Il nuovo capo dei preti: inadatto perché passato defunto
Paolo Farinella
, prete
Per mettere le briglie al clero cattolico che il Vaticano non controlla più, Ratzinger ne ha pensata un’altra delle sue: ha nominato il genovese Mauro Piacenza a capo della congregazione del clero. Se pensa che questi possa mettere un rimedio ai problemi che affliggono il clero, il papa prenderà una cantonata e il segno gli resterà per tutta la vita. Mons. Mauro Piacenza è pericoloso sia dal punto di vista dottrinale che disciplinare. E’ un anticonciliare viscerale e senza tentennamenti. Figlio diretto e legittimo di Siri, ne è l’incarnazione plastica: per lui dire concilio e dire diavolo è la stessa cosa. Certo, nel linguaggio curiale che ha imparato da subito e molto bene, egli parlerà sempre del concilio, lo citerà, lo elogerà, ma lo svuoterà di ogni senso e significato fino ad interpretarlo nel senso diametralmente opposto.
E’ andato via da Genova alla fine degli anni ’80, dopo la morte di Siri perché il successore, card. Canestri secondo lui era troppo di sinistra. Poveretto, da giovane, mentre prendeva avvio la riforma liturgica del Vaticano II, andava in giro con le forbici in mano a tagliare le casule per trasformale in pianete tridentine: senza la legge Basaglia sarebbe stato internato in un manicomio per pervertiti liturgici. E’ andato a Roma, dove i suoi servigi lenti, costanti e diluiti nel tempo hanno dato i frutti: è entrato nella bolgia del Vaticano ed è approdato al dicastero che sovrintende ai preti. Qui, mi dicono, che anche il suo capo card. Hoyos, uomo di destra e fascista, era disperato per i documenti che scriveva il Piacenza, ossessionato dalla teologia di Maria Mediatrice accanto se non superiore a Cristo Mediatore. A parte l’eresia di Maria Mediatrice, in qualunque salsa la giri, quest’uomo ha un concetto di prete ottocentesco, anzi tridentino se non presocratico.
Qui mi fermo perché ritengo che da mons. Mauro Piacenza non potrà venire nulla di buono alla Chiesa, ma solo sofferenza e danno. Da parte mia, non lo riconosco come mio superiore. Si apprende in questo momento (mercoledì 20 ottobre 2010) che il papa lo ha nominato cardinale: chi è causa del suo male pianga se stesso.
Intanto a Genova, Marco Simeon, anni 35 (reparto Opus Dei), pupillo del neo cardinale Mauro Piacenza fin da quando ero giovane giovane, nato all’ombra di Scajola-all’Insaputa, entra nel consiglio di amministrazione della Carige, appoggiato dal Vaticano il cui Ior detiene azioni della banca, dal Mediobanca di Geronzi che lo considera una sua creatura. Costui organizzava a Genova i «Cardinal Dinner», cene a pagamento per farsi fotografare cenando accanto al cardinale Bagnasco: una cosa così squallida che nemmeno nel regno dei Borboni si facevano queste prostituzioni.
Ormai papa Ratzinger è un papa disperato se ha bisogno dei lefebvriani e dei tipi come Piacenza per riportare la Chiesa indietro di secoli; se ha bisogno dell’aiuto e dei soldi di Berlusconi, presidente del consiglio «Off-shore», per esercitare ancora una parvenza di autorità sui cattolici italiani. Poareti, son passi, ciò! Son proprio passi!
(20 ottobre 2010)
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