Gianni Riotta: difendo il mio TG

MicroMega

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di risposta del direttore del TG1 alle critiche di Giorgio Cremaschi indirizzata al direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais.

Caro Paolo,
grazie per aver dato al Tg 1 su Alitalia la prima pagina del sito di Micromega. Temo però che, come può capitare visto che siamo in onda 24 ore su 24, magari ci sia qualche punto, di fatto e di filosofia, da chiarire.
Le due comandanti che sono intervenute domenica sera al Tg delle 20 occupano da giorni i quotidiani con le loro posizioni perché, dal punto di vista della notizia, il solo che come sai mi stia a cuore fin da ragazzo, la rottura del monolitico fronte piloti è cruciale. Ancora oggi La Repubblica e l’Unità dedicano loro ampio spazio nelle pagine Alitalia.
La seconda critica concerne “la mancanza di contraddittorio”. Ho detto in Commissione di Vigilanza al momento del mio insediamento, ho scritto nel mio piano editoriale approvato dalla redazione, che non credo che la completezza dell’informazione debba essere ingozzata negli ascoltatori ogni secondo in un tragico sovrapporsi di voci che provocano solo rumore di fondo (la vera fine, dice Habermas dell’“opinione pubblica critica”). E’ questo penoso batti ribatti il famigerato “panino”, che ho abrogato il primo giorno di mio lavoro al Tg. Vale anche su Alitalia.
Nei Tg 1 sulla crisi Alitalia lo spazio dato al fronte del No è stato amplissimo, 100 a 1 rispetto a quello dato al sì. Basta rivedere le interviste ai capi dei piloti e quella, importante nel giorno della caduta Cai, al segretario Cgil Epifani. Per non dire del discorso dell’onorevole Di Pietro a Fiumicino che abbiamo mandato in onda alle 20 e ripetuto per due volte a Tv 7. Ho definito “bizzarra” la manifestazione di gioia dei piloti al ritiro della proposta Cai, e per questo c’è chi mi ha legittimamente criticato. Ma a Tv 7 il segretario Cgil trasporti Solari l’ha definita addirittura “agghiacciante” e forse ha ragione lui a essere più duro di noi.
La sorte di Alitalia è oggi due diversi campi di battaglia. Uno politico, l’altro aziendale, come troppo spesso in Italia. Io credo che il caso si debba risolvere, come già si sarebbe dovuto ai tempi di Air France, con buon senso e buona volontà. C’è chi invece preferisce il “Muoia Sansone con tutti i Filistei” ed anche ai Sansone il Tg 1 ha dato, e darà, spazio.
Grazie intanto per lo spazio che tu mi hai dato. Conosco guai e debolezze dei media in Italia. Ma so che non si curano con il populismo, il cinismo o la beota fola deprecata dal vecchio filosofo Tarski che “chi è d’accordo come me ha ragione e chi no torto”. Scambiare argomenti per insulti è la tattica stalinista che hai criticato quando lavoravi su Merleau Ponty e permettimi quindi di citare un tuo articolo: “Mentre Merleau-Ponty radicalizza la sua presa di distanza dal marxismo, valorizzando nel proprio discorso filosofico le categorie di contingenza e di possibilità, Sartre compie un brusco avvicinamento alla politica del partito comunista francese, e nel ‘ 52 pubblica su Les Temps Modernes quell’ autentico ditirambo staliniano che è “I comunisti e la pace”, nel quale i suoi oppositori intellettuali vengono definiti ad ogni pié sospinto topi viscidi. Merleau non attenuerà in nulla le sue critiche ai governi occidentali. Commenterà Sartre: Dare dei colpi alla cieca, a destra e a sinistra, contro due giganti che non sentivano i nostri colpi? Era una misera soluzione. Sartre sceglierà di fiancheggiare acriticamente il Pcf, per anni, mentre Merleau-Ponty arriverà alla conclusione che un radicale riformismo è all’ordine del giorno, a ovest come a est, oltre la destalinizzazione da una parte, oltre la retorica e l’ipocrisia dall’altra. E’ malinconico osservare come, trent’ anni dopo, il Merleau-Ponty di questa impostazione possa suonare ancora attuale” (La Repubblica 21 aprile 1988 pag. 30).
Io resto d’accordo: dare del “topo viscido” a chi non è d’accordo è stalinista. Anche su Alitalia.
Del resto l’inedita alleanza tra i duri della Cgil alla Cremaschi e i duri dell’Aquila Selvaggia ha sorpreso tutti e quindi non può che suscitare polemiche. Quanto lontani i tempi quando al Manifesto Stefano Benni osservava sarcastico “gli aerei Alitalia sono il solo mezzo di trasporto su cui l’autista si chiama comandante”. Ma che il mondo cambi lo prova anche che per un dirigente Anpac che dice sdegnato “noi non siamo mica colf” non ci sono proteste. Io, da parte mia, continuo a sperare in un mondo in cui le dignità di chi vola e di chi rigoverna i piatti siano pari. Un mondo in cui pensarla diversamente non significhi essere “topi viscidi”. Un mondo in cui dare la parola a chi dissente da me sia un dovere per me e un diritto per l’interlocutore. E i diritti di chi dice no siano pari a chi dice di sì.
Come vedi, caro Paolo, resto il solito sognatore.
Ti prego di condividere questa mia con i tuoi lettori e ti saluto con affetto
Gianni Riotta

(23 settembre 2008)



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