Giù le mani dalla Resistenza
Più o meno son passati sol sei anni
da quando disse: “Par che Mussolini
non abbia fatto proprio tanti danni.
Non ammazzò nessuno e i birichini
al massimo al confino condannò.
Era dei tempi tipica l’usanza
che chi al fascismo dichiarava: “No!”
al confino finisse, una vacanza
piacevole ed a spese dello Stato…
Ancora solo pochi mesi fa
di Costitùzion rossa ha blaterato,
vil negazione della Libertà.
Un anno fa col fido Ciarrapico
ha festeggiato la Liberazione,
preferendo un fascista molto antico
alla festa civil della Nazione.
Questa volta la musica è cambiata
e il nostro presidente del Consiglio,
del Quirinale pronto alla scalata,
rinunciando al suo ignobile cipiglio
commemora il 25 aprile:
“E’ un valore essenzial la Resistenza
che la nostra Nazion rese civile,
pagina della qual fu conseguenza
quella Costituzione che ci dà,
grazie all’eroica lotta partigiana,
la gioia della vera Libertà.
Di diverse culture una fiumana
si è unita nel momento del bisogno
scordando differenze e ideologie
per perseguir lo stesso grande sogno
dal quale nascon le democrazie.
Dimenticando d’essere solisti,
si sono comportati da orchestrali
socialisti, monarchici, marxisti,
cattolici, azionisti, liberali.
De Gasperi, Togliatti, Terracini,
Nenni, Ruini e Parri con Pacciardi,
senza pensare ai loro cadreghini
e ai diversi color degli stendardi,
ci han dato Libertà e Democrazia.
Io nel loro ricordo sono qua,
del Quirinal salendo l’erta via…
Viva la Festa della Libertà!”
Commosso un partigian della Maiella
gli lega un fazzoletto tricolore
che copre la cravatta Marinella.
L’Italia grida con un tuffo al cuore:
“Ci siam pacificati finalmente,
procederemo mano nella mano,
vogliamo Berlusconi Presidente,
statista diventato da caimano!”
La morale è di quelle molto tristi:
“Non sembra proprio il caso di fidarsi.
Diversi copricapo gli abbiam visti,
per coprire quei quattro peli scarsi:
da direttor di banda musicale,
da pizzaiol, caramba e gelataio,
da vigile del fuoco celestiale,
da ferroviere e povero operaio,
da casellante e da capostazione,
da beduin Ghaouà capotribù,
cappelli d’ogni tipo e dimensione,
bandane per sembrare più fru fru,
colbacchi russi, panama di paglia,
ma sotto c’era sempre la sua testa,
non quella di un politico di vaglia.
Un foulard partigiano per far festa
non ci può garantir che il Cavaliere
abbia perduto il malcostume insano
di prender gli italian per il sedere.
Un caiman non diventa partigiano!”
(26 aprile 2009)
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