I preti pedofili e l’omertà della Chiesa. Intervista al teologo Berten
Emanuela Provera
Il teologo domenicano Ignace Berten: “Gli abusi clericali non sono soltanto di natura sessuale, ci sono anche quelli di potere e di coscienza. All’origine degli scandali c’è la sacralizzazione del potere”. E sul sacerdozio dice: “Il prete dovrebbe poter essere un uomo o una donna, celibe o sposato, per tutta la vita o a tempo determinato”.
intervista a Ignace Berten
Dopo tutti gli scandali che si sono susseguiti negli ultimi anni, chissà se la chiesa ha maturato una riflessione sulle cause dell’abuso clericale. Alla ricerca di una risposta mi reco a Bruxelles per incontrare frère Ignace Berten. Nato nel 1940, è un teologo belga domenicano[1]. Dopo aver insegnato all’Istituto Internazionale Lumen Vitae, si è dedicato alla formazione teologica in ambienti popolari. Ha anche esercitato responsabilità di formazione in Brasile e ha effettuato diverse missioni di Giustizia e Pace in America Latina all’epoca delle dittature. Ha lavorato sulle dimensioni sociali, etiche e spirituali della costruzione europea.
Un anno fa lei scrisse un documento ([2]) sul tema della pedofilia clericale, nel quale precisava: “Premetto innanzi tutto che in questa sede non mi interrogo sulle cause di queste pratiche pedofile o di altre pratiche sessuali devianti o dei maltrattamenti. Mi interrogo piuttosto sul fenomeno del silenzio della Chiesa, sull’omertà”. Ora le chiedo invece se lei ritiene che la chiesa abbia sviluppato una riflessione sulle cause dell’abuso clericale:
Quello che dice Francesco sul clericalismo credo riguardi il tema specifico della causa dell’abuso. L’abuso è stato sviluppato da papa Francesco a partire dallo stupro, e occorre dire che il clericalismo non è la sola causa.
Il clericalismo rinforza l’abuso, perché l’abuso accade anche nelle famiglie e nei luoghi dell’educazione, nelle scuole, in luoghi cioè non clericali. Ma nella chiesa non ci sono soltanto i reati di natura sessuale, ci sono anche gli abusi di potere e di coscienza, gli abusi spirituali. In questi casi si tratta di un clericalismo che non proviene soltanto dai preti, perché questi fenomeni accadono anche nei movimenti laici, come quello dei Focolari, come l’Opus Dei, dove i superiori o i responsabili sono laici, ma si pongono esplicitamente come diretta emanazione della volontà di Dio. Si verifica cioè una sacralizzazione del potere che l’espressione clericalismo, non suggerisce immediatamente. Da due/tre anni, il papa si riferisce non soltanto alla violenza sessuale, ma anche all’abuso di potere e di coscienza e ritengo questo fatto degno di nota.
Io penso che oggi gli abusi, grazie a tante testimonianze come quella recente di Renata Patti (Movimento dei Focolari) e di altre persone che hanno fatto parte di movimenti nella chiesa, cominciano ad apparire pubblicamente e questo fenomeno è molto importante.
In quali luoghi e circostanze si sviluppa più frequentemente l’abuso, all’interno della chiesa?
Gli studi mostrano che gli abusi, sia sessuali che di coscienza o di potere, sono manifestatamente più frequenti nei nuovi movimenti che non nei vecchi ordini religiosi; in questi ordini religiosi antichi ci sono delle regole di vita che sono protettive e c’è una distinzione molto chiara, non sempre osservata, ma nel diritto canonico è ben definita, tra foro esterno e foro interno. Il foro esterno riguarda l’insieme delle pratiche definite dagli Statuti; il foro interno è quello della coscienza personale. In questi movimenti, succede spesso che il (o la) responsabile o superiore gestisce sia il foro esterno che il foro interno nella relazione con i membri della comunità; e ciò causa gravi problemi. Oltre che nel diritto canonico, anche nella regola stessa interna degli ordini religiosi, il superiore deve lavorare solo sul foro esterno della comunità, ed è molto importante che ciò sia rispettato.
Il papa, che lei sappia, ha in mente una regolamentazione dei movimenti ecclesiali riconosciuti da Giovanni Paolo II negli anni 80 e 90 [Opus Dei, Comunione e Liberazione, Legionari di Cristo eccetera…], oppure l’intenzione di mettervi mano non è ancora stata maturata?
