Il caso Liceo Sylos. Di libertà, buona scuola e politica

Tiziana Drago

e Chiara Magrone

Che la furia “modernizzatrice” di targa dirigista della Buona Scuola sarebbe stata nei fatti una trappola formale e fatale, un ricettacolo di discriminazioni e privilegi era facile prevedere. Una legge che rompe l’articolazione democratica degli organi collegiali ridotti a «staff» consultivo del preside-manager e rafforza la deriva autoritaria delle figure apicali (già prevista dalla riforma Berlinguer-Zecchino sull’autonomia) scioglie nell’acido il valore della cooperazione, dissolve la ragione stessa della comunità scolastica come luogo di costruzione di cittadinanza critica e in sostanza fa un danno teorico e pratico al concetto di democrazia che diventa difficilissimo recuperare.

È stato sufficiente un decreto di assegnazione dei docenti alle classi, emanato dalla dirigente scolastica del Polo Liceale una manciata di giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico, per smantellare il Liceo Classico di Terlizzi, una piccola realtà del Nord barese che conta un centinaio di studenti in tutto, una storia bellissima fatta di comunità e di immaginazione, di generosità e di intelligenza collettiva costruita negli anni grazie alle energie dispiegate insieme agli studenti da un gruppo di docenti qualificato e affiatato, un presidio collettivo di crescita culturale per una comunità cittadina diversamente destinata a una rapida desertificazione.

La decisione della DS ha radicalmente modificato la composizione del corpo docente, frammentando gli insegnamenti, smembrando le cattedre, trasferendo i professori titolari delle materie caratterizzanti nelle altre scuole dello stesso istituto comprensivo e, viceversa, riassegnando tutte le cattedre del classico a docenti degli altri indirizzi. Perciò i docenti di storia e filosofia, di latino e di inglese passano all’indirizzo di Scienze Umane, il professore di greco, dopo ventinove anni di insegnamento della disciplina, prende la cattedra di italiano (che non ha mai insegnato) e geostoria, la professoressa di matematica lascia tutte le classi e viene trasferita al Pedagogico e nessuna classe d’ingresso al biennio ed al triennio viene presa in carico dall’originario corpo insegnante del liceo, cosicché, nel giro di due anni, quei docenti si troveranno a perdere le cattedre.

E se la manovra trova legittimità nel maggior potere discrezionale assegnato dalla 107 ai dirigenti scolastici, autorizzati ad aggirare le misure tecniche procedurali (graduatorie) che miravano a garantire l’affidabilità dei docenti, secondo gli studenti e i genitori del Sylos il decreto della dirigente non rispetta il criterio della continuità didattica previsto dalla legislazione vigente né il Patto Formativo sottoscritto dalla scuola, non tiene conto dell’esperienza maturata dai docenti nelle specifiche discipline e non è giustificato dalla necessità di comporre nuove cattedre. 

Così le aule restano vuote il primo giorno di scuola e i genitori scrivono alla Dirigente e ai Direttori Generali degli Istituti Scolastici Regionale e Provinciale, chiedendo di essere parte attiva nelle scelte sul futuro del liceo. «È nostra opinione – dicono nella lettera – che la voce stessa degli allievi sia stata sostanzialmente ignorata, in netto contrasto con gli scopi educativi che un Liceo Classico si propone». Intanto, la FLC-CGIL di Bari apre la vertenza sindacale e chiede la rimodulazione del piano di assegnazione dei docenti alle classi: la continuità dell’insegnamento non è da sempre elemento riconosciuto dell’efficacia didattica? E non esiste anche una continuità di esperienze pluridecennali, maturate dai docenti su specifici indirizzi di studio e condotte con incisività testimoniata anche dall’apprezzamento unanime degli studenti? Ma, al di là del contenzioso giuridico che si eserciterà nelle pieghe formali della vicenda, nella cittadina del nord barese il “caso liceo” sta alimentando un inedito dibattito con convergenze imprevedibili.

