Il film della settimana: “Film Socialisme” di Jean-Luc Godard
Giona A. Nazzaro
FILM SOCIALISME di Jean-Luc Godard (Svizzera Francia, 2010)
Cannes – Bisogna essere grati a Jean-Luc Godard per la violenza con la quale continua a porsi e porci delle domande. Al di là del riflesso condizionato del timore reverenziale che ogni nuovo intervento cinematografico del luminare della nouvelle vague sembra suscitare sia nei devoti adepti che nei suoi accaniti detrattori, il suo lavoro continua a essere attraversato da una vitalità intellettuale e politica unica ed esemplare.
Premesso che per potere offrire una lettura anche solo vagamente approssimativa del suo ultimo film bisognerebbe calarsi nell’agone degli innumerevoli sottotesti che lo attraversano come carsismi sonori e visivi, non si può non evidenziare come proprio alla prova dello sguardo Film Socialisme risulti un’opera “bella da vedere”, come un quadro di Cezanne, come un Rauschenberg.
Perché prima ancora di riconoscere a Godard per l’ennesima volta la sua implacabile lucidità intellettuale e la sua instancabile capacità di mettere in discussione interi sistemi di pensiero con la sola forza dell’ironia di un aforisma ben piazzato, occorre ricordare che JLG pensa soprattutto per immagini e che le sue, proprio come quelle di Jean-Marie Straub o Manoel de Oliveira, s’imprimono nello sguardo con la potenza della semplicità rosselliniana.
Film Socialisme è il racconto dell’Europa e del Mediterraneo. Dell’oro spagnolo in viaggio verso l’Unione Sovietica che non giunge a destinazione, della Palestina che diventa segno del cinema, di un Europa che Godard vorrebbe rivedere felice perchè questo è il tempo in cui i “furfanti sono sinceri”.
Come in Un film parlato di de Oliveira, sulla nave di Godard si viaggia attraverso le lingue del mediterraneo e la sua storia. I formati si sovrappongono e si scontrano. Il sonoro diventa un altro film ancora e i sottotitoli inglesi, piuttosto che tradurre la lettera dei testi recitati, citati e ascoltati, condensano, trasformano, capovolgono come in un gioco di cut-up burroughsiano i continui rimandi interni del film. Come in un gioco continuamente differito, JLG gioca con le immagini e i materiali del reale. Riflette sulla Grecia (Hellas diventa HELL AS) mentre il suo viaggio tocca Barcellona, Napoli evoca la Russia e la Germania sognando un’altra Palestina. E Patti Smith appare fugace, come un frammento fra i tanti, in cabina e in coperta, non riconosciuta dagli altri viaggiatori.
Il secondo segmento del film ci porta in una stazione di servizio dove è parcheggiato un lama. Un bambino chiede nuove elezioni. Una troupe televisiva, forse, intende documentare questo tentativo di democrazia.
Poi il viaggio riprende. Ancora una volta. E dopo avere appurato l’incompatibilità fra legge e giustizia il film si conculde (?) con NO COMMENT.
Film Socialisme oggi è l’unico film che parla la lingua del cinema (ammesso che esista). JLG elegge il cinema a luogo dell’esilio dal quale tutto il mondo è visibile. E mentre tutti invocano sanzioni per la Grecia, JLG dalle pagine di un settimanale francese rovescia la prospettiva. Siamo noi che siamo ancora in debito con la Grecia. Siamo noi che dobbiamo ancora pagare la Grecia. E non si tratta solo di una posizione poetica.
Cosi il suo viaggio nel Mediterraneo diventa anche una ricostruzione degli indizi e un elenco dei fatti che ci hanno condotto oggi in una situazione da “fine del mondo”.
Film Socialisme, invece, riparte. Prende di nuovo il largo. Tenta ancora una volta di districarsi tra i segni del mondo e i materiali del reale. Animato dal suo enciclopedismo rosselliniano, JLG oltre a confermarsi indiscutibilmente, alla veneranda età dei suoi quasi 80 anni, il massimo pensatore di immagini e di cinema del nostro tempo, si conferma pedagogo e polemista sublime.
Come un bambino che non ha mai smesso di interrogare il suo giocattolo preferito, continua a smontarlo e a ricomporlo per trovare in esso le possibilità di continuare a essere nel mondo come piacere di un pensiero vigile, morale dell’immagine e responsabilità politica.
Film Socialisme non è la storia del cinema. Semplicemente è il cinema della storia. Quella che Jean-Luc Godard racconta ogni volta daccapo con un’associazione di immagini, un raccordo, uno stacco di montaggio. Un fondale nero.
(19 maggio 2010)
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