Forever bunga: berlusconismo e pornografia

Fabrizio Tassi



Il Presidente ha il batacchio di fuori. Se ne sta spaparanzato nella vasca, con la cuffietta sui capelli radi e il tatuaggio macho. Se non fosse per l’aspetto giovanile e il bagnetto squallido, lo scambieresti per quello vero. L’immagine ha un suo perché, nel grande blob del tardo berlusconismo, tra la battuta sui gay, la telefonata pro-Minetti e l’intervista (??) di Signorini in cui Ruby lo assolve da tutti i peccati. Si sente solo, il Presidente, in quella mini-vasca, con quell’inflessione bauscia che sembra solo un simpatico handicap, e allora chiama Lele al telefono: lui ha sempre la medicina giusta per guarire dalla malinconia. Ma si dà il caso che stavolta il rimedio sia bloccato in Questura, per colpa di un banalissimo furto: "Ah, una piccola ladra! Arrapante!".

Il bello dei film porno è che vanno subito al dunque. La carne. L’atto. "L’evidenza terroristica del corpo" (citiamo Braudillard che fa più colto). La realtà, con i suoi fastidi e le sue complicazioni, è un contorno antipatico e noiosetto. Il resto del mondo, mestieri, caratteri, sport, guerre, oggetti d’arredo, promesse di fedeltà, piccole sfighe, grandi ideali, vanno orientati allo scopo. Tanto per capirci, è un po’ quello che fa il "vero" Silvio Berlusconi quando cerca di adattare la realtà alla sua personalissima fiction, in cui l’Italia e gli italiani sono capitati quasi per caso, e proprio non riescono a capire (non tutti, almeno) che lui è il più grande politico, il più scaltro imprenditore e il più dotato amatore che siano apparsi sulla scena del mondo.

Il falso Presidente, interpretato da Rokko, non perde tempo in sotterfugi, smentite o espressioni di esibita moralità, perché non deve conquistare il voto dei cattolici. Anche se ci vogliono ben 10 minuti prima che "Bunga Bunga Presidente" (regia di Casanova & Trevi, produzione ShowTime Project, Silvio Berardinelli Factory, 85′, in dvd) proponga un po’ di sano sesso hard tra l’attempato capo di governo e la giovane ragazza dai lineamenti maghrebini. Per la verità il contesto è un po’ mogio. Non ci sono feste o "trenini", nessuna sfilata di corpi in vendita o giochini di gruppo orgiastici. Una volta esplorate banalmente tre o quattro posizioni, la serata è già finita (c’è anche una fellatio, con lui che intanto dice "Stai facendo felice il tuo Presidente": il tono è talmente mellifluo che devi assumere un forte antiemetico per non star male). Ma se non altro, con questo film, la realtà è riportata alla sua sostanza pornografica. Esteticamente e filosoficamente parlando (non è un giudizio morale, lungi da noi l’idea di usare il porno come categoria etica negativa).

Quel marxista di Fredric Jameson sosteneva che "il visuale è essenzialmente pornografico". Sì, è vero, ormai è una frase che citano tutti, ma uno ci pensa per forza mentre guarda questo film porno-parodia, che in un certo senso alimenta il mito berlusconiano e completa il quadro dell’immaginario collegato, mentre lo ridicolizza e lo riduce alla sua essenza così poco epica e romantica. E ci pensi pure mentre guardi un film-documentario come "Silvio Forever" (regia di Faenza & Macelloni, produzione Lucky Red, 85′, nei cinema) in cui la fiction berlusconiana, in cui tutti siamo immersi, assume le fattezze di un involontario santino in movimento, fatto di immagini-icone già viste e riviste, imprigionandoci nel Suo linguaggio e nel Suo simbolismo, senza alcuna possibilità di guardarlo da fuori (da altre immagini, da altre parole, da altre modalità di pensiero su quelle immagini e parole).

