Fini ovvero l’elogio dell’ossimoro

Paolo Farinella

, prete

Mi sono sorbito un’ora e tre quarti di discorso di Fini a Mirabello, da cui sembrava dovessero dipendere i destini del mondo. Mirabellum, umbilícus mundi! Oddio, anche questa! Il mondo si è spostato un poco più in là e Fini ha potuto delimitare i suoi confini, come in un branco, dove tra i due contendenti per la supremazia, il vincitore, orinando, delimita lo spazio di sua influenza. Assente ma presente Cesare-Caligola, il pretoriano Fini si è svuotato e si è liberato l’intestino restituendo il servizio del Giornale/Libero con enorme soddisfazione: comunione e liberazione al tempo stesso. Nulla di più, nulla di meno. Ha vinto l’ossimoro, figura retorica che afferma nello stesso tempo due antitesi contrastanti e irriducibili (ghiaccio bollente; stanco riposo; riso dolente, ecc.).

Fini ha parlato, Berlusconi ora prepara le elezioni e Bossi passa alla cassa a riscuotere. Cosa è successo? Tutto e nulla (ancora ossimori). Fini si è tolto i sassi dalle scarpe e ha riconsegnato il cerino acceso a Berlusconi, il quale credendosi furbo aveva strafatto come al solito e dar suo: avrebbe premiato chi tradiva Fini, inserendoli nelle liste elettorali prossime in posti sicuri. Se qualcuno cascasse nella trappola finirà senza Fini e senza Berlusconi perché costui è bugiardo e non mantiene mai le promesse bugiarde: tanto negherebbe di averle fatte. Stiano attenti i seguaci di Fini perché chi tradisce una volta, tradisce due, tre e finché può e di lui non ci si può fidare. Tanto meno ci si può fidare di Berlusconi che è la falsità fatta maschera pittata.

Fini ha elencato tutte, quasi tutte, le cose che non vanno in Berlusconi e gliele ha cantate e suonate, mettendolo di nuovo nell’angolo. Si è proposto come moderno liberale, ha chiamato nell’ammucchiata Rutelli e Casini, ha rotto la cristalleria, togliendo a Berlusconi il giochino ormai inutile del partito su misura o del predellino e lo obbliga a trattare con lui e il suo gruppo per ogni respiro. La furbata di Fini è stata che non ha annunciato formalmente la nascita di un partito, anche se lo ha fatto di fatto, e di non uscire dalla maggioranza, ma dichiarando che avrebbe votato con gioia e affetto i cinque punti del programma, cioè quello che interessa Berlusconi e la Lega. Ora questi non possono fare altro che trovare il pretesto per andare alle elezioni, perché Berlusconi da uomo politico senza politica e senza strategia che non sia salvarsi il bottom, non accetterà mai di essere dimezzato a comprimario.

Fini ha fatto l’elenco della spesa, è stato puntiglioso e sarcastico, efficace e rauco, sano e malaticcio, ha volato alto e basso, ma ha fatto solo ed esclusivamente il suo personale interesse, travestito da discorso nobile alla Nazione. Non ha fatto un minimo di autocritica, se non una volta e senza troppa enfasi (per dire che gli rimorde la camicia nera per avere votato la legge elettorale, meglio conosciuta come «La Porcata»); non ha chiesto scusa agli Italiani di avere appoggiato tutte le nefandezze di cui accusa Berlusconi: «Basta con le leggi ad personam», dice Fini che ne ha votato almeno 39 (di padre certo) e si appresta a votare la 40a con il secondo lodo Alfano.

Si schiera contro il processo breve, ma vuole mettere in sicurezza il boss mafioso: che se lo metta in cassaforte o anche altrove, ma non venga a fare lo statista o il liberale perché non può appoggiare Berlusconi nel momento in cui lo inchioda. Se questa è legalità, stiamo freschi! Non mi fido di Fini perché è e resta fascista e il suo discorso lo dimostra in ogni parola, in ogni cucchiaio di olio di ricino che versava sull’ammucchiata dell’amore, dove sono soliti amarsi bastonandosi di santa ragione.

Fini è un furbetto senza quartierino: sta giocando una partita in solitario perché sa che quando Berlusconi cadrà, e cadrà, il partito di plastica si squaglierà e allora vi sarà la corsa al carro fascista. Costui, dopo 15 anni di sfricugliamento e prostituzione, ora si sveglia dal coma berlusconista e si mette al vento. Quando cadrà Berlusconi, Fini sarà pronto a raccogliere i resti di ciò che resterà dal «paròn ghe pensi mi». Fini si è servito di Berlusconi perché senza di lui non sarebbe stato mai accreditato come governativo.

