Il conflitto d’interessi vola Alitalia

MicroMega

da La Stampa, 3 settembre 2008

Caro direttore,
nei molti commenti sulla stampa di questi giorni dedicati alla vicenda Alitalia si è a nostro avviso mancato di notare il grave conflitto di interessi di due tra gli imprenditori che fanno parte della cordata organizzata dal governo.

La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nello svolgimento delle sue funzioni, è in continua contrattazione con il governo su questioni che le permettono di avvantaggiare la nuova compagnia aerea di cui sta per diventare azionista. Inoltre, in un sistema economico come quello italiano in cui la politica economica risulta dalla contrattazione tra governo, sindacati e Confindustria, le scelte di Confindustria hanno rilevanza e valenza nazionale. In buona sostanza, la presidenza di Confindustria è una importante carica pubblica. Diventa pertanto cruciale che i giudizi e le scelte di politica economica espressi da Confindustria non siano influenzati dall’interesse a mantenere accesso alle rendite monopolistiche che il governo sta esplicitamente concedendo (in deroga alla normativa anti-trust) per gli azionisti di Compagnia Aerea Italiana.

Infine Confindustria, per opera della sua presidente, dovrebbe adoperarsi per lo sviluppo della capacità produttiva e della concorrenza nel settore dei trasporti. Dallo sviluppo del settore trarrebbero ovvio vantaggio le aziende associate a Confindustria per le quali i costi di trasporto sono una partita di rilievo. In quanto azionista dell’azienda di trasporto aereo che detiene al momento una posizione dominante sul territorio nazionale, Marcegaglia avrebbe invece tutto l’interesse economico e personale a far sì che tale concorrenza non si sviluppi, che le strutture aeroportuali non vengano ampliate per permettere l’entrata di altre compagnie, che i prezzi del trasporto aereo italiano crescano invece di diminuire, che non si sviluppi un sistema integrato e funzionale di treni ad alta velocità eccetera. Il conflitto d’interessi è plateale.

In grave conflitto di interessi sono anche Roberto e Matteo Colaninno. Il primo sarà azionista di rilievo di Compagnia Aerea Italiana, mentre il figlio Matteo è deputato del Pd e ministro ombra per lo Sviluppo Economico del medesimo. Il fatto che non si tratti della stessa persona a ricoprire i due incarichi, ma di padre e figlio, non cambia la sostanza della cosa. Matteo Colaninno è infatti socio in affari del padre. A parte ciò, è ovvio che beneficerà in quanto erede delle ricchezze paterne. La posizione del padre in Alitalia non può non influenzare il giudizio e l’agire politico del figlio. Se i Colaninno operassero in settori economici in cui la mano pubblica italiana non entra e in cui sono i mercati e la concorrenza internazionale a determinare il successo o il fallimento di un’azienda, tutto questo non costituirebbe problema. Ma così non è. Ne risulta che Matteo Colaninno, mentre ricopre una carica pubblica, nell’esercizio di deputato e ministro ombra, si occupa di questioni che influenzano la redditività degli investimenti che lui e la sua famiglia compiono in qualità di imprenditori. Inoltre, egli potrebbe, nel giro di cinque anni, assumere cariche di governo esattamente in quelle aree di competenza. Il conflitto d’interessi è, di nuovo, abbastanza plateale. In entrambi i casi il conflitto di interessi sarebbe meno grave se Alitalia operasse in condizioni di libero mercato e se la cordata di «salvataggio» fosse stata costituita secondo trasparenti regole di mercato. Ma così non è. Non resta che prendere atto del conflitto di interessi e chiederne la risoluzione, cioè la scelta tra la partecipazione alla cordata e il mantenimento della carica pubblica.

Alberto Bisin, Michele Boldrin, Sandro Brusco, Andrea Moro, Giorgio Topa
Economisti, redattori del blog www.noisefromamerika.org

(6 settembre 2008)



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