Francesco, Eugenio, Matteo e “la contraddizion che nol consente”. Lettera aperta a Scalfari
Angelo Cannatà *
Caro Eugenio Scalfari, mi è piaciuta la tua intervista al Papa. Ne abbiamo parlato al telefono, lo sai. “Io non do giudizi sulle persone e sugli uomini politici, voglio solo capire quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai poveri e agli esclusi.” L’attenzione del Papa – giustamente – è agli ultimi: i politici saranno valutati dalle sofferenze che causeranno ai poveri. Una dichiarazione lucida. Precisa. Tutta l’intervista si snoda sui profughi, gli immigrati, gli ultimi. Parole che colpiscono: “Noi vogliamo la lotta alle disuguaglianze. È il male maggiore del mondo, ed è il denaro che lo crea.”
È chiara la tua ammirazione per Francesco e una domanda a questo punto s’impone: la pongo qui, Eugenio, pubblicamente, e spero di avere una risposta perché non è – con tutta evidenza – una questione marginale. Insomma: è lodevole la tua attenzione per il Papa che lotta contro le ingiustizie, ma non credi che le disuguaglianze derivino – è questo il punto – da scelte politiche, economiche, finanziarie, che le oligarchie dominanti hanno imposto e messo in atto? È inutile che mi dilunghi. È nota la tua difesa dell’oligarchia che, addirittura, coinciderebbe con la democrazia. Stride con le posizioni di Francesco. Il Papa spiega bene che il denaro – l’uso che se ne fa, il processo d’accumulazione, l’enorme ricchezza nelle mani di pochi (le oligarchie economiche) e la povertà diffusa – sono “il male maggiore del mondo”. Come fai a conciliare, Eugenio, l’ammirazione per Francesco, che odia le disuguaglianze, con la difesa delle oligarchie che le disuguaglianze, di fatto, le hanno create con politiche pensate nei salotti “buoni” dell’alta finanza? Il tema merita un chiarimento, molti tuoi lettori – credimi – lo aspettano. Io sono un biografo. Registro. Annoto. Individuo una sfasatura/una contraddizione/un’incongruenza, chiamala come vuoi, che merita una riflessione. Attendo.
Intanto evidenzio che nell’intervista – interessante te l’ho detto – Francesco è chiarissimo sul suo presunto marxismo: “Semmai sono i comunisti che la pensano come i cristiani. Cristo ha parlato di una società dove i poveri, i deboli, gli esclusi, siano loro a decidere.” Di più: “Il popolo dei poveri deve entrare nella politica grande, creativa, quella descritta da Aristotele.” Altro che governo tecnocratico e oligarchico. Questo è davvero un Papa rivoluzionario (il che non esclude che su alcuni temi possa essere criticato). La tua posizione, invece, è sempre meno progressista e illuminata. Non si tratta solo della difesa dell’oligarchia. Chiami populista ogni movimento attento ai bisogni del popolo, all’occupazione, al reddito di cittadinanza, all’immigrazione, ma non ti accorgi, Eugenio, che quel “popolo” e quei “bisogni” sono gli stessi di cui parla Francesco: i bisogni degli ultimi.
Infine. Il referendum del 4 dicembre. Qui, davvero, bastano poche parole: Renzi – “il pifferaio magico”, come lo chiamavi – sembra aver incantato anche te. Dice che modificherà la legge elettorale. Possiamo davvero credere alle sue promesse? Ancora? Dopo tutto quello che ha fatto? Nel referendum del dopoguerra hai scelto la Monarchia, oggi spero che tu decida di votare la Carta nata dal sangue dei partigiani. Giustizia, libertà, sovranità popolare, sono i valori sui quali hai fondato “Repubblica”. Perché offuscarli? Perché negare il diritto dei cittadini di scegliere i senatori? Perché ridurre il tasso di democrazia della Costituzione?
Attento al pifferaio magico e alle oligarchie economiche (pressano, eccome!). Stare con JP Morgan e nello stesso tempo col Papa non è possibile. Per la contraddizion che nol consente. Pensaci, Eugenio.
* biografo e amico di Eugenio Scalfari
(16 novembre 2016)
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