Il miracolo come ultima terapia

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Finalmente era stato raggiunto un accordo tra la Chiesa e lo Stato sulla liceità d’interrompere le cure e l’alimentazione indispensabili per far sopravvivere pazienti in coma irriducibile da anni. La Chiesa aveva ottenuto che lo Stato includesse anche il miracolo tra le terapie riconosciute dal Servizio Sanitario Nazionale per le patologie più gravi, compreso il coma pluriennale.
La nuova terapia doveva essere praticata in un qualunque santuario purché fosse convenzionato con il S.S.N.. Per ottenere la convenzione, il santuario doveva dimostrare che nei suoi locali si erano avuti almeno un miracolo di primo grado – uscita da coma pluriennale – o tre di secondo grado – riacquisto della vista o della motilità, scomparsa di malattia tumorale – negli ultimi cinquanta anni.
Il paziente dichiarato inguaribile "salvo un miracolo" doveva essere trasportato in un santuario convenzionato e solo qualora il miracolo non fosse avvenuto potevano essere svolte le pratiche tecniche atte a facilitarne il decesso..
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare la terapia era abbastanza costosa. I santuari dovevano organizzarsi per il prevedibile aumento di aspiranti al miracolo e la Chiesa doveva essere in grado di controllare i risultati con apposite commissioni di miracologi e stendere le relazioni per il S.S.N.
Per consentire a tutti gli aventi diritto di usufruire dell’assistenza miracolistica, lo Stato stabilì che anche i costi relativi fossero interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Come al solito, purtroppo, si verificarono quasi subito casi di corruzione Pur di ottenere la convenzione con il S.S.N, e i successivi contributi, i religiosi responsabili di qualche santuario meno noto o sorto da poco si dettero a promuovere e avallare miracoli mai avvenuti. Tra i casi che fecero più scalpore vi furono quello di un "paralitico" che, immerso nella piscina del Sacro Alluce di San Pierino Abate, ne uscì con le proprie gambe, del tutto guarito. Purtroppo, pochi giorni dopo, un giornale laico scrisse che la sera prima del "miracolo" era stato visto ballare la rumba in un locale di Vigevano. Un caso analogo fu quello di un "non vedente dalla nascita" che avrebbe ritrovato la vista nella cappella dedicata a Sant’Occhiata Vergine dentro il santuario delle Sante Afflitte dai Sette Dolori. Il medesimo giornale scriveva che questo supposto cieco faceva di mestiere i camionista e pubblicava la foto della sua patente.
Per fortuna i santuari prestigiosi, quelli che potevano vantare da secoli numerosi miracoli e avevano minor bisogno di denaro, furono preoccupati da questi episodi, temendo che potessero danneggiare anche la loro immagine, e con le buone o con le cattive, riuscirono a far abbandonare questo modo scorretto di fare concorrenza.
Fino ad oggi, comunque, la terapia del miracolo non ha dato alcun risultato. Ad ogni fallimento la Chiesa, come stabilisce la legge, ha riconosciuto al paziente il diritto di morire liberamente e in grazia di Dio.
Naturalmente soltanto dopo che il Servizio Sanitario Nazionale abbia rimborsato i costi della terapia..

(17 novembre 2008)



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