Genova: un rimpasto non basta, il Pd deve cambiare
Le ultime vicende che sono piombate sull´Amministrazione comunale, su gli ultimi due arcivescovi di Genova, specialmente il card. Bertone, e sulla città ci hanno lasciato di stucco e senza respiro.
I lettori di Repubblica sanno che durante la campagna elettorale comunale non sono stato tenero con la Sindaco Marta Vincenzi e proprio per questo non posso essere incluso tra i plaudentes di turno o d´ufficio. Allo stesso modo, chi mi conosce dentro il sistema ecclesiastico genovese, sa che con il cardinal Bertone ho avuto scontri memorabili, anche per il suo eccessivo presenzialismo che spesso e volentieri peccava di culto di personalità a scapito della sua funzione di pastore e non si accorgeva che il mondo dei poteri che lui amava frequentare se ne approfittava. Il cardinal Bagnasco non ha avuto il tempo materiale di scaldare la cattedra per cui tirarlo dentro, mi pare fuori luogo. Diversa è la questione nel contesto del Comune e della politica (?!) attuale nella nostra città. Personalmente credo che la Sindaco abbia peccato di eccesso di fiducia, come anche ritengo che Morettini non sia compromesso, anche per l´atteggiamento che ha avuto e che ha «post factum»: silenzio assoluto in attesa di chiarimento. A meno che non vi siano altri disegni dietro gli eventi. C´è qualcosa, infatti, che non quadra, in qualunque modo si giri la frittata. Il fatto è grave e passarci sopra come se niente fosse sarebbe ancora più grave e più insultante per l´intera città. Bene ha fatto la Sindaco a chiedere scusa in consiglio comunale e a rifiutare le dimissioni. Con l´elezione di Marta Vincenzi, speravamo che la «cosa pubblica» fosse coniugata al femminile nel senso che ci avrebbe portato almeno dieci gradini in su dal livello infimo in cui eravamo sprofondati. Prendiamo atto che così non è (o non si vuole?). Girano voci di ricatti incrociati tra Comune, Regione e Provincia messi in opera dagli specialisti delle camarille che amano, come è nel loro costume, lavorare nell´ombra e nel torbido. Ma è finito il tempo delle oligarchie dei partiti o degli scheletri di partiti. Noi non vi abbiamo votato perché faceste i vostri affari o vi scannaste per sistemarvi le clientele o i propri cari. Il dubbio nasce se si pensa che tutto questo può essere accaduto o sta accadendo per fare fuori la Sindaco e farla cadere malamente, coinvolgendola in uno scandalo, con il solo scopo di azzerare posizioni e rendite e continuare a fare il gioco delle tre carte. Se così fosse, chiediamo a Marta Vincenzi di fare una scelta di campo e di farla in pubblico e subito, perché lei deve tutto alle primarie che l´hanno scelta e nulla ai partiti che pure l´hanno appoggiata. Ora deve prevalere la coscienza e il bene della città. Null´altro. Preghiamo la Sindaco di mandare tutti a quel paese, di scegliere guardandosi una ad una tutte le schede dei voti che ha ricevuto, compresa la mia che l´ho votata, dopo averla combattuta. Per questo può essere certa che non la pugnalerò alle spalle. In questo momento il Pd ha una sola alternativa: o cambia radicalmente o lo buttiamo noi a mare e con lui buttiamo anche la chiave di riserva. Non esiste appello in politica. Noi pretendiamo che i maneggioni, gli intrallazzatori, i sospettati di avere solo pensato ad una tangente o a un uso personale della politica siano espulsi e messi alla gogna e si faccia strada alle persone oneste, credibili che amano la città e il suo futuro. Lo pretendiamo dai nostri politici, lo esigiamo da chi prende uno stipendio pagato da noi, lo imponiamo con la nostra forza di popolo sovrano che non si rassegna a ritornare schiavo dietro una parvenza di finta democrazia. Noi sappiamo resistere e resisteremo, perché i politicanti passano, ma il popolo resta.
(30 maggio 2008)
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