Il no tassativo del M5S ad altri oneri a vantaggio delle scuole private
Daniele Nalbone
Da giorni su diversi quotidiani italiani, con Avvenire e il Giornale in prima fila, è un susseguirsi di dichiarazioni e prese di posizione da parte soprattutto dei parlamentari “cattolici” per aumentare gli stanziamenti a favore della scuola privata: è di queste ore un appello trasversale, firmato a titolo individuale, per quella che Maurizio Lupi, presidente dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, Flavia Piccoli Nardelli (Pd), Paolo Lattanzio (M5s), Gabriele Toccafondi (Italia Viva), Valentina Aprea (Forza Italia), Giancarlo Giorgetti (Lega) e Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia) hanno chiamato “libertà di educazione”. Obiettivo: chiedere che gli investimenti in educazione e formazione «siano per tutto il sistema pubblico scolastico nazionale, quindi, anche per le scuole paritarie». Un fronte assolutamente trasversale tra maggioranza e opposizione è pronto alla battaglia in Parlamento dove è in discussione il decreto Rilancio.
La ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, in un’intervista al Giornale di due giorni fa, rivendicando come una vittoria lo stanziamento di 150 milioni di euro per le scuole paritarie ha dichiarato che l’impegno del suo ministero è di incrementare questo fondo. Qual è la posizione del Movimento 5 stelle a riguardo?
Lo stanziamento introdotto è già importante ed è stato fatto, è bene ribadirlo, per fronteggiare l’emergenza. Stop. In questo momento storico il governo sta cercando di supportare tutte le attività in crisi, anche quelle che normalmente non avrebbero diritto a fondi pubblici. La somma è stata giudicata sufficiente per fronteggiare questa situazione e non dovrà essere aumentata e, soprattutto, è da considerare come straordinaria. Il Movimento 5 stelle si opporrà a ogni proposta che vada nella direzione di un incremento del fondo. La scuola in Italia è pubblica e laica. Abbiamo già fatto un’eccezione per salvare soprattutto i posti di lavoro. Fine dei giochi.
Se la scuola pubblica, come ha appena affermato, è «pubblica e laica» perché avete dato il via libera allo stanziamento di 80 milioni di euro, poi innalzato addirittura a 150?
È evidente che nella maggioranza ci sono pressioni da parte degli esponenti più sensibili alle richieste e, in generale, al mondo delle scuole private. È bene sottolineare che lo stanziamento si riferisce a due “gruppi” di scuole paritarie: 80 milioni per le scuole del ciclo zero-sei anni e 70 per le primarie e le secondarie. È una differenza importante perché nella fascia zero-sei anni è compresa quella zero-tre che tecnicamente non è parte del sistema scolastico ma un servizio socioeducativo che riguarda anche le scuole comunali, asili e nidi. Lo Stato deve garantire la continuità di questo servizio. Per quanto riguarda invece l’intervento per le paritarie primarie e secondarie, da considerare “in deroga”, è stato deciso per dare un sostegno ai lavoratori e alle famiglie ed è solo in questa ottica che va interpretato.
Molti dimenticano di aggiungere al conto il fatto che agli istituti “non statali” andrà anche una parte dei 39,23 milioni di euro stanziati per garantire il «corretto svolgimento» degli esami di Stato, «assicurando la pulizia degli ambienti secondo gli standard previsti e la possibilità di utilizzare, ove necessario, dispositivi di protezione individuale da parte degli studenti e del personale scolastico durante le attività in presenza». Anche qui, qual è la motivazione che ha spinto la maggioranza ad approvare questa voce di spesa?
Semplice, è uno stanziamento, anche questo straordinario, che può essere equiparato a quanto fatto, per esempio, per le palestre e i circoli sportivi con l’obiettivo di sanificare e adeguare i locali. Questa spesa è giustificata dal fatto che è volta alla tutela della salute delle persone. È a loro che guardiamo.
C’è chi ritiene che per sostenere le scuole paritarie serva arrivare addirittura un miliardo di euro. Su questo fronte una parte dalla maggioranza è pronta a dare battaglia al fianco delle opposizioni per garantire più fondi alle scuole paritarie. Il Movimento 5 stelle si opporrà?
Se ci sarà una battaglia su questo tema noi saremo dall’altra parte della barricata. La nostra bussola è una soltanto: la Costituzione. E la Costituzione dice chiaramente che le scuole e gli istituti di educazione privati non devono essere un onere per lo Stato. Un dettame, quello dell’articolo 33, che va interpretato in maniera corretta, senza forzature. Faremo di tutto per scongiurare che dopo l’emergenza ci possa essere il minimo tentativo di aumentare fondi o finanziamenti. Quei 150 milioni sono una misura straordinaria e tale deve rimanere.
Italia Viva ha accolto la richiesta della Cei di poter utilizzare l’8×1000 «per scopi educativi». Servirebbe però cambiare la legge. Il M5s è aperto a questa possibilità?
Siamo nel campo delle dichiarazioni. Io sono capogruppo della Commissione e su questo argomento, a oggi, non c’è nemmeno un ordine del giorno, non c’è nessuna proposta. Vedremo.
Diversi esponenti sia delle opposizioni che della maggioranza hanno parlato di «ostacoli ideologici» contro le scuole private. Cosa risponde?