Berlusconi ha sdoganato i fascisti e i Savoia, ma ora che Fini è presidente della Camera e punta ancora più in alto, ha bisogno di ben altri appoggi che non quelli di un dittatore che bacia le mani oscenamente ad un altro dittatore libico. Tutto qui. Questa è la grande politica della destra. Questa è il vuoto abissale della politica della sinistra che ormai è anche superfluo chiamare sinistra, visto che anche da quella parte si pensa di fare affari con Casini e con Fini. Da parte sua il Pd continua ad appaltare la sua funzione di opposizione alla destra stessa perché Fini sta facendo il partito di governo e di opposizione, togliendo alla sinistra la sua ragion d’essere. Una cosa positiva nel discorso di Fini c’è stata quando ha definito Berlusconi «indecoroso» per essersi inginocchiato davanti a Gheddafi: «quello di Gheddafi a Roma, un personaggio che non ha nulla da insegnarci, è stato uno spettacolo indecoroso … non può portare a una sorta di genuflessione».

Il Pd aspettava il Verbum di Fini per andare all’attacco del cavaliere disonorato, e sperava che il fascista dicesse mezza parolina di apprezzamento dell’opposizione, invece li ha mandati a quel paese perché se lo avesse fatto avrebbe fatto anche il pieno di pomodori e ortaggi. L’unica concessione è sulla legge elettorale, ma sono divisi sul come e sul tipo e speriamo che dal «porcellum» non si passi al «suinum». Il Pd si è squagliato e siccome sono degeneri e debosciati che nulla hanno imparato dalle passate batoste, continuano imperterriti a dividersi su tutto. Dice un proverbio che coloro che Dio vuole perdere, prima li fa impazzire. Ecco, il Pd è impazzito, ma se diventasse almeno panna montata si potrebbe usarlo per qualcosa, ma avendo perso il suo sapore, è meglio buttarlo via.

Non è possibile che una opposizione decente, almeno passabile, debba aspettare il discorso di Fini per continuare ad aspettare in aeternum che la pioggia cada dalla terra al cielo, che i mari risalgano i fiumi verso le montagne e il Pd declami romanticamente l’Infinito di Leopardi: «il naufragar m’è dolce in questo mar berlusconian»? Non è possibile! Non è lecito!
Hanno osato definire «squadristi» i democratici che chiedevano conto a Schifani del suo passato e del suo presente non come persona, ma come seconda carica dello Stato e, all’occorrenza, Presidente della Repubblica Supplente (lo sa questo Fassino?). Invece di essere loro a fare alcune domande limpide a Schifanuzzu hanno manganellato i difensori della Costituzione dopo avere avuto il coraggio di invitarlo in pompa magna… veramente non c’è più religione e nemmeno le mezze stagioni. Schifani è quello che quando la piazza fischiava Prodi gongolava: «E questo è niente, il bello deve ancora venire».

Non accetteremo questo sopruso di democrazia e non rispetteremo nessun galateo, nessun protocollo, nessuna dabbenaggine da coloro che mangiavano mortadella in Parlamento durante la votazione della fiducia a Prodi. Il deputato Fassino che tiene anche la moglie in parlamento portandosi a casa doppio stipendio (40.000
,00 al mese, così per dire, in coppia), si permette di parlare di deontologia? Che vada dal dentista prima di parlare e si faccia mettere una dentiera sicura.

Lavoriamo perché crolli tutto: non c’è nulla da salvare di questo parlamento, governo, maggioranza e opposizione. Nulla. Non si possono nemmeno riciclare perché sono rifiuti tossici. Bisogna solo smaltirli con attenzione per farsi inquinare. Altro che educazione, è questo il tempo di gridare e di scendere in piazza, di scardinare e di fare la rivoluzione. E’ questo il tempo dei forti e degli onesti e non ci lasceremo mai incantare né dal pifferaio corrotto e corruttore di Arcore, né dalla finta sirena di Fini, né dal vuoto spinto di Bersani & C. Noi siamo già oltre e oltre resteremo, ancorati alla Costituzione finché questi assassini non lasceranno il campo perché una cosa è certa: Fini o non Fini, Tizio o Caio, D’Alema o Fassino, Letta (nipote) o Rosy, noi non faremo passare né il lodo né il brodo Alfano o altra simile brodaglia. Passate parola.

Non posso non finire in bellezza. Sentite questa: nella riunione del partito dell’amore-a-pesci-in-faccia Berlusconi e i suoi scherano fanno appello alla dignità della Camera che non sarebbe più governata da un «presidente imparziale», anzi dicono proprio «super partes». Chi ha fatto scempio di tutte le garanzie e di tutte le istituzioni, chi ha defecato in pubblico sull’onore e la dignità degli organi di controllo, chi ha ricattato i parlamentari cercando di comprarli ieri come oggi, chi fa eleggere prostitute compiacenti, ora vuole uno che sia «super partes». Peccato che sono pudico e moderato, altrimenti me ne sarebbero scappate alcune e non le avrei frenate.

PS. La situazione precipita, la Lega vuole le elezioni, Berlusconi non le vuole: i due gaglioffi si sono assegnate le parti e stanno recitando secondo la logica: «muoia Sansone con tutti i Filistei», tanto sia l’uno che l’altro hanno sistemato le creature per le prossime mille generazioni: uno con le leggi a favore della Mondadori e delle Tv e l’altro con prebende e incarichi politici. Alla faccia di Roma ladrona!

(9 settembre 2010)

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