Direte voi: che c’entra "l’autobiografia non autorizzata" del Premier, scritta da Rizzo & Stella, con la pornografia? C’entra, c’entra. Lasciamo perdere qui qualsiasi discorso estetico (come si fa a parlare di estetica per un film che riduce il cinema a repertorio televisivo?). Non parliamo del fatto che il cinema dovrebbe esplorare, allargare la realtà, perché ha il potere di vedere meglio e di più, mentre questo lungo blob la rimpicciolisce e banalizza in forma di bigino. Sì, è vero, ci sono anche Gregoretti (geniale) e Montanelli, Biagi e Travaglio, che veleggiano nei cieli dell’Ironia, dell’Ingegno e dei Fatti, ma anche loro finiscono per diventare innocui antagonisti (con l’aggravante di essere intellettuali) nella Grande Fiction costruita dal Cavaliere a uso e consumo dei suoi elettori e dei suoi detrattori.

Cosa scopriamo di Berlusconi in questo montaggio di immagini e parole che non abbiamo già visto, discusso, riso, censurato, applaudito, commentato (nel bene e nel male) fino alla noia? Yvan Audouard diceva che "erotismo è quando uno lo fa, il porno è quando uno lo guarda". E’ da anni ormai che la società italiana ha un rapporto pornografico col berlusconismo, il suo immaginario ridondante, il suo linguaggio ripetitivo. Tanto che, eccitati-disgustati dallo spettacolo, ci si dimentica spesso la sua sostanza (anti)politica e i suoi effetti devastanti, che sono molto concreti e rischiano di essere anche duraturi.

"Bunga Bunga Presidente" è noioso almeno quanto "Silvio Forever". Ma c’è un po’ più di carne (qui se non altro non si parla continuamente di sesso, lo si pratica). E c’è anche più politica. Nel prologo, il Presidente saltella su una spiaggia grigia della Versilia, asciugandosi il sudore con la bandiera italiana, e risponde a una chiamata di Gianfry ("Sei andato giù pesante! Sei un attore nato!"): il Premier vorrebbe la sfiducia, per andarsene un paio d’anni e rimettersi in sesto, prima di tornare come nuovo e farsi eleggere Presidente della Repubblica. Non si può chiedere a un instant-porno di essere preveggente e ad Andy Casanova di inventarsi fine politologo, ma il film non si fa mancare niente.

Dalla telefonata dell’imprenditore a un tale Claudio per ottenere un appalto in cambio di una casa (si lamenta per i ritardi e per la mancanza di una legge sulle intercettazioni: "Che Paese di merda!"), alla escort che vuole sfondare al cinema (farà un provino alla Polipo Cinematografica) e vende le sue prestazioni sessuali a mo’ di tangente al giovane ministro di destra, quello tutto onestà e legalità. Per non parlare della legge anti-prostitute ("soprattutto le extracomunitarie", specifica il Presidente) e del suo relatore, che è contro ogni devianza e mercificazione del corpo, ma si fa sodomizzare da una escort con una bottiglia. Ironia da caserma e parodia spiccia da Bagaglino (codici, peraltro, praticati spesso dal vero Premier), con l’aggiunta di una ludica vendetta contro l’ipocrisia moralista.

Alla fine il Presidente di Andy Casanova, dopo aver ammorbato la guardia del corpo con l’ennesima barzelletta (sempre la stessa), se ne va a letto indossando una maglietta con la S di Superman e dorme col dito in bocca. Per la verità di sesso ne ha fatto pochino, dopo di che si è ritrovato di nuovo solo, lui, l’Unità e un libro di Anthony De Mello. Si vede che qui c’è del pensiero… Anche se tutto questo, lo abbiamo già detto, è solo un ingombro. Ciò che conta, ciò che eccita (o disgusta), ciò che sembra davvero reale, è solo l’atto sessuale. Simone Regazzoni (Pornosofia) scrive giustamente che "la specificità della fiction pop-porno è paradossale: essa deve mostrare in ogni momento, e nei dettagli, di essere reale, senza cessare di esser
e fiction". Difficile trovare una definizione migliore per raccontare lo stile comunicativo berlusconiano. Con la differenza che, in questo caso, la fiction ha degli effetti molto realistici sulla nostra vita di spettatori della politica.

(25 marzo 2011)

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