Governo M5s-Pd, l’unica (ma impossibile) salvezza per i dem
Curzio Maltese
Considero Paolo Flores una delle più acute, moderne e anticipatrici menti applicate al difficile studio della politica italiana. Quindi suppongo che il direttore di Micromega sappia meglio di chiunque altro che , allo stato dei fatti, è una pura utopia.
È chiaro che un appoggio alla nascita di un governo 5 Stelle, non guidato da Di Maio s’intende, ma da una personalità di alto livello come Gustavo Zagrebelski, sarebbe l’unica via di salvezza per il Pd. Un modo di rigenerarsi, di depurarsi da anni di patti col diavolo, da Berlusconi e Verdini, e di tornare dalla parte del proprio popolo, chiudendo la sciagurata gestione Renzi e quelle precedenti che ne hanno preparato il terreno.
Ma se i dirigenti del centrosinistra avessero maturato questa consapevolezza il Pd non si sarebbe ridotto in questo stato, passando in un baleno dal 41 per cento al 18. Siamo insomma in pieno comma 22, sia pure in senso rovesciato.
La proposta impossibile di Flores ha dunque il sapore di una provocazione intellettuale per denunciare la perdita di senso della storia e anche di senso e basta del Pd. Ma questo lo sappiamo da tempo. E non riguarda soltanto il Pd ma l’intero campo del cosiddetto riformismo europeo, non da oggi. Perché lanciare allora un altro appello nel vuoto?
Quando è nata l’Altra Europa, con il contributo decisivo di Micromega e di Flores, che poi se ne sono allontanati per serie ragioni, avevamo già lanciato un appello ai leader social democratici europei, che erano allora al governo in molte nazioni, perché appoggiassero la Grecia di Tsipras nella trattativa con Bruxelles e Berlino per abbandonare le disastrose politiche liberiste di austerità. Non solo per fedeltà ai valori di solidarietà e giustizia sociale che hanno fatto la storia della sinistra, ma almeno per convenienza politica.
La risposta da parte di Hollande, Renzi, della Spd e dei partiti fratelli in Europa, è stata al contrario di cinico e feroce sostegno alle tesi più estremiste del governo tedesco, la dottrina Schauble: o l’umiliazione della Grecia o l’espulsione dell’Unione. Con il geniale risultato di condurre sì alla capitolazione greca, ma anche alla disfatta dei socialisti in tutte le successive elezioni, fino alla quasi estinzione in Olanda, Polonia, Francia e al dimezzamento di Pd e Spd.
Gli dèi tolgono la ragione a coloro che vogliono mandare in rovina, e la ragione i riformisti l’hanno ormai definitivamente perduta. Una sinistra che non difende i lavoratori, i disoccupati, i poveri e gli impoveriti, in un mondo dove le disuguaglianze crescono, non serve a niente e a nessuno. Un Pd che pensa di risorgere dopo un 18 per cento conquistato soprattutto fra benestanti e pensionati, mentre fra i ceti popolari non raggiunge la doppia cifra, affidandosi all’ex braccio destro di Luca di Montezemolo, il dottor Calenda, non merita alcun appello.
A questo punto è opportuno che il processo si compia. Il Pd vada incontro a un altro patto con un diavolo sempre più brutto. Un patto che si sarebbe già siglato se Salvini non si fosse opposto. Salvini, non il Pd che sperava nella resurrezione di Berlusconi. Di Berlusconi! Il Movimento 5 Stelle resista alla fregola di potere di Luigi Di Maio, non accetti inciuci e chieda la sola cosa che si può chiedere in un paese normale: nuove elezioni. Magari con una legge non incostituzionale, per una volta. In questo modo a scegliere fra eguaglianza e barbarie saranno gli elettori del Pd, e c’è da star sereni che lo faranno assai meglio dei loro dirigenti.
(17 marzo 2018)
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