Il ministro e il monsignore

Sergio Tramma


Un comunicato del Ministero della salute. Lo riporto integralmente perché merita di essere letto:

Sanità: Speranza istituisce Commissione assistenza anziani, Presidente sarà Mons. Paglia

Il Ministro della Salute Roberto Speranza [appartenente alla componente più a sinistra della compagine governativa] ha istituito con apposito decreto una commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana. A presiederla sarà Mons. Vincenzo Paglia, Gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. Ne fanno parte illustri personalità del mondo scientifico e sociale. “I mesi del Covid – afferma il ministro della Salute, Roberto Speranza – hanno fatto emergere la necessità di un profondo ripensamento delle politiche di assistenza sociosanitaria per la popolazione più anziana. La commissione aiuterà le istituzioni ad indagare il fenomeno e a proporre le necessarie ipotesi di riforma”. Mons. Paglia ringrazia il Ministro Speranza per l’incarico che gli affida e ritiene che “la Commissione rappresenta un prezioso strumento inteso a favorire una transizione dalla residenzialità ad una efficace presenza sul territorio attraverso l’assistenza domiciliare, il sostegno alle famiglie e la telemedicina. L’auspicio è che l’Italia, paese tra i più longevi ed anziani del mondo, possa mostrare un nuovo modello di assistenza sanitaria e sociale che aiuti gli anziani a vivere nelle loro case, nel loro habitat, nel tessuto famigliare e sociale”.
(Comunicato n. 266; Data del comunicato 21settembre 2020)

Ci sono due punti in questo comunicato che meritano di essere segnalati e commentati.

Il primo, la commissione è affidata a un prete illustre e blasonato, cioè a un esponente di quell’area culturale e organizzativa che si è sempre pensata come una delle componenti più titolate ad occuparsi delle condizioni dei “bisognosi” poiché ciò apparterrebbe al proprio DNA religioso e culturale, e che ha visto, e vede, quasi con fastidio la presenza del pubblico (non certo del privato) in tale area di servizi ed interventi. Domande: non è in grado la sinistra, eppure in passato lo è stata, di produrre una propria linea autonoma sulle questioni assistenziali svincolandosi dalla tutela, e dalla massiccia presenza dei (non tutti uguali) cattolici? È un’articolazione di quell’atteggiamento che sospira e si esalta quando c’è un Papa che dice delle cose “di sinistra”? Perché è ancora attiva la sempiterna ricerca della legittimazione in ambito cattolico? Forse per un tema così delicato come quello dell’assistenza agli anziani sarebbe stato opportuno affidare il presidio della ricerca a qualcuno che rispetto ai temi quali la famiglia o il senso della sofferenza lasciasse supporre un atteggiamento un tanticchio più laico.

Secondo punto, il commento dell’alto prelato: la commissione è uno strumento per favorire la transizione dalla residenzialità alla domiciliarità. Bene, peccato che i temi della riduzione della residenzialità a favore della permanenza degli anziani nel proprio domicilio assistiti da una rete di servizi, siano questioni emerse ed affrontate già negli anni Settanta, e non solo per gli anziani, ma anche per i minori ed altri (do you remember Basaglia?). Riproporre la questione come la ripropone il Gran cancelliere significa ignorare i processi, che si sono realizzati, rispetto ai quali è necessario chiedersi perché alcuni sono esauriti, perché altri non governati (tra i quali la sostanziale assenza del pubblico davanti al contraddittorio fenomeno delle “badanti”). L’alternativa, è chiaro da tempo, non è tra residenzialità e domiciliarità, ma tra residenzialità impropria e domiciliarità, tra sanitarizzazione della cura e approccio complessivo alla persona, tra il ritenere lecito o no ricavare profitto dalle debolezze altrui, tra il buttare tutto addosso alla famiglia o no.

Un punto aggiuntivo: ci voleva il Covid per rendersi conto che l’assistenza agli anziani è da rielaborare e riformare? Sarebbe bastato chiedere a un’assistente sociale, ma vuoi mettere avvalersi del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia?

(22 settembre 2020)





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