I mie genitori insegnanti, una vita spesa per la scuola pubblica
Caro Direttore,
dopo le esternazioni sulla scuola pubblica del Presidente del Consiglio, sento il bisogno di raccontare a lei l’esperienza che io e la mia famiglia abbiamo avuto della scuola pubblica italiana.
Provengo da un piccolissimo paese dell’entroterra calabrese e sono figlia di due insegnanti (mamma delle scuole primarie, papà delle scuole medie). Sommando gli anni di servizio dei miei genitori si arriva a ben 74 (40 mia mamma andata in pensione nel 2010, 34 mio papà ancora a pieno regime!). Personalmente, dall’asilo all’Università ho sempre frequentato istituti pubblici e come poteva essere altrimenti? Con due genitori "servitori" dello Stato era impensabile intraprendere altre strade; sarebbe stato, certamente, un negare la loro missione e, ad oggi, le dico di essere fiera di aver frequentato la scuola pubblica in ogni suo ordine e grado perchè per me è stata, prima di tutto, una scuola di vita.
Ma voglio raccontarle l’esperienza dei miei genitori, di due insegnanti che, secondo il Presidente, non educherebbero i loro alunni, ma imporrebbero principi completamente diversi da quelli trasmessi dalle famiglie.
Beh, non è così! I miei genitori hanno educato i loro figli e soprattutto hanno educato i loro innumerevoli alunni al rispetto della diversità, al rispetto dell’ambiente, al rispetto della legge (e mi creda, nella mia regione è fondamentale!); hanno "imposto" il valore della cultura come unico strumento per essere liberi, come unico strumento per poter pretendere un futuro migliore rispetto a quello delle generazioni precedenti; come unico strumento per vivere, perchè con la cultura si mangia, eccome!
I miei genitori hanno dedicato un’intera vita alla loro missione, svegliandosi ogni giorno fieri e felici del lavoro che portavano avanti: loro non hanno mai avuto solo due figlie, ma tanti figli e figlie quanti sono stati i loro alunni in un’intera carriera: ho visto mio padre portare ai suoi alunni vestiti, cibo, giochi lavorando in uno dei paesi più poveri d’Italia; l’ho visto parlare con i genitori di questi ragazzi che avrebbero preferito far lavorare nei campi i propri figli anziché farli andare a scuola, l’ho visto convincerli dell’importanza che i loro figli potessero leggere e scrivere e magari potessero aspirare a diventare avvocati, medici, insegnanti e ricoprire quei ruoli che, in un posto come l’entroterra calabrese, vengono, molte volte, avvertiti come "roba da ricchi"; l’ho visto gioire alle domande interessate provenienti da quei banchi; l’ho visto commuoversi alla notizia che quell’alunno figlio di un pastore era diventato medico e magari aveva vinto un dottorato di ricerca all’università.
Una volta chiesi a mio padre: "papà, perchè non diventi Preside?" e lui mi rispose semplicemente: "perchè sono un’insegnante e la mia missione è stare accanto ai miei ragazzi".
E mia madre? Ha insegnato prima ai padri e alle madri e, qualche anno dopo, ai loro figli, per 40 anni e ogni giorno con quella passione viva e forte che contraddistingue un’ottima insegnante. Con immensa pazienza e dolcezza ha asciugato le lacrime, ha allacciato scarpe, ha chiuso cappottini, ha insegnato a leggere e a scrivere lettera dopo lettera, parola dopo parola; ha fatto giocare, ha fatto recitare, ha fatto ridere, ha scherzato, ha letto poesie, favole, ha fatto scrivere poesie e favole, ha insegnato a vivere perchè, e questo forse il Presidente lo ignora, essere una maestra è essere una mamma di tutti quei bambini che siedono davanti a te.
Come testimonianza, caro direttore, volevo trascriverle alcune brevi frasi di una lettera scritta dai genitori degli alunni di mamma il giorno che è andata in pensione: "La maestra Rosamaria va in pensione dopo oltre 40 anni di insegnamento. Va in pensione una grande donna e una grande maestra che, ogni giorno, ha insegnato ai bambini che si sono succeduti i primi passi verso la vita sociale; che ha aiutato a crescere diverse generazioni; una donna e una maestra come poche, capace di essere severa ma, allo stesso tempo, dolce; capace di essere con i nostri figli prima mamma e poi maestra. Ha insegnato loro le regole della convivenza e dalle piccole cose ha preso spunto per dare lezioni di vita avvalendosi della sua lunga esperienza. Una donna di cultura e come tale uno spirito libero perchè, chi fa cultura, è uno spirito libero che non si ferma davanti a niente. Grazie per aver condotto i nostri bambini per mano e per averli aiutati a crescere."
Caro direttore e, soprattutto, caro Presidente la scuola pubblica italiana che lei dovrebbe rappresentare è fatta da queste persone che credono nella loro missione e credendoci rendono la mia scuola, la nostra scuola l’unico posto ancora in Italia dove è possibile sognare e costruire un futuro migliore da quello che ogni giorno lei ci prospetta; dove persone vere insegnano valori veri a migliaia di ragazzi; dove si è tutti, indistintamente, uguali; dove anche i miei genitori e lei, caro Presidente, sareste stati uguali se solo lei, la nostra scuola, l’avesse davvero frequentata.
Evelina Santaguida
(8 marzo 2011)
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