Il Corriere dell’Umbria pubblica la sfida di Flores d’Arcais al cardinal Bassetti
Paolo Flores d'Arcais
Stimata Eminenza, sabato alle 17 (domani, ndr) sono stato invitato da Umbria libri a presentare a Perugia il mio piccolo volume appena uscito da Einaudi, "Questione di vita e di morte", dedicato al diritto di ciascuno di decidere liberamente sul proprio fine vita. Sarei davvero onorato se Ella partecipasse a quest’incontro, esprimendo tutte le critiche che riterrà opportune alle tesi di libertà che ho sostenuto nel libro.
Come Ella ricorderà, in questi anni dopo che nell’aprile 2015 accettò di scrivere un intervento per la mia rivista "MicroMega" di risposta a un questionario sulla Resistenza ho più volte cercato il dialogo pubblico con Lei sui temi che più dividono atei e credenti, perché credo che dialogo e confronto siano la via maestra in una società dai valori pluralisti come la nostra, per affrontare i conflitti che ne possono nascere.
In passato molti suoi confratelli cardinali hanno accettato questo confronto (tra cui Caffarra, Silvestrini, Schonborn, Scola, Herranz, Tettamanzi, Ratzinger) e con Sua Eminenza Tettamanzi il confronto ha riguardato proprio la bioetica (il testo integrale è su MicroMega 1/2001). Nel mio libro ho ripreso i passi cruciali in cui Tettamanzi riconosceva che ‘sono d’accordo nel dire che solo a partire da una concezione antropologica che contempli la realtà di Dio del Dio cristiano si può dire un ‘no’ assoluto all’eutanasia’, e ribadiva: ‘il no assoluto all’eutanasia anche nelle situazioni più drammatiche o si radica in una prospettiva di fede religiosa o diversamente, almeno in termini assoluti, non regge’.
Sono affermazioni che mi piacerebbe discutere pubblicamente con Lei. Se infatti fossero assunte dalla Chiesa cattolica gerarchica porrebbero fine a ogni conflitto in tema di suicidio assistito tra credenti cattolici e agnostici o atei, visto che l’argomento di fede non può essere il fondamento per una legge penale, e infatti Sua Eminenza Tettamanzi concludeva con la depenalizzazione: ‘depenalizzare significa continuare a riconoscere che un comportamento è male, ma allo stesso tempo non ritenerlo tale da dover intervenire con una sanzione penale’. Ella invece recentissimamente, l’11 settembre, parlando come Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, è intervenuto non solo per invitare la Corte Costituzionale a non toccare l’attuale legge (che prevede fino a 12 anni di carcere per l’assistenza al suicidio), ma addirittura per chiedere al Presidente del consiglio Conte di adoperarsi per abrogare le parti cruciali della recente legge (2017), sul testamento biologico e contro l’accanimento terapeutico. Questa sua solenne intimazione (che la Corte Costituzionale non ha però accolto) rende il conflitto fra credenti cattolici e non credenti (o diversamente credenti: la Chiesa valdese, ad esempio, ma anche cattolici come Hans Kung, favorevoli al diritto all’eutanasia) sempre più aspro e insolubile, lo radicalizza spingendo a una vera e propria frattura civile. Sul fine vita, infatti, nella nostra società esistono valori ed etiche diverse e incompatibili. La sua e la mia, ad esempio.
Ella certamente non accetterebbe, e avrebbe pienamente ragione, che sul Suo fine vita decidessi io. Però, incredibilmente, pretende di essere Lei a decidere sul mio, imponendo per legge la sua morale a tutti come legge dello Stato con sanzioni penali. Ecco perché ritengo urgente un confronto pubblico argomentato, che del resto a parole anche molti vescovi sollecitano, anziché una dogmatica contrapposizione frontale. La invito a non avere paura. Spero che il confronto potrà avviarsi sabato ma sono pronto a realizzarlo in qualsiasi data e luogo a Lei più conveniente. Con tutta la mia stima, mi creda.
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