Il fascismo degli schiavi e la Signora Democrazia
di Paolo Farinella, prete
Domenica 27 settembre a Genova è una giornata primaverile, ad autunno iniziato. Il tempo induce ad uscire di casa per prendere ancora i residui due o tre raggi di sole che riscaldano la città. E’ festa a Genova perché è arrivato il sommergibile «Nazario Sauro» che diventerà un monumento visitabile perché non si perda mai il contatto con l’orrore della guerra. Il porto antico comincia ad animarsi e la città ferve in una normale, pacifica domenica settembrina. In cattedrale al pomeriggio il cardinale Angelo Bagnasco inaugura l’anno pastorale e annuncia nuove regole per i matrimoni.
Eppure c’è anche tensione. Un gruppetto sparuto di fascisti di estrema destra, sempre pronti in ogni occasione ad inneggiare al duce e all’occorrenza a menare le mani, ha deciso di contestare le mie affermazioni sui sei militari uccisi a Kabul, pubblicate da MicroMega e diffuse via internet. Essi non si limitano a contestare le mie affermazioni con altre ragioni, esercitando il loro diritto alla libertà di pensiero garantito, specialmente a loro, dalla cara e bella nostra Carta Costituzionale.
No! Essi da veri muscolosi machisti «ordinano» al vescovo di espellermi dalla Chiesa e raccolgono una colletta per regalarmi un viaggio di sola andata a Kabul, per loro sacrario del sangue di «eroi» italiani (cioè extracomunitari per gli Afghani), per me città macello dove si uccide il diritto e la dignità, ad opera di militari che vanno per scelta e per denaro. Per dare più peso specifico alla loro richiesta manifestano davanti alla Curia di Genova, inneggiando agli eroi caduti sul campo. Mi auguro che il cardinale Bagnasco sia a casa e possa ascoltare direttamente, anche da dietro le persiane, le farneticazioni di chi mescola radici cristiane, odio razziale e violenza come metodo, «a prescindere».
Sarebbe bello se il cardinale si affacciasse alla finestra e dicesse ai fascisti: «Tornate a casa, don Paolo è un prete di questa chiesa ed è sotto la mia protezione e nessuno può decidere chi deve restare o andare via dalla chiesa. A proposito, come vostro vescovo, sono obbligato a dirvi in coscienza che il vostro modo di pensare, il vostro stile di vita, la vostra ideologia sono incompatibili con la fede cristiana perché Gesù è ebreo di nascita e di fede come sua Madre, come gli apostoli e i primi cristiani. Noi siamo Ebrei, figli di Abramo. Il vostro antisemitismo, fondamento del vostro razzismo generalizzato, è incompatibile con quelle radici di cui tanto parlate nei vostri comizi. Convertitevi, se volete essere cristiani degni di questo nome e abbandonate ogni spirito di esaltazione di un regime che ha rovinato l’Italia e le coscienze, anche vostre. Gli “eroi” veri sono coloro che non lo sanno perché vivono nell’anonimato, compiendo il loro lavoro con amore disinteressato. Non può esserci eroismo dove c’è una retribuzione allettante. Beato quel Paese che non ha bisogno di eroi (Bertold Brecht)». Il cardinale non si è affacciato dalla finestra perché forse non era in casa, perché, ne sono sicuro, se vi fosse stato, certamente non avrebbe perso questa occasione per essere vescovo ed esprimere il suo pensiero di responsabile di una comunità.
La chiesa di San Torpete si è riempita di gente amica e di persone mai viste, venute a testimoniare e condividere la loro solidarietà con me. La Messa si è svolta regolarmente, ma non potevo non celebrarla per i caduti innocenti afghani, donne bambini, vecchi e uomini che hanno avuto la colpa di essere lì per caso. Non potevo non ricordare tutti le vittime civili di una guerra senza senso e mistificata come «intervento umanitario» e «missione di pace». I politici sanno di mentire e se dicono di credere in Dio, risponderanno della loro bestemmia. Abbiamo abbracciato tutti i morti vittime inconsapevoli prima dei Talebani e ora dagli Oligarchi che hanno voluto una guerra senza senso e fallimentare se è vero che adesso cercano disperatamente una «Exit strategy» per salvare quel minimo di decenza che ancora gli resta, se mai ne hanno avuto un poco. Abbiamo pregato anche per i militari, ma perché prendano coscienza che la guerra è sempre «irrazionale» (alienum a ratione) come afferma Giovanni XXIII nell’enciclica «Pacem in Terris».
L’Italia, in forza dell’art. 11 della Costituzione, non avrebbe mai dovuto essere in Afghanistan e in Iraq perché essa «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie», ponendo così un limite invalicabile ad ogni azione militare fuori dei propri confini. Beluskonijad però voleva ad ogni costo stare al guinzaglio di Bush e per avere la sua amicizia aveva bisogno di un po’ di morti sul campo, come Cavour nella Guerra di Crimea (1855) per entrare nel consesso degli Stati. Aveva un solo modo per raggiungere l’alto e nobile fine di essere il cagnolino scodinzolante nel ranch di Dabliu Bush: aggirare la costituzione e svuotarla di significato, inneggiando alla patria che lotta contro il terrorismo con i suoi uomini migliori: gli «eroi» che a questo scopo sono pagati lautamente. La retorica sconfigge la Costituzione e lascia dei resti per strade: le anime perse del fascismo antico che si risvegliano nel fascismo legista-berlusconiano, dove le camicie si mescolano tra il nero e il verde, ma con lo stesso vocabolario e la stessa ignoranza.
Non avrei mai immaginato di dovere assistere nella mia vita all’obbrobrio storico di un fascista, diretto discendente del primo fascismo, sedere come presidente di quella Camera dei deputati che il suo illustre «idolo» e ispiratore definì «un bivacco di manipoli» (16-11.1922). Allo stesso tempo, è triste vedere che a difendere il diritto alla cittadinanza degli Italiani/Italiane nati in Italia da genitori di altri Paesi sia ancora Gianfranco Fini autore con Bossi di una legge anti immigrato che è un insulto al diritto e madre diretta di quella di Maroni che sancisce il «reato di clandestinità», facendo piazza pulita di ogni residuo di dignità e diritto, costituzionale e universale.
Domenica i fascisti hanno fatto una esperienza di democrazia e mi auguro che ogni domenica possano andare sulle piazze a sperimentare quella libertà alla quale non sono mai stati abituati. Per loro gli «eroi» prezzolati sono il simbolo della Patria e la Patria sono i militari. Per me la Patria è la casa di pace che si prende cura dei poveri e dei deboli senza differenza di colore, di cultura, di religione, di sesso perché tutti apparteniamo allo stesso modo e con gli stessi diritti/doveri all’unica famiglia che è l’umanità. Parola di civiltà. Parola dell’ebreo Gesù.
(5 ottobre 2009)
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.