Filosofare con i bambini? A scuola si può!
Maria Mantello
Sollecitare l’avviamento alla riflessione filosofica fin dai primi anni di scolarizzazione? Si può! Anzi si deve! Perché essere avviati fin da piccoli a quella “ginnastica mentale” che abitua a padroneggiare/comunicare/rivedere pensieri e giudizi, è fondamentale. E per quegli insegnanti che si chiedessero come fare, ecco il piccolo manuale teorico-pratico di Rosanna Lavagna.
Un piccolo manuale teorico-pratico, questo che Rosanna Lavagna destina agli insegnanti della scuola d’infanzia e primaria, per sollecitare l’avviamento alla riflessione filosofica fin dai primi anni di scolarizzazione (“Filosofare con i bambini? A scuola si può!”, Nessun Dogma, 2020).
I bambini non possiedono ancora gli strumenti concettuali del pensiero logico ipotetico deduttivo, che struttureranno successivamente. Ma essere avviati fin da piccoli a quella “ginnastica mentale”, come l’autrice la definisce, che li abitua a padroneggiare/comunicare/rivedere pensieri e giudizi, è fondamentale. Fin dalla scuola dell’infanzia.
In questa fascia di età, le strutture mentali sono tutte legate alla concretezza della realtà di cui i piccoli hanno esperienza diretta, e che cominciano a percepire come altra da sé.
È questa la fase del decentramento cognitivo in cui il bambino si percepisce in quanto Io. Identità individuale che nella sua egoità esperienziale crea la sua rappresentazione personale degli oggetti e li pone in relazione rispetto a quanto lui riscontra.
Ecco allora l’importanza del confronto con i suoi coetanei. In quel gruppo classe, dove esperienze diversificate devono necessariamente incontrarsi e confrontarsi.
Ecco allora l’importanza del confronto con i suoi coetanei. In quel gruppo classe, dove esperienze diversificate devono necessariamente incontrarsi e confrontarsi.
Una condizione preziosa, dove l’insegnante diviene mediatore-facilitatore per educare al rigore metodologico della riflessione.
Partendo da una parola, da un disegno, da un racconto, vengono fuori i pensieri dei bambini. Diverse egoità imparano a dialogare.
Un’esperienza che i bambini prendono con la serietà richiesta e che è appunto una ginnastica per quella duttilità mentale che è la epistéme, ovvero “ciò che si impone” per garantire validità modalità e ambito di ogni ricerca.
Partendo da una parola, da un disegno, da un racconto, vengono fuori i pensieri dei bambini. Diverse egoità imparano a dialogare.
Un’esperienza che i bambini prendono con la serietà richiesta e che è appunto una ginnastica per quella duttilità mentale che è la epistéme, ovvero “ciò che si impone” per garantire validità modalità e ambito di ogni ricerca.
Ai bambini non occorre spiegare tutto questo. Lo devono vivere praticamente. E il confronto incontro nel gruppo classe diviene iniziazione a capire che l’esperienza individuale non può essere assolutizzata.
Sembrerebbe una banalità, ma è l’input per sviluppare il pensiero dubitativo.
Sembrerebbe una banalità, ma è l’input per sviluppare il pensiero dubitativo.
Capire questo fin da piccoli è fondamentale per non restare fissati anche da adulti a fare della propria egoità l’ombelico del mondo.
E basterebbe solo questo per convincerci dell’importanza che non è mai né troppo presto né troppo tardi per iniziare a filosofare.
E basterebbe solo questo per convincerci dell’importanza che non è mai né troppo presto né troppo tardi per iniziare a filosofare.
Rosanna Lavagna, laurea in pedagogia, dopo una lunga esperienza di insegnamento nei licei ha iniziato la sua “avventura” di progetti di filosofia con bambini condotti all’insegna del metodo socratico. Ovvero quell’arte di far partorire pensieri attraverso una ricerca aperta per il superamento del particolarismo e del suo ridimensionamento. Una ricerca filosofica che con strumenti adatti alle diverse fasce di età, abitua a guardare oltre il proprio palmo del naso.
E per questo, l’autrice non si stanca di ripetere che occorre cominciare fin dalla scuola d’infanzia. Quando pregiudizi e stereotipi ancora non hanno avuto la possibilità di incardinarsi nelle giovanissime menti.
E per questo, l’autrice non si stanca di ripetere che occorre cominciare fin dalla scuola d’infanzia. Quando pregiudizi e stereotipi ancora non hanno avuto la possibilità di incardinarsi nelle giovanissime menti.
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È questa l’età dei perché, espressione della “meraviglia” di fronte alla miriade di stimoli che l’esperienza mondo offre.
«Spesso gli adulti – scrive l’autrice – di fronte alle domande dei piccoli si trovano a disagio, non sanno cosa dire; infatti o forniscono risposte edulcorate, evasive, ovvie, oppure bloccano la domanda (“quando sarai più grande”) […]. I bambini hanno bisogno invece, di essere incoraggiati e seguiti nelle loro richieste».
Insomma, più o meno consapevolmente, spesso gli adulti trasmettono l’idea che è meglio adeguarsi e non fare troppe domande.
«Spesso gli adulti – scrive l’autrice – di fronte alle domande dei piccoli si trovano a disagio, non sanno cosa dire; infatti o forniscono risposte edulcorate, evasive, ovvie, oppure bloccano la domanda (“quando sarai più grande”) […]. I bambini hanno bisogno invece, di essere incoraggiati e seguiti nelle loro richieste».
Insomma, più o meno consapevolmente, spesso gli adulti trasmettono l’idea che è meglio adeguarsi e non fare troppe domande.
Eppure, quel chiedersi sempre il perché è l’aspetto più prezioso per capire come stanno le cose. Peculiarità della filosofia che non a caso qualcuno ha definito “la scienza delle scienze”, poiché il come pensare bene e come agire bene, è l’apriori per scoprire, ricercare oltre l’ingannevole (o spesso comoda) apparenza.
Pertanto, i corsi di filosofia con i bambini vanno incrementati, come l’autrice suggerisce. Passando dalla sperimentazione all’insegnamento curricolare.
Pertanto, i corsi di filosofia con i bambini vanno incrementati, come l’autrice suggerisce. Passando dalla sperimentazione all’insegnamento curricolare.
La strada è tracciata dal Decreto del ministero dell’Istruzione emanato nel 2012 (Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione) affinché nei ragazzi si favorisca lo sviluppo dell’autonomia di pensiero e di scelta nel rispetto reciproco.
E non è solo questione individuale, ma di cittadinanza democratica.
Come conclude Cinzia Sciuto la sua prefazione a questo libro: «La democrazia ha bisogno di cittadini informati, consapevoli, capaci di autonomia. E la scuola di oggi è il luogo dove si costruisce niente di meno che la democrazia di domani».
Come conclude Cinzia Sciuto la sua prefazione a questo libro: «La democrazia ha bisogno di cittadini informati, consapevoli, capaci di autonomia. E la scuola di oggi è il luogo dove si costruisce niente di meno che la democrazia di domani».
(2 ottobre 2020)
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