La pagina facebook Terlizzi Antifascista rilancia un articolo del Corriere sulla vertenza del Sylos e si schiera apertamente contro il provvedimento unilaterale della dirigente. Il sindaco di centro-destra, in una lettera firmata dai consiglieri comunali di maggioranza e opposizione (ad eccezione dei rappresentanti del PD) si rivolge alla dirigente chiedendo le ragioni di un intervento, che sembra non tener in conto le ottime pratiche sviluppate per decenni dai docenti coinvolti e il loro impegno nella «sensibilizzazione ai valori della cittadinanza partecipata». Un legame con la città testimoniato dalla battaglia che pochi mesi fa aveva visto i professori del Classico, gli stessi coinvolti poi nel trasferimento, schierarsi contro la dirigente a favore dell’accorpamento al Polo Liceale dell’Istituto Agrario De Gemmis, altra realtà storica della città, per evitarne il cambio di sede, con conseguente perdita di cattedre e di posti di lavoro, attraverso una progettazione condivisa di rilancio e valorizzazione dell’istituto non a caso ubicato nella “Città dei Fiori”. In quella occasione, tuttavia, la dirigenza bocciò la proposta di fusione e, a fronte della poca chiarezza delle motivazioni, la comunità scolastica del De Gemmis, in una nota pubblicata a mezzo stampa, fece riferimento a «motivazioni non elevate», a fronte di un progetto che invece lanciava «una sfida alta ed altra».

«Scelte aziendali, scelte dirigenziali coerenti con i bisogni della scuola», dice stavolta la preside dopo 24 ore di silenzio, e accenna alla novità dell’organico unico risultante dal piano di dimensionamento scolastico che qualche tempo fa aveva portato al cambio di dirigenza, all’accorpamento con il Liceo Psicopedagogico e al trasferimento del Liceo Classico dal cuore del centro storico alla struttura in cemento sorta tra le palazzine della periferia. Perché allora genitori e studenti protestano? «Chieda a loro», dice.

E quando circa 70 studentesse e studenti, per lo più minorenni, si radunano dietro uno striscione fuori dai cancelli, lasciando le aule vuote il primo giorno di scuola e chiedendo di essere ricevuti, lei chiama i Carabinieri. Quale fosse la minaccia decidete voi, tanto è pretestuosa: possono essere studenti che hanno la colpa imperdonabile di non essere sordi, muti e ciechi alla realtà che li circonda al punto da fare una cosa tanto sovversiva quale discuterne le cause e interrogarsi sulle ragioni. Possono essere docenti che hanno il difetto di analizzare i processi e di esprimere opinioni urticanti. Oppure può essere che l’idea di un confronto dialogante metta un tale disagio che la dirigente, chi lo sa per quale passione triste, chiami la forza pubblica per ripristinare l’ordine.

E tuttavia, quella del Liceo Classico di Terlizzi, è, nei suoi tratti paradigmatici, tutt’altro che un caso isolato. Un’altra storia, finita sui giornali negli stessi giorni, è quella del Boselli di Torino, l’enorme istituto professionale per il commercio del quartiere Vallette, che ha visto mobilitarsi genitori e studenti contro il trasferimento decretato dal DS di un gruppo di docenti che da 20 anni lavorava in piena armonia di intenti, garantendo la continuità didattica. Tra questi il professor Pino Iaria, rappresentante sindacale dei Cobas Scuola torinesi, che racconta di essersi dimesso da Rsu a causa del clima «avvelenato dalla mancanza di comunicazione e dall’atteggiamento autoritario del preside». Sono gli studenti stessi, che per protesta continuano a disertare le lezioni di matema
tica, a denunciare apertamente gli atti ritorsivi del DS contro il professore che aveva segnalato alcune irregolarità da parte della dirigenza nella redazione dei verbali dei Collegi Docenti. Il preside aveva anche avviato nei suoi confronti un provvedimento disciplinare – in seguito archiviato –, salvo poi, pochi mesi dopo, motivare il trasferimento del professore esaltandone le competenze professionali e umane, che lo renderebbero particolarmente adatto a risollevare le sorti del plesso dell’istituto al quale è stato riassegnato. Queste le tracce visibili di una scuola resistente prima di scomparire per sempre nella luce livida del feudalesimo moderno.

(10 ottobre 2017)



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