I diktat oscurantisti del cardinal Bagnasco
Carlo Troilo
Poco prima di lasciare il ruolo di segretario generale della CEI, il Cardinale Bagnasco ha dettato la sua eredità morale, richiamando i “principi non negoziabili” dell’era Wojtyla-Ratzinger, a cominciare dalla vita come “bene indisponibile”. Ecco alcuni dei punti principali del Bagnasco-pensiero:
– La legge sul testamento biologico in discussione in Parlamento è “radicalmente individualistica, adatta a un individuo, padrone assoluto di una vita che non si è dato”
– La categoria di terapie proporzionate o sproporzionate “si presta alla più ampia discrezionalità soggettiva”
– “Si rimane sconcertati vedendo il medico ridotto a un funzionario notarile, che prende atto ed esegue, prescindendo dal suo giudizio in scienza e coscienza”
– “La morte non deve essere dilazionata tramite l’accanimento terapeutico ma neppure anticipata con l’eutanasia” (di cui peraltro nel ddl non si parla affatto).
– La famiglia, “fondata sul matrimonio e aperta alla vita”, è costantemente sotto attacco da “un certo pensiero unico” che “continua a denigrare l’istituto familiare e a promuovere altri tipi di unione”. Come se moltissimi giovani non si sposassero più (e soprattutto non più in Chiesa) perché influenzati dal “pensiero unico”: che forse apprendono grazie alle trasmissioni progressiste della TV di Stato
– C’è sempre il rischio che qualcuno provi a rilanciare il tema delle adozioni anche da parte delle coppie omosessuali, mentre i figli devono essere “allevati da papà e mamma, nella differenza dei generi che, come l’esperienza universale testimonia, completa l’identità fisica e psichica del bambino”. E qui colpisce l’assonanza di termini con il quotidiano “La croce”, edito appunto da una associazione che si chiama “Voglio la mamma”(la realtà dei teodem supera di molto la fantasia di noi laici !)
– Chi agisce diversamente, “nega ai minori un diritto umano basilare” che “non può essere schiacciato dagli adulti, neppure in nome dei propri desideri”, magari facendo ricorso alla “pratica della maternità surrogata” (eppure Bagnasco sa che questa pratica è un reato in Italia e che nessuna forza politica ne chiede la legalizzazione).
– Infine non manca l’attacco alla “cultura del gender” nelle scuole con cui “si banalizza la sessualità umana ridotta ad un vestito da cambiare a piacimento”. Ma di quali scuole parla il Cardinale?
Alla faccia dell’articolo 7 della Costituzione (“Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”) Bagnasco straccia le leggi già approvate dal Parlamento (unioni civili), cerca di influenzare quelle in fase di delicata discussione, come il testamento biologico (il classico elefante nella cristalleria), esorcizza cose di cui nessuno si fa sostenitore.
Bagnasco se ne va, ma “il peggio non è mai morto”. Ripensare il CNB?
Per quanti pensano che Bagnasco se ne andrà (ma il peggio, come si suol dire “non è mai finito”) ma resterà il Papa argentino con le sue “aperture”.
E in proposito riferisco brevemente su un evento significativo che ha avuto poca eco sulla stampa.
Bergoglio ha recentemente ricevuto i vertici del Comitato Nazionale di Bioetica – CNB. Il Comitato è un organo consultivo della Presidenza del Consiglio e formula cautissimi pareri per le diverse istituzioni dello Stato sui cosiddetti temi “eticamente sensibili”. E’ tradizionalmente su posizioni molto moderate e non sgradite alla Chiesa. Presidente è il prof. Francesco Paolo Casavola, vice presidente vicario il prof. Lorenzo D’Avack, che ha guidato la delegazione del CNB dal Papa, non essendo D’Avack in buone condizioni di salute. Per semplificare, il primo è più progressista, il secondo più conservatore.
Fra i punti fermi del CNB – ribaditi nell’incontro con Bergoglio – ne spiccano due: la convinzione che esistano “valori condivisi” (da chi?) ed il timore che i progressi della tecnologia possano minacciare “i diritti e la dignità dell’uomo” (ai membri del CNB va ricordato che la difesa della “dignità della persona umana” è rivendicata con forza dalla Costituzione nello stesso articolo, il 32, che assicura ai malati la possibilità di rifiutare terapie non volute).
Eppure Bergoglio, al termine dell’incontro, ha invitato i membri del CNB a “non far prevalere la scienza sull’etica”. Più o meno quello che Galileo si sentì dire dal Sant’Uffizio (fra la terra e il sole – era la disputa – chi dei due gira intorno all’altro?) che lo costrinse all’abiura nel 1633. Ma poiché “il tempo è galantuomo”, Giovanni Paolo II riconobbe l’errore della Chiesa nel 1992.
Dunque, i membri del CNB non temano troppo i diktat del Papa. Mal che vada, fra 359 anni saranno forse riabilitati.
Di grande intereresse un articolo sull’incontro CNB – Bergoglio di Maurizio Mori, presidente della Consulta di Bioetica, una associazione culturale laica e progressista.
Mori paragona il recente incontro del CNB con Papa Bergoglio con quello che il Comitato ebbe nel 2014 con il Presidente Napolitano. Il Capo dello Stato invitò caldamente il Comitato: a) a dare maggiore pubblicità ai propri documenti (il CNB gareggia in attivismo e visibilità con il CNEL); b) a premere sul Parlamento perché discutesse delle scelte di fine vita. Napolitano ribadì il suo “no” al silenzio su questi temi, come aveva fatto pubblicamente rispondendo nel 2006 a Piergiorgio Wellby e nel 2014 in una lettera aperta a me ed ai congiunti di Monicelli, Magri e Lizzani. Nessun seguito significativo a queste raccomandazioni.
Mori critica anche il fatto che nel sito ufficiale del CNB è stato dato più spazio all’incontro con il Papa che a quello con il Presidente della Repubblica (come spesso avviene con i telegiornali del Servizio Pubblico e delle tv private).
Forse è il caso di ripensare al ruolo e alla composizione del CNB. Chi ha proposte, per favore le faccia.
(23 marzo 2017)
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.