Gli attacchi di Di Maio alla stampa sono un insulto alla Costituzione

Paolo Flores d’Arcais

Questo pomeriggio, martedì 9 ottobre 2018 alle ore 15, nella sede della FNSI, in corso Vittorio Emanuele II 349, a Roma si terrà una conferenza stampa dal titolo “Giù le mani dall’informazione!”. Iniziativa logica e doverosa, dopo gli spurghi di incontinenza antidemocratica con cui il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha creduto di insultare il settimanale L’Espresso e il quotidiano La Repubblica, insultando invece la Costituzione italiana e milioni di elettori che hanno votato il Movimento 5 Stelle, spesso proprio per i solenni richiami al rispetto e alla realizzazione della Carta che i suoi candidati andavano reiterando.

Chi ha un incarico di governo ha potere. Alle critiche della stampa che del governo metta in luce misfatti o omissioni ha dunque il dovere di rispondere con l’azione riformatrice, non con l’insulto che vuole intimidire. La democrazia è un sistema di poteri plurali che si limitano reciprocamente. Per dirla con il più grande storico del XIX secolo, Jules Michelet, “la stampa persegue una missione estremamente utile, estremamente seria e faticosa, quella d’una censura continua sugli atti del potere”. L’unica risposta legittima che il potere politico può dare è dimostrando con i fatti, con i buoni fatti, che l’accusa di misfatti e omissioni era infondata e pretestuosa.

Ma evidentemente sono proprio i buoni fatti ciò che Di Maio non è in grado di esibire. Fin qui gli unici fatti certi (non gli annunci) realizzati dal governo di cui fa parte sono tre o quattro miliardi di minor gettito fiscale per l’ennesimo condono garantito agli evasori (definito con perversione di neo-lingua orwelliana “pace fiscale”!), e l’ondata di razzismo che i beceri e disumani diktat del suo collega Salvini ha puntualmente diffuso nel sentire comune.

Pensare di occultare questa tragedia, per cui il M5S è attualmente solo un portatore d’acqua del governo Salvini, attraverso una escalation emetica di ingiurie contro la stampa, è francamente puerile. La funzione di pronubo di consensi e voti pro-Salvini, che Di Maio per dichiarazioni e omissioni va sempre più svolgendo, è disgustoso sotto il profilo democratico, ma sotto l’egoistico interesse di partito dovrebbe preoccupare in modo incombente e minaccioso gli altri dirigenti del M5S.

(9 ottobre 2018)





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