Gramsci “convertito”?
di don Raffaele Garofalo
“Io sono quello che sono sempre stato; la morte non mi cambierà”, fa dire Marguerite Yourcenar al suo Adriano. “Convertirsi” è dare un indirizzo diverso alla propria esistenza proiettata verso il futuro. Difficilmente la riuscita di una vita può paragonarsi ad una partita di calcio in cui, per l’esito finale, basta segnare anche al 90° minuto. Quale messaggio si vuole ricavare da una eventuale “conversione”, in extremis, dell’intellettuale marxista italiano di maggiore prestigio? La Chiesa Istituzione intende vantare una rivincita sull’uomo Antonio Gramsci o, forse, con maggiore probabilità, sul Marxismo, nemico per antonomasia? Il terrore della dottrina di Marx, il voler essere rassicurati dal definitivo fallimento di essa, sta portando anche la Chiesa, come la Destra, alla manipolazione degli eventi? Al di là delle tragiche vicende del mondo sovietico, da tutti riconosciute e condannate, il Comunismo ha risvegliato le coscienze al sentimento della giustizia sociale, ai diritti delle classi lavoratrici, mentre la Chiesa si poneva sempre a rimorchio di ogni appuntamento decisivo con la Storia. Al Comunismo rappresentato da Gramsci va riconosciuto il merito di aver contrastato in Italia il Fascismo mentre discusso rimane, presso gli storici, l’atteggiamento della Chiesa ufficiale di Pio XII. La società capitalistica continua intanto a strangolare i paesi poveri, per nulla consapevole di creare le premesse per future inevitabili nuove “Rivoluzioni”, se non si corre in tempo ai ripari. Il fallimento del Capitalismo è sempre più evidente a livello globale: dalla crisi delle banche al fenomeno migratorio in crescita fino all’esperienza degli stessi Paesi dell’Est ai quali si prospettava una nuova Terra Promessa mentre si faceva strada il Far West della speculazione selvaggia. Credono forse in Vaticano che la disperazione del mondo dei poveri si fermerà al pensiero “edificante” che Antonio Gramsci avrebbe ricevuto i sacramenti in fin di vita? Se vuole dare scacco matto al Marxismo la Chiesa attuerà, dandone esempio alla società civile, quel modello di vita cristiana descritto nei capitoli 2 e 4 degli Atti ove si afferma: “I credenti erano un cuor solo e un’anima sola…avevano tutto in comune…Non vi era nessuno che ritenesse suo ciò che possedeva, ma tutto era di tutti…Non c’era tra loro alcun bisognoso”. Se si relega al “mito” la descrizione di quelle comunità cristiane, diventerà legittimo anche affermare che l’intero ideale evangelico è, nella pratica, irrealizzabile. Il Concilio Vaticano II, ricollegandosi agli insegnamenti di Cristo, riaffermava che qualsiasi uomo, coerente coi sani principi della sua coscienza, è accolto da Dio con benevolenza. Anche Benedetto Croce e altri si sarebbero “convertiti” sul letto di morte. Di questo andrà fiera una Chiesa che, dopo aver visto vanificati i suoi sforzi verso l’uomo nel possesso delle sua facoltà, si accanisce, quando la mente umana è nel disfacimento, per raccogliere una estrema adesione al messaggio di Cristo? In punto di morte la persona non può dare garanzia di un autentico assenso né alla Chiesa né ad altri ed è deplorevole la speculazione nei confronti dei morenti. In una lettera alla madre del 10 Maggio 1928, Gramsci scriveva: “ Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita …Vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato…I figli, qualche volta, devono dare dei grandi dolori alle mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.”
Olio santo o meno il martire del Fascismo rimarrà un esempio per aver testimoniato i valori umani fondamentali irrinunciabili, gli stessi proposti dal Vangelo. Il Samaritano non era “osservante” ma il Maestro ne ha fatto un modello di comportamento per i “tutori della Legge”. Non ha preteso la sua conversione. Oltretutto sarebbe stata controproducente!
(2 dicembre 2008)
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