Il Nuovo che avanza
Con le braccia spalancate
come il Papa, gran minchiate
dice Silvio ai congressisti:
“Sempre uguali i comunisti,
di Pol Pot adoratori,
di Baffone ammiratori
e di Mao Tse Tung patiti…”
Son concetti già sentiti,
come vecchie barzellette
dal novantaquattro dette
almen cento volte all’anno.
“Combattiam questo malanno
delle rosse marachelle
con il nuovo Pdl
che oggi nasce grazie a me,
una rivoluziòn ch’è
moderata e liberale,
popolare, è naturale,
e borghese e interclassista,
una cosa giammai vista
in nessun paese al mondo!”
Negli schermi, sullo sfondo,
passan mari, colli, monti,
vecchi ruderi, tramonti,
cibi cotti al tegamino
e bottiglie con il vino,
una farfallina qua,
una porcellana là,
cittadine, il Colosseo,
vele gonfie all’eliseo
e castelli. Fan colore
mentre parla l’oratore.
Battiman piovono a scroscio,
ma il Berlusca sembra moscio
e ogni tanto s’impappina.
L’onorevole bambina,
Annagrazia è il dolce nome
e Calabria il suo cognome,
fa il discorso d’apertura:
“Di San Silvio l’avventura,
per la qual l’Italia è indenne,
s’aprì ch’ero dodicenne…
D’emozione ancora avvampo
per la sua discesa in campo…”
Dopo la bionda madrina
la regia che ti combina?
Sforna quattro giovincelli
scelti certo col Cencelli,
poiché tre son berluschini
ed al quarto piace Fini.
Giada, in blu, prima ha parlato:
“Berlusconi ci ha salvato!”
Anche Alessia Silvio esalta.
Federico, alla ribalta,
“Eroe!” dice a Berlusconi,
Marco cita le canzoni
del rautismo giovanile.
Il Berlusca, col suo stile,
pensa: “Quanto sono bravi,
così giovani e già schiavi!”
e col suo pollice in su
guarda verso le tivù.
Poi il premier dice amoroso:
“Siamo un popolo operoso,
fiero, umile, paziente,
al servizio ciecamente
di un Paese molto amato,
come Craxi, l’antenato
che fu il nostro precursore
ed al quale rendo onore!”
Quant’è nuovo il Pdl
nato dalle marachelle
del Bettino d’Hammamet,
salvator di Mediaset,
sovventor di Raggio e Vacca.
“Popol, non capisci un’acca!”
(30 marzo 2008)
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