Flores: Di Pietro ha avuto paura di noi “senza partito”

MicroMega

Il direttore di MicroMega: "Una lista affiancata anche nel simbolo all’Idv avrebbe intercettato molti delusi dal Pd".

di Paolo Conti, Corriere della Sera, 14 marzo 2009

Antonio Di Pietro ha detto «no» alla lista dei «senza partito» di Micromega
da affiancare anche nel simbolo all’Idv per le elezioni europee e amministrative. Un’idea alla quale Paolo Flores d’Arcais aveva aderito con Andrea Camilleri e altri, come si legge nel primo numero della rivista del 2009.

Che ne pensa, Flores? Come giudica la decisione di Di Pietro e dell’Italia dei valori?
«Penso che sia stato un errore. L’ho anche scritto ad Antonio Di Pietro…».

Perché, Flores?
«Perché tutte le indagini sociologiche, dico tutte, indicano l’esistenza di una quota molto alta di cittadini democratici non più disposta a votare Pd per tante ragioni. E per ultime le incredibili contraddizioni in tema di laicità e sulla legge di "fine-vita". Ilvo Diamanti per esempio la valuta sul 10%. Questa quota è fortemente tentata dall’astensionismo.
Credo che una lista effettivamente nuova, che anche nel simbolo evidenziasse un’alleanza tra Italia dei Valori e i "cittadini senza partito", cioè la società civile impegnata in tante lotte, avrebbe potuto diventare facilmente un punto di riferimento originale ed efficace di quell’elettorato».

Però Di Pietro parla di «problema tecnico», cioè l’impossibilità di cambiare il simbolo del partito. Le sembra una giustificazione sufficiente?
«In realtà quello che riguarda il simbolo è un problema politico, certamente non tecnico. In altre occasioni si sono viste alleanze in cui i simboli sono stati modificati senza problemi».

Di Pietro vi ha invitato ad aderire alle liste dell’Idv come «portatori di grandi valori etici». Accettate o no?
«Camilleri ed io abbiamo espresso l’auspicio che tanti candidati accettino e che questo possa convincere altrettanti elettori. Ma è evidente la differenza tra le due versioni: Idv con candidati e vera e propria alleanza tra due soggetti. Per molti potenziali elettori la semplice presenza di candidati indipendenti nel-l’Idv non sarà una novità sufficiente ».

Colpa del carattere da protagonista di Di Pietro?
«Francamente non credo abbia senso cercare ragioni psicologiche o caratteriali. Ritengo, insisto, che siamo di fronte a un errore di valutazione politica non solo di Di Pietro ma di tutta l’Idv. E riguarda evidentemente l’ampiezza potenziale di un voto democratico alla ricerca di una qualche novità anche nei simboli».

Lei dice: non è un problema tecnico ma politico. Poi parla di «ampiezza potenziale del voto». Crede che la vostra lista avrebbe potuto far paura all’Idv o al Pd?
«All’Idv in parte, visto che in realtà molte candidature indipendenti le cercheranno comunque, e spero anche con successo. Al Pd, invece, avrebbe sicuramente fatto paura ».

Avreste, lei dice, procurato autentiche difficoltà, alle elezioni europee, al Partito democratico di Dario Franceschini?
«Lo sottolineo ancora. Nell’elettorato di centrosinistra c’è voglia di novità. Tutti i diversi sondaggi indicano quel 10% di elettorato definitivamente smarrito dal Pd. Parliamo di una bella fetta: quattro- cinque milioni di voti. A meno che non adotti una politica come quella che Camilleri ed io abbiamo sempre auspicato, il Pd non li recupera più. Invece una lista che enfatizzasse la novità di una presenza autonoma e organizzata della società civile li avrebbe attirati. L’Idv con gli indipendenti li recupererà solo in parte. Il resto, una quota consistente, se ne resterà a casa. E si asterrà. Veramente un gran peccato…».

(14 marzo 2009)



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