Il dovere di resistere al marchionnismo fascista e illiberale
Paolo Farinella
, prete
In settimana gli operai della Fiat sono chiamati a referendum. Sarebbe meglio dire sono ricattati a referendum perché le condizioni poste dal filosofo Marchionne che non è nemmeno un genio dell’industria, visto che anche negli Usa si avvale degli aiuti di Stato, come ha sempre fatto in Italia. A queste condizioni, anche io potrei essere ad della Fiat e di altre 20 o 30 aziende.
Sono convinto che vincerà il «sì» perché gli operai non sono liberi di scegliere, ma ricattati: o dite «sì» o fate la fame perché io non investo e chi vota no o si astiene non partecipa alla rappresentanza sindacale. Tutti sappiamo che solo la FIOM si è opposta con argomenti e motivazioni vere e serie, mettendosi contro tutti: Fiat, governo, maggioranza, opposizione (è un pleonasmo) e segnatamente il Pd o come si chiama.
Doveva intervenire il governo e imporre al Marchionne il rispetto della legalità materiale e formale. Come può però un governo illegale, delinquenziale, camorristico e mafioso fare una cosa del genere? Doveva insorgere il Pd e fare il diavolo a quattro, ma in un partito di capponi è inutile cercare un gatto graffiante, magari a sette code. Doveva insorgere la Chiesa cattolica, la cui gerarchia blatera sulla famiglia, sulla persona, sul sesso degli angeli e si dimentica che il lavoro è la fonte della dignità e della spiritualità.
Senza lavoro non c’è vita e bisognerebbe imporre con la forza il lavoro a chi è senza, come richiedono la nutrizione e l’idratazione «forzate» per chi è in coma. Senza lavoro è la stessa Democrazia che è in coma e quindi la società, le famiglie, i singoli, i conviventi, i vecchi e i giovani, gli uomini e le donne, i bambini e gli immigrati. Senza lavoro anche Dio è senza pace.
Non restiamo che noi, donne e uomini liberi che resistiamo alla berlusconizzazione dell’Italia e ora al marchionnismo fascista e illiberale. Combattiamo questi liberali da strapazzo e obblighiamoli con la forza della nostra impotenza, ma con la potenza della nostra dignità e del nostro diritto di essere cittadini e cittadine e non schiavi e schiave di «messer Fiat».
Una firma a volte è più destabilizzante di un esercito schierato in guerra. Dimostriamo di essere un popolo pacifico che con la propria firma condanna il sopruso padronale, schierandoci apertamente dalla parte della FIOM e firmiamo l’appello di MicroMega. Anneghiamoli in una valanga di adesioni di solidarietà. Invitiamo i lavoratori a non demordere e a votare «no», a non avere paura perché avere paura significa averli fatti vincere senza nemmeno lottare. Scendiamo in piazza, scardiniamo l’indifferenza e l’assuefazione e gridiamo che non avranno mai le nostre coscienze e il nostro Diritto di essere noi stessi.
(10 gennaio 2011)
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