Il mattino si vede dal buon giorno «travagliato»
Sabato 10 maggio non ho visto l’intervista di Fabio Fazio a Marco Travaglio nella trasmissione «Che tempo che fa». L’ho recuperata successivamente su You-Tube. Nella nota che ho diffuso il 30 aprile 2008, ad elezione avvenuta in Senato, scrissi e divulgai queste affermazioni:
«Il mafioso anziano Giulio Andreotti presiede il Senato e insedia a presidente del Senato della repubblica un altro mafioso di spicco, amico e sodale del mafioso di Villabate Nino Mandalà. Il nome del neo presidente del Senato è Schifani. Mai nomen fu omen. Schifani, discepolo dell’altro senatore Enrico La Loggia erano e forse sono ancora a libro paga della mafia. Andreotti è stato giudicato colpevole di favoreggiamento di mafia, ma non poté essere perseguito per prescrizione. Schifani è l’autore del «lodo Schifani» che permise di mettere Berlusconi al riparo dalla sentenza di condanna che stava arrivando, al resto pensò la provvidenziale archiviazione per prescrizione di termini».
Queste, come le affermazioni di Marco Travaglio, non sono considerazioni etiche o politiche, sono semplicemente la fotografia della situazione e ne prendiamo atto non per un pruriginoso bisogno di sensazionale, ma unicamente perché c’interessa in quanto ci coinvolge direttamente come cittadini che manteniamo questa gente al potere e anche perché questi figuri ci dovrebbero rappresentare istituzional-mente.
Ho visto l’intervista a Renato Schifani, subito dopo «lo scandalo-Travaglio», organizzata dalla tv di Stato e ho notato che il giornalista, invece di chiedergli se era vero che il neo presidente del Senato, in sintonia con l’altro senatore della maggioranza, Enrico La Loggia, avesse avuto rapporti con Nino Mandalà, boss mafioso di Villabata, gli ha chiesto «cosa risponde agli attacchi» che gli sono arrivati dal giornalista. Veramente, non c’è più religione!
Tutti, destra (comprensibile) e sinistra (comprensibile anche questo) sono andati all’arrembaggio di Marco Travaglio, lamentando la mancanza di «contraddittorio» che ormai nella deontologia di molti giornalisti ha preso il posto della verità. Non può esserci contraddittorio tra un ladro e un derubato, uno stupratore e la sua vittima, tra un omicida e il corpo inerte della vittima. Se il neopresidente del Senato vuole rispondere, dica la sua versione, senza omettere nulla su questi punti: a) E’ vero che ha avuto rapporti con la mafia? b) Ha fatto affari con il boss mafioso? c) Oggi quali relazioni intrattiene con Nino Mandalà e il suo ambiente? d) Se anche un decimo di tutto ciò fosse vero, non sarebbe più dignitoso che si dimettesse? (anzi, non sarebbe stato meglio non eleggerlo?). Se Berlusconi e Dell’Utri proclamano in fine di campagna elettorale «eroe» dell’anno il mafioso Vittorio Mangano, ci viene il sospetto che abbiano scelto Renato Schifani con un progetto specifico. Sono io che penso male, o sono loro che mi obbligano a pensare che è proprio così?
Se questo è il mattino… figuriamo il buon giorno!
A Marco Travaglio, per quello che può servire, tutta la mia stima e la mia solidarietà.
Note a làtere:
1. Berlusconi durante la campagna elettorale ha perso letteralmente la voce nel gridare che, in caso di vittoria, avrebbe chiamato Lucio Stanca, dirigente IBM, a digitalizzare l’amministrazione pubblica, anzi pe rla precisione lui ha detto «l’Italia». Vedo che ha mantenuto la promessa, travestendo Lucio Stanca con le sembianze di Renato Brunetta.
2. Lo stesso ha accusato a tutto spiano il governo Prodi per avere raddoppiato i ministri e i sottosegretari, eseguendo la politichetta dei politicanti. Bene. Prodi ha varato una legge che riduce i ministri a 12 e i sottosegretari a non più di 48, per un totale di 60 nullafacenti ad alto tasso d’inquinamento legislativo. Berlusconi, il moralizzatore e l’antipolitico popularpopulista, ha portato a termine una estenuate trattativa per posti a sedere e posti semi in piedi, comunque ttuti posti al sole. Ha raddoppiato i ministeri con l’escamotage del «senza portafogli», con la promessa che ad ottobre farà una mini riforma per aumentare i posti dei ministeri con apposita legge ad uso e consumo di una politica tutta indirizzata a salvaguardare la sua immagine, alla faccia dell’interesse della Nazione. Intanto non si è ancora insediato che sono schizzati all’in su gli aumenti di gas e luce. Come voleva dimostrare.
(12 maggio 2008)
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