Io penso che il papa, in rapporto ai nuovi movimenti, sia molto prudente.
Il sinodo dei Vescovi per la regione Pan-Amazzonica, che si è svolto nel mese di ottobre dello scorso anno, aveva come titolo “Amazzonia: Nuovi Cammini per la Chiesa e per una Ecologia Integrale”. Per individuare nuovi percorsi di evangelizzazione sembra che la chiesa intenda aprirsi all’ordinazione sacerdotale dei viri probati e al diaconato femminile[3]. Lei cosa ne pensa?
Credo che attualmente la chiesa non sia pronta a ripensare con urgenza e in un modo diverso tutti i ministeri. Alcuni teologi femministi rivendicano l’ordinazione delle donne, io non sono solo concorde, ma propongo di andare più lontano. Mi spiego meglio: attualmente il ministero del prete è incentrato su quattro punti cardine,
- è un uomo,
- è celibe,
- è ingaggiato per la vita
- è a tempo pieno
Occorre ripensare queste quattro condizioni organizzandole diversamente.
Riorganizzare significa che il prete può essere un uomo o una donna, che può essere celibe o sposato, che può impegnarsi per sempre (cioè per tutta la vita) o per un tempo determinato e che può svolgere il ministero a tempo pieno o a tempo parziale.
Per elaborare queste riflessioni sono partito dalla realtà degli ospedali: li ci sono equipe di cappellani, che sono degli uomini o delle donne, che lavorano a tempo pieno o parziale, che accompagnano delle persone, ricevendo delle confidenze della loro storia e che se la persona chiede il sacramento dei malati o la confessione, ufficialmente occorre chiamare il prete; ma quest’ultimo, del tutto estraneo ad una relazione con i malati, deve accogliere le loro ultime confidenze, in un clima di intimità spirituale che poco prima non esisteva. Il malato è costretto a ripetere la sua storia, e questo non è rispettoso per la sua persona. A questo punto io dico è necessario dare una “delega sacramentale”.
Dando una delega sacramentale, non occorre ordinare le persone, si conferisce loro un potere di agire per il tempo dell’impegno in questa funzione e solo per quel luogo fisico (l’ospedale), non da un’altra parte.
Io credo che la stessa cosa si possa pensare, nell’animazione di una parrocchia o di altri diversi servizi nella chiesa; accanto a questo, credo sia importante che vi siano uomini o donne celibi o nubili, o no, che possono impegnarsi per tutta la vita nel servizio alla comunità. Tuttavia resta importante, che continuino ad esistere delle congregazioni religiose, dove si confermi la regola del celibato a vita, quale valore per la chiesa, ma nella vita religiosa principalmente.
Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica di papa Francesco del marzo 2016, ha effettivamente aperto la possibilità ai divorziati risposati di avvicinarsi ai sacramenti?
È importante riconoscere che, nella vita, ci possano essere dei fallimenti; pensiamo al matrimonio e alle coppie, o a chi per gli impegni a vita va incontro a una crisi, in queste circostanze dobbiamo ammettere che possa essere necessario ricostruire quella vita in altro modo, è il motivo per il quale noi domenicani, nell’ambito della comunità presso cui operavo precedentemente, quarant’anni fa, abbiamo incominciato un lavoro di riconciliazione eucaristica per i divorziati risposati; questa opera si sviluppava con la collaborazione di un prete diocesano e all’epoca con una missione ufficiale della diocesi di cui il vescovo era il cardinal Léon-Joseph Suenens, all’interno cioè di un progetto. Successivamente, a causa di un intervento correttivo romano, si è continuata questa esperienza in modo non ufficiale.
In seguito al Sinodo sulla famiglia, che ha deciso sulla questione dell’accesso ai sacramenti delle persone divorziate e risposate, e in seguito al documento conclusivo di papa Francesco “Amoris laetitia”, che si poneva implicitamente nel senso dell’apertura ci sono solo due conferenze episcopali nazionali, esattamente Malta e il Belgio[4], aperte verso questa direzione. La regione episcopale di Buenos Aires ha pubblicato una dichiarazione di apertura, che è stata confermata da una lettera pubblica del papa[5].
Per quel che riguarda l’Italia, il cardinale vicario della diocesi di Roma, Agostino Vallini, si espresse durante l’assemblea pastorale della diocesi il 19 Settembre 2016 aprendo anche la possibilità della riconciliazione dei divorziati con l’eucarestia: « La letizia dell’amore ». Il cammino delle famiglie a Roma[6].
