Il ministro dell’Interno a sua insaputa
Michele Martelli
Un imprenditore di Monte San Savino (Arezzo) spara e uccide un rapinatore, che si era introdotto di notte nella sua azienda. Di fronte alla sua pistola fumante, Salvini approva plaudente: «Io sono con te!». E, quasi fosse «uno di noi», così solidarizza con l’imprenditore: «Derubato 38 volte in pochi mesi, conti su di noi!». Tanto valeva mandargli uno dei soliti macabri «Bacioni». Ma dov’era Salvini in questi «pochi mesi»? Forse su twitter, facebook, ecc., o a girovagare fischiettando in tv da un talk show all’altro? Sorge il sospetto che il Ministro dell’Interno abbia dimenticato il suo ruolo, che sia Ministro a sua insaputa. Non dovrebbe presiedere all’applicazione della legalità e alla sicurezza dei cittadini, al qual fine dispone delle forze dell’ordine? Se li lascia purtroppo indifesi alla mercé di chi delinque (inascoltate le accorate richieste della sindaca del comune aretino per ottenere il rafforzamento e una più efficace presenza delle forze dell’ordine sul territorio), deroga al suo compito, alla sua carica istituzionale.
E cosa fa? Invece di chiedere scusa, di fare un’operosa, responsabile autocritica, (stra)parla come fosse soltanto il capo di un partito fuori dal governo, aizzando i cittadini all’autodifesa armata. Si direbbe che viva ancora, infantilmente, nel leggendario mondo del Far West. Dove lo Stato era assente, ridotto, miniaturizzato nello sceriffo, con sul petto una stella (quella volta!), personaggio drammaticamente solo, quasi sempre incapace o impotente a imporre l’osservanza della legge. Ma Salvini, mi chiedo, sa di essere un potente Ministro della Repubblica italiana o crede di impersonare il patetico impotente sceriffo di un film western, magari all’italiana (per la colonna sonora, potrebbe scegliere «l’entusiasta» Toninelli)? «La seconda che hai detto», risponderebbe Guzzanti, come in un suo famoso sketch televisivo. E infatti Salvini non solo non fa l’autocritica, ma risventola sotto i nostri occhi increduli l’imminente promesso «Decreto sulla Legittima Difesa», che autorizzerebbe chiunque, incondizionatamente, all’autodifesa armata nel perimetro privato della sua abitazione, negozio o azienda. Il barbaro precetto della «giustizia fai da te»!
Silent leges inter arma, «tacciono le leggi tra le armi» (Cicerone). Se puoi sparare impunemente anche ad un ladro non armato, e ammazzarlo, distruggendo di fatto due vite, la tua e la sua (vedi Saviano ieri sul quotidiano «La Repubblica»), sei in zona franca, fuori delle leggi (e) dello Stato (non si ritiene la mafia in zona franca?). Come nell’ipotetico, originario «stato di natura», pre-statale e pre-civile, dove imperava l’arbitrio del più forte, «la guerra di tutti contro tutti», l’«homo homini lupus» (Hobbes), o dove i diritti, la vita, la libertà, la proprietà di ciascuno era in balìa di ogni prevaricatore (Locke). In ambedue i casi dominava la paura, l’insicurezza, la violenza, il disordine.
Contro la paura e il timore reciproco, per garantire ordine e sicurezza a tutti, nasce lo Stato: un potere sovrano che, oltre a legiferare, ha il monopolio della forza legittima (Weber). Ed è questa in particolare la precisa funzione del Ministro dell’Interno in una Repubblica parlamentare come la nostra: usare contro il crimine la forza legittima, preventiva e repressiva, dello Stato di cui è Ministro, cioè un servitore. Se invece non lo fa, o fa il contrario, sì da meritare l’appellativo di «Ministro della Paura», viene il dubbio che il suo giusto posto non sia fra le più alte cariche del governo e dello Stato, ma fra le schiere barbare e tribalistiche del pre-stato (celtico?).
Dunque, ordine e sicurezza, ma sotto la protezione dello Stato, che, nel caso nostro, si fonda sulla Costituzione, le leggi, i codici e gli apparati ad essa conformi. Risolvere i problemi economici e i conflitti sociali, nel quadro della legalità democratica e costituzionale: ecco il compito del governo, che non a caso non si insedia senza prima giurare sulla Costituzione. Se qualcuno mi minaccia, che cosa faccio? Sporgo denuncia alle autorità preposte, o, col coltello fra i denti, mi armo di kalashnikov? Se ho fiducia nelle istituzioni (che funzionano se e quando i ministri e il governo le fanno funzionare), sporgo denuncia, cioè chiedo, e ottengo, la protezione dello Stato. Salvini, dimenticando la carica che ricopre, seminando sfiducia, disaffezione, paura e insicurezza, non fa che svuotare dall’interno le istituzioni statali che l’oligarchia, i poteri forti, i mercati minano dall’esterno. Altro che sovranismo! Al di là delle contrapposte false retoriche, qui siamo ad un attacco concentrico allo Stato sovrano e alla Costituzione italiana! Quindi ai nostri diritti!
Lo dimostrano i due decreti-bandiera della Lega del «Contratto di governo» (tra parentesi: un contratto privato, una compravendita, un do ut des, non una coalizione politico-governativa con un programma comune e finalizzato al bene comune), senza dei quali, ha minacciato Salvini, «salta tutto». Mi riferisco, ovviamente, al «Decreto Sicurezza», e a quello sulla «Legittima Difesa». Il primo, già approvato con voto di fiducia, – tutte le luminose 5S di Di Maio, accodandosi a Salvini, si sono spente, precipitando dal mirabolante iperuranio delle loro promesse elettorali per affogare nel fango acquitrinoso del dio Po, – e da più parti già ribattezzato «Decreto Insicurezza» (gettando sulla strada 40.000 migranti dei centri Sprar ne fa altrettanto potenziali delinquenti), ha, come anticipato da esperti, forti tratti di incostituzionalità. Altrettanti, e forse di più, ne avrebbe il secondo, ora in gestazione. Mi domando fino a quando la nostra Costituzione, dopo Berlusconi e Renzi, potrà resistere all’assedio dei «nuovi barbari», e se non siamo oramai, inavvertitamente, troppo vicini al punto di non-ritorno.
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