L’Europa confessionale che piace al Vaticano

Maria Mantello



Europa cristiana=leggi cristiane. Meglio se cattoliche. In occasione dell’entrata in vigore della Costituzione europea il Vaticano aveva intrapreso una battaglia intensa e capillare perché fosse scritto nel testo il chiaro richiamo alle radici cristiane. Non lo ottenne. Tuttavia non ha mai rinunciato al suo sogno universalistico. E adesso torna nuovamente alla carica soprattutto in presenza di alcuni avvenimenti che sembrerebbero ridar fiato al confessionalismo.

Lo si è visto in occasione della recente “sentenza del crocifisso” della Corte di Strasburgo [1], dove su appello del governo italiano è stato revocato, anche se con alcuni paletti, il primo giudizio che ne vietava l’esposizione nei luoghi pubblici (nella fattispecie aule scolastiche). E l’alleanza per il crocifisso di stato, ha potuto anche contare a Strasburgo sul sostegno di Armenia, Bulgaria, Cipro, Lituania, Malta, Monaco, Romania, San Marino e Federazione Russa. Paesi dove la preoccupazione prima dei governi non sembrerebbe certo essere l’autonomia dal confessionalismo.

Ma la Chiesa cattolica si appresta a sfruttare un’altra propizia circostanza. A breve nell’Unione europea, entrerà infatti la Croazia. Un ingresso particolarmente benedetto. Vale appena ricordare che nel contesto del conflitto etnico-religioso tra musulmani e cristiani, il Vaticano nel 1992 per primo ne riconobbe l’autonomia. Non stupisce quindi che all’ "amata Croazia", come la chiamava papa Wojtyla, si rivolga adesso con molta attenzione papa Ratzinger, che l’11 aprile 2011, in occasione dell’udienza con l’ambasciatore croato presso la Santa Sede ha sottolineato come questo paese entrando nell’Unione Europea saprà difenderne l’identità religiosa. «Affermare che l’Europa non ha radici cristiane, – ha precisato Benedetto XVI- equivale a pretendere che un uomo può vivere senza ossigeno e senza nutrimento. Non bisogna vergognarsi di ricordare e sostenere la verità rifiutando, se necessario, ciò che è ad essa contrario». Insomma l’Europa ha da essere cristiano-cattolica. Lo dice il papa e basta. (E forse anche quel riferimento a aerazione e nutrimento in tempi di negazione delle volontà sul proprio fine vita, non è forse casuale).

Allora spetta ai laici reagire per rivendicare i valori della libertà e della laicità, che sono stati la massima conquista dell’Europa e dell’occidente. Questi valori affondano nella scelta e nel dubbio. Radici che derivano storicamente da quel grande patrimonio di idee, che dall’antica Grecia si è propagato in tutto l’occidente. Radici laiche che hanno resistito a persecuzioni roghi e torture. Il demone socratico del dubbio è sopravvissuto. Da quel demone si sono sviluppati i principi di libertà, uguaglianza, fratellanza che stanno a base delle democrazie liberali, che nella laicità solo possono assicurare la serena civile convivenza. Sono queste a veder bene le radici dell’Europa. Da queste radici laiche nasce l’idea di Europa di Mazzini, di Cattaneo, di Spinelli e di tanti altri. E a queste radici si richiama l’attuale Preambolo della Costituzione europea quando afferma: «L’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà di uguaglianza e di solidarietà; l’Unione si basa sui principi di democrazia e dello stato di diritto. Essa pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell’Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia».

1) Cfr. Maria Mantello, Un crocifisso niente affatto innocuo, MicroMega:
Sulla sentenza cfr: http://www.periodicoliberopensiero.it/news/news_20110318-crocefissi-di-ritorno.htm

(13 aprile 2011)

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