Il direttore di Adista: “La Bonino può rappresentare i cattolici”
Per Giovanni Avena, direttore dell’agenzia Adista, il voto identitario dei credenti riguarda solo una minoranza.
di Marco Politi, da "Il Fatto Quotidiano", 15 gennaio 2010
“C’è un mondo cattolico che non ha paura della candidatura di Emma Bonino. E certamente le posizioni di una Binetti e di un Rutelli non hanno nulla a che fare con la realtà viva della maggioranza dei credenti”. Giovanni Avena, direttore dell’agenzia Adista, che da quarant’anni informa sul mondo cattolico e sulle esperienze religiose in Italia senza essere organo di nessuna struttura ecclesiastica, nega che la radicale Bonino spaventi l’elettorato credente.
Enzo Carra e Renzo Lusetti abbandonano il Pd. La Binetti scalpita. L’Avvenire critica. Qualche vescovo ha cominciato a suonare l’allarme. Il tam-tam è che l’elettorato cattolico si possa allontanare.
E io sono convinto, invece, che Emma Bonino, pur venendo dall’esperienza dei radicali, può rispondere a esigenze e bisogni del mondo cattolico. Perché è una personalità europea, ha una storia personale seria, è un politico serio. Ma soprattutto perché il mondo cattolico non è fatto di bacchettoni (che esistono ma si vanno riducendo) bensì di gente che va a messa, legge, si istruisce, si impegna nelle parrocchie, ma discute, fa le sue scelte ed è pronta a discutere anche di temi etici da posizioni non dogmatiche.
D’accordo, il mondo cattolico non è monolitico.
Direi di più. Coloro che nel voto intendono esprimere un identitarismo cattolico sono minoranza. La maggioranza dei cattolici vuole un Paese amministrato da gente seria, con esperienza. Personaggi come la Binetti o Rutelli non rappresentano in nessun modo il mondo cattolico, riflettono una presenza che deriva da una cultura ante e anti-conciliare. Un tipo di cultura che non si ritrova nemmeno nella maggior parte del clero, che per quanto moderato o modesto è pronto a discutere con la Bonino e il suo mondo.
Questioni come il testamento biologico o la fecondazione artificiale o le coppie di fatto, cavalli di battaglia dei Radicali e della Sinistra, non fanno da ostacolo?
No. Perché lo stesso clero ha la gente addosso, che gli va a raccontare i propri problemi con la contraccezione, gli aborti, la fecondazione assistita, le convivenze, l’omosessualità. Gente che racconta di tragedie o di problemi quotidiani e che vuole essere, non legittimata, ma riconosciuta e accolta. E il clero li accoglie, mentre le posizioni alla Binetti no.
Le massime autorità ecclesiastiche ribadiscono sempre che vi sono principi “non negoziabili”.
Che non incidono molto nella vita quotidiana dei credenti, ma servono solo alla gerarchia per sedersi ai tavoli della politica e contare.
Non pesano al momento del voto?
Non sono per niente dirimenti. Dopo le elezioni politiche del 2008 un sondaggio SWG tra i cattolici praticanti mostrò che i temi cosiddetti etici non avevano minimamente pesato. Il voto si è laicizzato ed è anche positiva la polarizzazione che contrappone un “cattolicesimo di presenza” ad un mondo cattolico libero da pastie, che ragiona autonomamente con il cuore e la testa.
Si può calcolare l’incidenza diretta delle indicazioni ecclesiastiche sul voto?
Difficile quantificare. In certi luoghi è del 3-5 per cento, in altri arriva fino al 10. E’ un fenomeno a macchia di leopardo che dipende da tradizioni o personalità locali. Comunque è già un indicatore il fatto che l’Udc sia al di sotto del 10 per cento ed è chiaro che larga parte del voto Udc non viene da motivazioni cattoliche in senso stretto.
Qual è allora la stella polare del voto dei credenti?
Un’idea di bene comune che si identifica in temi come la famiglia, la solidarietà, la giustizia, l’accoglienza dello straniero. Temi che scaturiscono dal cuore del Vangelo. I fatti di Rosarno, ad esempio, hanno svegliato molti cattolici e creato un senso di ribellione verso il regime politico-culturale del berlusconismo. Bene comune per il cattolico medio significa anche liberarsi dall’abbassamento dei livelli etici e culturali del berlusconismo. Non è una rivendicazione moralistica, è un moto di insofferenza in aumento. Ricordiamoci che quando Boffo intervenì sull’Avvenire sui comportamenti del premier, era perché i lettori cattolici praticanti protestavano per il silenzio del giornale. E pi la gente si è stufata delle leggi ad personam. Per un po’ ha preso parte al dibattito, adesso dice “Basta!”. Sentono che sono problemi che non li riguardano.
Tutto lineare?
No. L’insofferenza che cresce porta con sé il rischio dell’indifferentismo e del qualunquismo. E dunque alla fine può dare a beneficio di Berlusconi. Però mentre in stagioni passate c’era una maggioranza di cattolici che era soddisfatta del collateralismo della Chiesa con la Democrazia cristiana, oggi cresce il numero dei fedeli che ritiene innaturale il collateralismo con Berlusconi. E non parlo di “cattolici del dissenso”, mi riferisco a semplici fedeli praticanti, che vanno a messa.
Il fedele della normale quotidianità che posizione tende ad avere?
Vuole capire, anche se c’è molta confusione. Non si muove più in base ad una obbedienza cieca. Fa scelte autonome. Non ritiene gli altri “peggiori”. Gli sta a cuore un cristianesimo vissuto nel quotidiano, una esibizione di “cristianità” non gli interessa.
Nell’urna si tratterà di scegliere tra la Polverini e la Bonino.
Precisamente. E sarà una scelta dettata dalla coscienza. Chi sente più l’appartenenza religiosa, sarà per la Polverini. Chi da cattolico accetta la sfida della storia, si troverà benissimo con la Bonino. Certamente la sfida con il futuro i credenti la vivranno meglio con la Bonino che con la Binetti.
(15 gennaio 2010)
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