giro: i fondi si costituiscono emettendo titoli sul mercato con garanzie irrevocabili fornite dai singoli Stati, e comunque le cifre ottenute vanno restituite e pertanto aumentano il debito. È poco utile anche il fondo per la ripresa, di cui non si dice nulla se non che se ne discuterà assieme al bilancio europeo: quindi fra troppo tempo, e soprattutto sapendo che non se ne farà nulla. È invece dannoso il ricorso al Mes, la cui assistenza finanziaria non sarebbe sottoposta a condizionalità per le sole spese sanitarie: sono pur sempre condizionalità in quanto tali rivedibili in seguito, e poi parliamo nuovamente di prestiti da restituire.


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A queste condizioni sono davvero incomprensibili gli ottimismi e persino i toni trionfali di chi commenta le decisioni dell’Eurogruppo, considerandole un compromesso equilibrato tra le posizioni dei falchi del nord e dei Paesi sudeuropei. Se questo compromesso non verrà radicalmente rivisto il destino dell’Italia è segnato: ha correttamente detto che non ricorrerà al Mes per non impiccarsi con le proprie mani, e dunque potrà avere il denaro indispensabile per affrontare la crisi solo emettendo titoli, ovvero indebitandosi con il mercato, oltre che eventualmente con i fondi per le imprese e la disoccupazione. A questo punto i titoli italiani saranno considerati spazzatura e li si potrà piazzare solo a interessi alti: tanto alti da non essere sostenibili, e quindi da portare all’intervento in grande stile del Mes e della Troika. Faremo così la fine della Grecia, con i Paesi europei ricchi impegnati nello shopping a prezzi da svendita delle imprese e dei beni pubblici italiani.

Se così stanno le cose il problema dell’Italia non è la mafia pronta a mangiarsi gli aiuti di Bruxelles, ma l’Europa che si comporta come la mafia con le imprese italiane strozzate dall’egoismo europeo. E di fronte a questa cruda realtà non c’è che una strada: quando il Consiglio europeo si riunirà per ratificare le decisioni dell’Eurogruppo, l’Italia dovrà rifiutarsi di farlo. Whatever it takes.

(10 aprile 2020)





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