Il papa e il suo “doppio”
Hans Küng
Nonostante il coraggio con cui Francesco sta delineando la riforma della Chiesa, a volte si ha l’impressione che Ratzinger – tramite i suoi uomini – agisca come una sorta di “papa ombra”. La credibilità del nuovo pontefice verrebbe immensamente danneggiata se i reazionari del Vaticano gli impedissero di tradurre presto in azioni le sue parole e i suoi gesti.
, da Repubblica, 27 novembre 2013
La riforma della chiesa procede: nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” Papa Francesco ribadisce non solo la sua critica al capitalismo e al dominio del denaro, ma si dichiara anche inequivocabilmente favorevole ad una riforma ecclesiastica «a tutti i livelli » . Si batte concretamente per riforme strutturali come la decentralizzazione verso diocesi e parrocchie, una riforma del ministero di Pietro, la rivalutazione dei laici e contro la degenerazione del clericalismo, per una efficace presenza femminile nella chiesa, soprattutto negli organi decisionali. Si dichiara altrettanto espressamente favorevole all’ecumenismo e al dialogo interreligioso, soprattutto con l’ebraismo e l’Islam.
Tutto questo troverà ampio consenso ben oltre l’ambito della chiesa cattolica. Il rifiuto indiscriminato dell’aborto e del sacerdozio femminile dovrebbero suscitare critiche.
Mostrano i limiti dogmatici di questo Papa. O forse Francesco subisce le pressioni della congregazione della dottrina della fede e del suo prefetto, l’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller?
Quest’ultimo ha manifestato la propria posizione ultraconservatrice in un lungo intervento sull’Osservatore Romano (23 Ottobre 2013), in cui ribadisce l’esclusione dai sacramenti dei divorziati risposati. Dato il carattere sessuale della loro relazione vivono presumibilmente nel peccato, a meno che non convivano «come fratello e sorella» (!) Da vescovo di Ratisbona, Mül-ler, fonte di numerosi conflitti con parroci, teologi, organi laici e il comitato centrale dei cattolici tedeschi per le sue posizioni ultraclericali, era discusso e malvisto. Il fatto che nonostante ciò fosse stato nominato da papa Ratzinger, in qualità di fedele sostenitore nonché curatore della sua opera omnia, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, non stupì quanto sorprende ora che sia stato da subito confermato in questo incarico da papa Francesco.
E già gli osservatori, preoccupati, si chiedono se il Papa emerito Ratzinger per il tramite dell’arcivescovo Müller e di Georg Gänswein, il suo segretario, anch’egli nominato arcivescovo e prefetto della casa pontificia, effettivamente non agisca come una sorta di «Papa-ombra». Agli occhi di molti la situazione appare contraddittoria: da una parte la riforma della chiesa e dall’altra l’atteggiamento nei confronti dei divorziati risposati.
Il Papa vorrebbe andare avanti — il “prefetto della fede” frena.
Il Papa ha in mente l’umanità concreta — il prefetto soprattutto la dottrina tradizionale cattolica. Il papa vorrebbe praticare la carità — il prefetto si appella alla santità e alla giustizia divina.
Il Papa vorrebbe che i sinodi episcopali nell’ottobre 2014 trovassero soluzioni pratiche ai problemi della famiglia anche sulla base delle consultazioni dei laici — il prefetto si basa su tesi dogmatiche tradizionali per poter mantenere lo status quo, privo di carità.
Il Papa vuole che i sinodi episcopali intraprendano nuovi tentativi di riforma — il prefetto, già docente di teologia dogmatica, pensa di poterli bloccare in partenza con la sua presa di posizione. C’è da chiedersi se il Papa controlli ancora questa sua sentinella della fede.
Va detto che Gesù stesso si è espresso senza mezzi termini contro il divorzio. «Ciò che Dio ha unito l’uomo non separi» (Mt 10,9). Ma lo faceva soprattutto a vantaggio della donna, che nella società del tempo era penalizzata a livello giuridico e sociale e contro l’uomo, che nel mondo ebraico era l’unico a poter avanzare richiesta di divorzio. Così la chiesa cattolica, in qualità di successore di Gesù, pur in una situazione sociale completamente mutata, ribadisce con forza l’indissolubilità del matrimonio che garantisce ai coniugi e ai loro figli rapporti stabili e duraturi.
I cristiani neotestamentari non considerano la parola di Gesù riguardo al divorzio una legge, bensì una direttiva etica. Il fallimento dell’unione matrimoniale chiaramente non corrisponde al disegno della creazione. Ma solo la rigidità dogmatica non può ammettere che la parola di Gesù sul divorzio già in epoca apostolica fosse usata con una certa flessibilità, e cioè in caso di «lussuria» (cfr. Mt 5,32; 19,9) e nel caso di separazione tra un partner cristiano e uno non cristiano (cfr. Cor. 7,12-15). È evidente che già nella chiesa primitiva ci si rendeva conto che esistono situazioni in cui proseguire la convivenza diventa irragionevole.
E la credibilità di papa Francesco verrebbe immensamente danneggiata se i reazionari del Vaticano gli impedissero di tradurre presto in azioni le sue parole e i suoi gesti pervasi di carità e di senso pastorale. L’enorme capitale di fiducia che il Papa ha accumulato nei primi mesi del suo pontificato non deve essere sperperato dalla Curia. Innumerevoli cattolici sperano che il Papa esamini la discutibile posizione teologica e pastorale di Müller; che vincoli la commissione per la difesa della fede alla sua linea teologica pastorale; che le lodevoli consultazioni dei vescovi e dei laici in vista dei prossimi sinodi sulla famiglia conducano a decisioni dotate di fondamento biblico e vicine alla realtà.
Papa Francesco dispone delle necessarie qualità per guidare da capitano la nave della chiesa attraverso le tempeste di questi tempi; la fiducia dei fedeli gli sarà di sostegno. Avrà contro il vento della curia e spesso dovrà procedere a zig zag, ma la speranza è che affidandosi alla bussola del vangelo (non a quella del diritto canonico) possa mantenere la rotta in direzione del rinnovamento, dell’ecumenismo e dell’apertura al mondo. “Evangelii Gaudium” è una tappa importante in questo senso, ma non è certo il punto di arrivo.
(27 novembre 2013)
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