‘Facilitare accesso ad aborto farmacologico durante emergenza COVID-19’. Appello alle istituzioni
In questo momento storico, in cui il Governo e tutta la società si trovano a gestire l’emergenza da COVID-19, riteniamo doveroso tutelare la salute e i diritti delle donne e nel rispetto di tutte le misure necessarie per contenere e contrastare il diffondersi della pandemia. Durante questa fase di emergenza sanitaria, se le donne incontrano difficoltà ad accedere ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza rischiano di superare i limiti temporali entro i quali la Legge 194/78 prevede il diritto di interruzione. Questo rischio è maggiore per le donne che vivono in condizioni di alta marginalità e vulnerabilità (per esempio: violenza domestica, condizioni precarie di salute o positività a COVID-19).
Per garantire l’assistenza e contenere le occasioni di contagio, Pro-choice Rete italiana contraccezione e aborto (Pro-choice RICA), Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’Applicazione legge 194 (LAIGA), l’Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto (AMICA), l’Associazione Vita Di Donna ONLUS hanno scritto una lettera alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero della Salute affinché siano adottate misure urgenti per garantire ad ogni donna, sull’intero territorio nazionale, l’accesso al servizio di interruzione volontaria di gravidanza (IVG).
In considerazione delle decisioni adottate dal Governo per gestire l’emergenza epidemiologica da COVID-19, Pro-choice Rete italiana contraccezione e aborto (Pro-choice RICA), la Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’Applicazione legge 194 (LAIGA), l’Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto (AMICA), l’Associazione Vita Di Donna ONLUS chiedono alla Presidenza del Consiglio del Ministri e al Ministero della Salute di adottare misure urgenti volte a garantire l’accesso alla interruzione volontaria di gravidanza, privilegiando la procedura farmacologica che permetterebbe, se condotta in conformità con le evidenze attualmente disponibili e con le linee guida delle società scientifiche internazionali, di limitare gli accessi in ospedale e dunque il rischio di contagio.
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A tal fine le Associazioni suddette chiedono di modificare URGENTEMENTE le “Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine” emesse dal Ministero della Salute in data 24 giugno 2010. In particolare si chiede di:
– Eliminare l’antiscientifica ed antieconomica raccomandazione del ricovero in regime ordinario dal momento della somministrazione del mifepristone al momento dell’espulsione;
– Ammettere i soli regimi di ricovero in day hospital, con due accessi ospedalieri, e ambulatoriale. In particolare il regime ambulatoriale (“at home” nella letteratura scientifica), come ormai in uso nella stragrande parte degli altri paesi europei, prevede un unico passaggio nell’ambulatorio ospedaliero o in consultorio, con l’assunzione del mifepristone, e la somministrazione a domicilio delle prostaglandine;
– Ammettere in via transitoria, in situazioni di particolari difficoltà in relazione all’attuale stato di emergenza, una procedura totalmente da remoto, monitorizzata da servizi di telemedicina, come è già avvenuto in Francia e nel Regno Unito.
Firmato
Pro-choice RICA, LAIGA, AMICA, Vita Di Donna ONLUS
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