Occorre constatare che, sia a Buenos Aires che a Roma, le condizioni programmate per l’attuazione di questa riconciliazione sono piuttosto rigide, ritengo quindi che nella patica questo programma debba modularsi. Qui in Belgio, rispetto a questo tema c’è una visione più aperta e tollerante.
A fronte del fatto che molti credenti, prima divorziati e poi risposati, hanno preso le distanze dalla chiesa, sia per l’atteggiamento di quest’ultima sia per ragioni personali, è cominciato questo dialogo; i divorziati risposati credenti, partecipavano all’eucarestia con sofferenza, senza fare la comunione. Nell’assistenza spirituale li abbiamo condotti verso la decisione di accostarsi nuovamente alla comunione, da quel giorno, molte coppie risposate e credenti prendono la decisione da soli di accostarsi ai sacramenti, senza chiedere un permesso, senza fare un accompagnamento spirituale, lo fanno e sono sostenuti dalla maggior parte dei preti, ovviamente non da tutti i preti (stiamo parlando del Belgio); i preti polacchi ed africani, sono totalmente contrari a questa prassi. Ricordo che anche i giovani preti belgi si opponevano a tale pratica, ma ora molti di loro stanno cambiando opinione, da quando cioè la conferenza episcopale belga ha aperto questa nuova strada.
In tema di abuso clericale, si sono sviluppate diverse ipotesi sulle cause che lo hanno diffuso su una scala di vaste dimensioni. Oltre all’insabbiamento ad opera dei vescovi, taluni hanno voluto far credere che l’omosessualità sia stata un fattore decisivo. Lei cosa ne pensa? Inoltre lei ritiene che l’orientamento sessuale abbia effettivamente incrementato, nella chiesa cattolica, il numero delle vocazioni sacerdotali?
Il giornalista francese Frederic Martel, autore del libro “Sodoma”, descrive il fenomeno della diffusione della omosessualità nella chiesa. In un’epoca in cui l’omosessualità era condannata per principio dalla chiesa, e non solo dalla chiesa, ma anche da alcune società, c’erano comunque dei giovani che non erano a loro agio nella sessualità e nella relazione con le donne, oppure che avevano già coscienza della loro omosessualità; un certo numero di questi ragazzi ha sperato, entrando in seminario, di poter guarire da questa condizione. La guarigione (purtroppo) non c’è stata e questa situazione ha portato al risultato della presenza di tanti preti omosessuali.
Oggi la situazione è diversa, nella maggior parte dei paesi l’omosessualità è accettata e anche la chiesa è divisa, manifestandosi più aperta rispetto a questo tema, nonostante il sinodo della famiglia non abbia potuto esprimersi in questi termini sulla questione.
Si pensi che il passaggio conclusivo nel documento finale del sinodo, è sicuramente meno aperto del catechismo della chiesa cattolica.
Quest’ultimo afferma che bisogna rispettare le persone omosessuali e ci sono dei documenti della chiesa che non affermano più si tratti di una scelta. Mentre il documento finale del sinodo, si riferisce solo all’accompagnamento delle famiglie, dove c’è una persona omosex, un bambino o ragazzo, ma manca ancora una apertura chiara e netta del rispetto alla persona omosessuale.
Non so se avete letto un documento recente, della congregazione per l’educazione cattolica[7], indirizzato a tutte le scuole cristiane sulla questione del “gender”. In questo documento, la parola omosessuale od omosessualità non appare nemmeno, questo è assolutamente incredibile!
[2] “Pourquoi un si long silence? Eglise, pédophilie, abus sexuels et maltraitance” www.dominicains.be, settembre 2018 [diventato testo di una petizione di denuncia lanciata sul sito charge.org a cura di Renata Patti “Perché un silenzio così lungo? Chiesa, pedofilia, abusi sessuali, maltrattamenti”]
[3] L’ordinazione sacerdotale di uomini sposati di una certa età e di provata fede che possano celebrare la messa in quelle comunità che hanno scarsità di sacerdoti e dove è difficile che un prete possa recarsi con regolarità
[4] Lettera pastorale del 09/05/2017 https://www.cathobel.be/wp-content/uploads/2017/05/2017-05-09-Amoris-laetitia-Lettre-pastorale.pdf
[5] Lettera pastorale del 05/09/2016
[6] http://www.romasette.it/wp-content/uploads/Relazione2016ConvegnoDiocesano.pdf
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.