Il cinismo dell’eminenza. Il cardinale Bertone e il convegno con Formigoni
don Paolo Farinella
Il 19 febbraio 2010 il cardinale Tarcisio Bertone è andato al convegno di Rete Italia del filibustiere di comunione e liberazione Roberto Formigoni a parlare – oh, numi! – di etica. La compagnia era all’unisono perché tutti si definiscono cattolici con tanto di griffe. Cattolici specchiati di integerrima coerenza. Al solo vederli uno s’ispira al cielo, se poi li avvicina freme di santità, se poi li sfiora il miracolo è assicurato.
Bertone è quello che ha manovrato per fare fuori Boffo e non ha esitato a servirsi fare un contratto di omicidio con il killer Feltri attraverso i buoni uffici di Berlusconi, notoriamente uomo di specchiate virtù cristiane. Bertone è quello che in nome dell’etica ha cercato di fare le scarpe a Bagnasco e appropriarsi di Avvenire e della tv Sat2000 di proprietà della Cei. Bertone è quello che ha provato in tutti i modi, riuscendovi egregiamente, a commettere atti impuri con Berlusconi pur di mantenere un rapporto privilegiato con il governo per averne utili immediati.
Bertone non si è posto il problema morale dell’etica personale del presidente del consiglio né tanto meno dell’etica delle leggi che il governo da lui sostenuto ha varato come quella contro l’umanità che dichiara e lo stesso insegnamento della Chiesa che dichiara «la clandestinità» reato; come quella dello scudo fiscale che premia gli evasori, le mafie e i corrotti a scapito degli onesti costretti a pagare fino all’ultimo centesimo.
Partecipando ad un convegno di una parte politica, personificata da Roberto Formigoni, Bertone ha gettato la maschera, gliene n’è rimasta ancora qualcuna di riserva. Formigoni è il governatore della Lombardia, ma prima ancora è un «consacrato» di Comunione e Liberazione e come fratello di questa sètta purulenta egli ha privilegiato gli affari e le commesse della Compagnia delle Opere, vera holding del malaffare, seconda solo all’Opus Dei, un covo di malfattori e una tragedia per la Chiesa.
«Quella politica è una vocazione al bene comune e alla salvezza della società». Con queste parole forse il cardinale si riferiva alle 19 leggi «ad persona» fatte approvare da Berlusconi e con l’appoggio convinto e certo di tutti i suoi servi cattolici, specialmente quelli che stanno dalla parte di Formigoni, nipotini di don Giussani. Forse si riferiva allo scandalo in quei giorni montante della protezione civile di Bertolaso. Forse si riferiva alla rete di malaffare sempre in materia di corruzione ordita dal «gentil’uomo» di sua santità, Gianni Letta, sottosegretario al governo e aspirante alla presidenza della Repubblica.
Passa quindi a citare don Sturzo: «La missione del cattolico in ogni attività umana, politica economica […] è tutta impregnata di ideali superiori, perché in tutto ci si riflette il divino. Se questo senso del divino manca, tutto si deturpa: la politica diviene mezzo di arricchimento, l’economia arriva al furto e alla truffa». (LUIGI STURZO, Politica e Morale, Bologna, 1972, p. 208). Spero che prima di citare don Sturzo, l’eminenza si sia fatto i gargarismi con l’acqua benedetta perché se c’è una persona che non può citare è proprio il prete di Caltagirone che la Segreteria di Stato ha sacrificato sull’altare delle convenienza al fascismo, mandandolo in esilio. Mussolini ha minacciato, il Vaticano ha ubbidito. E’ orripilante che l’istituzione ecclesiastica prima massacra gli uomini liberi e pensanti e poi, quando sono morti, li cita come se niente fosse, additandoli ad esempio.
«Ideali superiori». A sentire certe espressioni viene il voltastomaco, specialmente da uno che si è affrettato a tirare fuori d’impaccio Berlusconi nello stesso momento (mai sincronismo fu più tempestivo) in cui la Corte Costituzionale dichiarava illegittimo il «lodo Alfano». Forse erano superiori gli ideali che ispirarono l’altro cardinale, Ruini (di nome e di fatto), che riceve Berlusconi a colazione per sistemare le candidature della regione Lazio? Forse sono superiori gli ideali che animano gli affari della Compagnia delle Opere del scompagnano Formigoni?
«Ideali superiori»! Dica il cardinale quali ideali ispirano i cattolici che militano nella schiavitù di Berlusconi, appoggiando ogni suo sopruso e illecito. Dica come giustifica Casini che per cinque anni ha governato contro ogni parvenza morale e partecipando attivamente ad ogni immoralità di fatto e di diritto.
Come si può impunemente parlare di «Ideali superiori» al convegno di una cricca che ha fatto voto di furto, di corruzione e di indecenza politica? Come può continuare ancora a ritenersi cattolico chi si serve della cosa pubblica per fare affari privati? Perché non una parola sull’inganno del terremoto in Abruzzo? In nome di quali principi cattolici il Vaticano continua a sostenere un governo che è esattamente l’opposto di tutto quello che il cardinale ha detto nel circolo di Formigoni? Perché il Vaticano appoggia sempre i corrotti, i corruttori, i ladri, i manipolatori della coscienza, gli immorali e gli assassini del bene comune?
Tra gli indagati per la corruzione della protezione civile vi sono tre signori nominati dal papa «gentiluomini»: perché il papa non ritira la nomina a questi immondi corrotti profittatori della sofferenza di povera gente che oltre al terremoto hanno dovuto subire i lazzi e i frizzi di chi ha si è arricchito sui morti? Perché il papa non ritira la nomina a Gianni Letta che emerge sempre più come il coordinatore della rete di corruttela?
Sig. Cardinale, per favore, ci faccia un piacere semplice: se ne vada in Cirenaica, o almeno taccia e ci risparmi i suoi pistolotti etici. Tanto, mi creda, nessuno la tiene da conto.
(24 febbraio 2010)
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