Non si tratta di ideologia. Il nostro riferimento, lo ripeto, è la Costituzione e la Costituzione non può andare bene solo quando fa comodo. Dalla nostra abbiamo anche i numeri: da ormai venti anni, dalla riforma del sistema scolastico che ha incluso le scuole paritarie, l’andamento delle iscrizioni alle “private” non è aumentato. Non sono aumentati gli studenti e non sono aumentate le strutture. Evidentemente la grande maggioranza degli italiani vuole una scuola pubblica e laica. Noi siamo semplicemente d’accordo con gli italiani.
Come ogni settore della nostra società, anche la scuola è in grande difficoltà: nei prossimi mesi serviranno ingenti fondi per risolvere i tanti problemi esplosi con la crisi sanitaria. Lei ha parlato più volte di una scuola non solo pubblica ma anche laica. Si stima che l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali costi allo Stato intorno al miliardo di euro ogni anno. In una situazione simile non pensa che sia arrivato il momento di eliminare o almeno rivedere questa voce di spesa?
Il tema della religione cattolica nella scuola statale andrebbe affrontato sotto diversi punti di vista, non solo sotto quello economico: dobbiamo mettere mano, per esempio, alle procedure di reclutamento dei docenti che seguono un percorso diverso rispetto a quello di tutte le altre discipline. È arrivato inoltre il momento di iniziare a verificare nel dettaglio che agli studenti venga garantita la cosiddetta ora alternativa alla religione cattolica, visto che sono ancora troppe le scuole che non riescono ad affermare questo diritto, perché di diritto si tratta. Partendo da questi tre punti, quello economico, quello dell’insegnamento e quello del reclutamento del personale, sarebbe opportuno dar vita a una revisione importante di questa “materia”.
L’onorevole Gianluca Vacca, capogruppo del M5S nella Commissione cultura della Camera dei deputati, a nome del M5S tutto, dichiara in quest’intervista che “il Movimento 5 stelle si opporrà a ogni proposta che vada nella direzione di un incremento del fondo. La scuola in Italia è pubblica e laica. Abbiamo già fatto un’eccezione per salvare soprattutto i posti di lavoro. Fine dei giochi”.
Si tratta di una buona mezza notizia. La cattiva mezza notizia è che invece il M5S ha avallato la munificenza di 150 milioni dello Stato italiano alle scuole private (in maggioranza confessionali cattoliche, come noto anche ai sassi). Ora, anche volendo fare i Messner sugli specchi, e sostenere che i soldi per gli istituti privati per bimbi fino ai tre anni riguardano “un servizio socioeducativo” e non “il sistema scolastico”, resta l’oltraggio e lo sberleffo alla Costituzione per il centinaio di milioni e rotti, visto che l’articolo 33, terzo capoverso, statuisce: “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Se c’è una norma della Costituzione di cristallina evidenza, che non si presta non solo a equivoci ma nemmeno a interpretazioni è proprio questa. Non dice infatti “senza spese”, o “senza regali”, non prevede situazioni di eccezione, o necessità per gli studenti o i lavoratori del settore, dice semplicemente e tassativamente “senza oneri per lo Stato”.
Per lo Stato è un onere un euro (ieri una lira) tanto se viene speso quanto se non viene percepito (per sgravio fiscale, ad esempio), o in qualsiasi altra modalità diretta o indiretta, e per qualsiasi motivazione anche nobilissima, diminuisca il tot positivo del bilancio dello Stato. Perciò quei cento e passa milioni di euro alle scuole private sono già l’ennesimo dileggio alla Costituzione sbrodolato dai politicanti di ogni risma, maggioranza opposizione o transumanza che sia, unite nello spergiuro, visto che tutte le forze politiche hanno in questa legislatura giurato attraverso i loro ministri sulla Costituzione, mentre ora le opposizioni e parte della maggioranza quei soldi arraffati vogliono addirittura moltiplicarli come i pani e i pesci.
Ed è ovvio che l’argomentazione dei posti di lavoro, invocata dall’onorevole Vacca, è un sorso di veleno, poiché potrà essere addotto nelle più svariate circostanze, coniugato a motivazioni altrettanto nobili e magari anche più (bonus per gli studenti poveri e meritevoli, ad esempio, ristrutturazioni di edifici obsoleti e pericolosi, insegnanti di sostegno per handicappati …).
La Chiesa cattolica in questi giorni ha sfoderato tutte le daghe della sua potenza e vocazione mondana, per la gioia dell’amico Ernesto Galli della Loggia che va censurando con insistenza il mood di arrendevolezza troppo evangelica e poco incline al potere (magari!) della Chiesa di Bergoglio, e nei giorni che verranno azzardiamo che detta Chiesa cercherà di mettere sulla bilancia la spada di Brenno delle sue infinite relazioni negli apparati amministrativi, poteri forti, costellazione giornalistico-mediatica.
Ci piacerebbe pensare che un sussulto di animo repubblicano e dignità laica spinga i grandi nomi, di maggior peso e visibilità, della cultura italiana a trascinare l’opinione pubblica democratica nell’intransigente “non in mio nome” con cui dare sepoltura in terra sconsacrata a questa ennesima voluttà della prevaricazione clericale.
MicroMega è pronta a fare da megafono al loro appello.
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