Il Lazio come gli Usa, la Chiesa vota a destra

Raniero La Valle

, da il manifesto, 21 febbraio 2010

I sondaggi dicono che i cattolici la votano, e allora l’ “Avvenire”, che è anche lui cattolico, apre una sua guerra contro Emma Bonino e dice che questa elezione non si dovrà fare né domani né mai.

Come l’ “Avvenire” sa, sono spiacevoli le leggi quanto le polemiche ad personam, ma non è questo il punto. Si può anche pensare che dal suo punto di vista il giornale abbia ragione nella sua critica; però è chiaro che data l’ineluttabilità del sistema vigente, se non vuole la Bonino vuol fare eleggere la Polverini; e ciò significa volere che vinca Berlusconi; e se Berlusconi vince, a cominciare dal Lazio, la sua caduta si arresta, riesce a trattenere nelle sue mani il potere, e negli anni che gli restano potrà fare scempio della Costituzione, torcere la democrazia al cesarismo, trasformare giustizia e magistratura in un’opera del regime, abolire la progressività fiscale, proporsi agli italiani come modello da imitare; e con Maroni far incrudelire l’Italia contro gli stranieri in casa e contro i naufraghi in mare, e con Tremonti dire che la crisi economica non c’è e che i disoccupati possono essere felici, e avviare il suo Azzeccagarbugli alla successione dinastica.

E va bene, per il giornale; ma allora la Conferenza episcopale, la Chiesa italiana e la Santa Sede devono dire che con questo non c’entrano affatto, e che rispetto alla Bonino e alla Polverini, così come ad ogni altra sfida elettorale, esse restano perfettamente neutrali; altrimenti si apre un grave problema istituzionale, politico e religioso e non può funzionare più né il bipolarismo, né la democrazia, né la comunione ecclesiale; e il passaggio al bipolarismo, che avrebbe dovuto togliere una distorsione del sistema facendo venire meno l’unità politica dei cattolici, diventerebbe causa di una distorsione ancora più grave, facendo della Chiesa, pur con le sue deboli forze, l’arbitra, magari anche inconsapevole, dello stare o del cadere della democrazia.

Si dirà che sono in gioco i principi irrinunciabili. Ma la Chiesa deve morire per il vangelo, non far morire per i princìpi. In America i vescovi, perché non si dubitasse sui princìpi, bloccarono la corsa elettorale di Kerry, cioè elessero Bush, e la guerra perpetua, la carneficina in Iraq, lo scontro con l’Islam, le torture di Abu Ghraib e le vesti arancione di Guantanamo da allora hanno straziato il mondo. Ancora in America, per aver sostenuto la riforma sanitaria di Obama, che tra le patologie da trattare include anche l’aborto, l’ultimo dei Kennedy è stato dal suo vescovo privato della comunione, ha rinunziato al seggio alla Camera e così si chiude anche il ciclo, cominciato con John Kennedy, per cui perfino un cattolico poteva diventare presidente degli Stati Uniti. E se ora i vescovi americani più intransigenti trascinano tutta la Chiesa – sempre per via della difesa della vita – nella guerra contro Obama, e se questi cadrà, allora sarà finita anche la conversione americana, la Carta dell’ONU sarà di nuovo stracciata, la pace non avrà alcuna opportunità di apparire, il multilateralismo ce lo scordiamo e riprenderà la costruzione del “nuovo secolo americano” e dell’unico Impero globale, fondato su un unico scettro e un’unica Armata. E poi magari, per meglio correre verso il passato, torneranno le guerre per le investiture.

Dal più piccolo al più grande, dal Lazio all’Impero; le entità sono di certo incommensurabili, ma nel piccolo e nel grande sono gli stessi le idee e gli errori su cui si costruisce la storia.

(22 febbraio 2010)

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