L’ex consigliera M5S: “Le mie dimissioni? Non condivido l’accordo con la Lega, siamo culturalmente diversi”

Giacomo Russo Spena

La napoletana Francesca Menna, docente universitaria, ha lasciato Palazzo San Giacomo poco dopo la nascita del governo Conte: “Il contratto con Salvini non mi ha trovato d’accordo soprattutto per le modalità con cui lo abbiamo appreso”. Vicina politicamente al Presidente della Camera, pensa che Fico esprima “i valori fondanti e la visione originaria del Movimento”. E ora spera in un repentino cambio di rotta del M5S.

intervista a Francesca Menna

“Il M5S deve rimanere fedele ai propri principi”. Francesca Menna è un’attivista del Movimento dalla prima ora. Napoletana, docente di veterinaria all’università Federico II, è stata per due anni consigliera comunale per i Cinque Stelle. Il passato è d’obbligo. Si è dimessa poco dopo la nascita del governo Conte. Ufficialmente la motivazione è stata: “Ho ricevuto degli incarichi universitari tali da rendere impossibile lo svolgimento di consigliere comunale con la dedizione e il rigore con cui ho lavorato questi due anni”. Ovviamente, le ragioni sono politiche. C’è mal di pancia per il contratto di governo con la Lega, non a caso Menna è stata anche tra gli “assenti non giustificati” durante la visita a Napoli di Luigi Di Maio e – si vocifera – abbia rapporti politici con Roberto Fico per cui spende belle parole: “Rappresenta i valori fondanti dei Cinque Stelle”.

Professoressa Menna, ormai sono passati alcuni giorni dalla sua decisione di lasciare il consiglio comunale di Napoli. Al di là degli incarichi universitari, perché queste dimissioni da Palazzo San Giacomo?

Sicuramente conciliare un lavoro di responsabilità come quello del professore universitario con quello di consigliere comunale è difficile nonostante sia l’unico incarico che preveda la possibilità di mantenere il proprio lavoro, ed è questo il motivo per il quale ho acconsentito di candidarmi, di fatto, però, è organizzato per chi può assentarsi dal lavoro…

Quindi…

Non ho fatto mistero che il contratto con la Lega non mi abbia trovato d’accordo soprattutto per le modalità con cui lo abbiamo appreso.

Quali sono gli aspetti più critici di questo accordo di governo con il Carroccio?

Siamo culturalmente molto diversi, noi sentiamo forte il senso della centralità dello Stato e della Costituzione, il concetto di beni comuni che rappresentano tutti quei “valori” dall’acqua alla salute, al sapere che non possono diventare merce. La difesa dell’acqua pubblica, infatti, è al primo punto del contratto. Inoltre di questi tempi il recupero della dialettica come strumento politico è di estrema importanza per superare le semplificazioni, il consociativismo e le polarizzazioni così pericolose e la Lega non è proprio espressione di questo modo di concepire la politica.

Però il M5S non aveva i numeri per governare da solo, secondo lei era meglio ritornare al voto che cercare un’intesa con Salvini?

L’intesa con Salvini non la vedo feconda per i motivi che ho elencato sopra, ma credo che proprio adesso il ruolo del Movimento sia importante soprattutto nel dare centralità al Parlamento e per restituirgli il ruolo di luogo del dibattito e del confronto dal quale scaturisce non solo il potere legislativo ma anche quello di controllo, potere che da Berlusconi in poi è andato scemando.

I sondaggi ci dicono che la Lega ha superato il M5S nei consensi. C’è il reale rischio che Matteo Salvini possa fagocitare il M5S e la sua richiesta di cambiamento?

Se il Movimento saprà mantenere forte la sua identità rafforzando soprattutto i suoi valori e la visione iniziale che sono l’accoglienza, l’ascolto e la condivisione, la difesa della “cosa pubblica” e l’antifascismo non solo non perderà consensi ma rappresenterà il nucleo di cristallizzazione attorno al quale si polarizzeranno tutte le sensibilità democratiche e di conseguenza i consensi.

Quasi ogni giorno Salvini ne spara una. Una volta contro Regeni, un altro contro le Ong, un altro ancora parla di “pacchia” e “crociera” per i migranti in mare. Oggi fa facile propaganda sulla scorta di Saviano. Quando sente queste dichiarazioni, qual è la sua reazione?

Beh, resto sconcertata.

Si dice che lei sia vicino politicamente al presidente della Camera Roberto Fico. Proprio lui, con qualche dichiarazione, sembra rappresentare i malumori di una parte del M5S nei confronti del governo Conte. È realmente così?

Fico esprime né più né meno i valori fondanti e la visione del Movimento, i malumori eventuali sono di chi non sa e non capisce cosa siano i Cinque Stelle.

Il giornalista Sandro Ruotolo ha scritto una lettera al presidente della Camera, firmata anche da esponenti locali vicini a de Magistris, nella quale chiede di “fermare questa deriva di estrema destra, che cosa ha a che vedere tutto questo odio con il cosiddetto governo del cambiamento?”. Che ne pensa?

Credo che la polarizzazione del pensiero così pericolosa, abbia radici più lontane, sia un sintomo di un male che nasce dall’avere abbassato la soglia di attenzione rispetto a fenomeni culturali e politici che hanno ridotto il pensiero complesso, semplificato il linguaggio, praticamente distrutto il pensiero critico e di questo la “Sinistra” ha una responsabilità enorme, lo denunciava Nanni Moretti anni fa. Se governo di cambiamento dovrà esserci, dovrà ripartire da queste cose e dovrà avere coraggio perché sarà veramente contro corrente. Dovrebbe, inoltre, uscire da quella continua condizione di emergenza, costruita così sapientemente in questi anni per distruggere gli strumenti politici così importanti e fondanti dello Stato democratico.

Sta pensando di lasciare il M5S?

No.

Però mi ha confermato che esistono dei malumori nella base del M5S. Farà battaglia interna?

Il Movimento è un grosso contenitore dove hanno trovato casa molte persone diverse per cui ben vengano le discussioni. La dialettica è auspicabile e va incoraggiata altrimenti la politica muore: è la base per riappropriarsi della politica per evitare il pensiero unico.

Crede ancora nell’obiettivo del cambiamento?

Il Movimento è già espressione di un cambiamento perché nasce dal passaggio dai meetup, adesso ne stiamo affrontando un altro: governare è una sfida grande che richiede consapevolezza, attenzione e, soprattutto, centratura e riferimento ai nostri principi di partenza. L’importante è rimanere fedeli ai propri principi.

(21 giugno 2018)







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